Nel calo dell’Avellino, fisico o mentale che sia, dopo la sconfitta col Taranto e il pareggio (che ci può stare) sul campo dell’ostico Potenza (8 gare senza sconfitte per i lucani), è chiaro che qualche riflessione va pur fatta. Sui social e non solo, i tifosi biancoverdi provano a capire la causa di questo calo, che per molti è fisiologico, per altri invece un quasi fallimento. E’ normale che ci sia rabbia ed amarezza per un -4 dalla vetta di due gare fa, ad un -6 nonostante la sconfitta del Benevento a Picerno. Nell’analisi a 360 gradi non si può non prendere in considerazione il fatto che l’Avellino stia giocando senza due calciatori assoluti protagonisti nell’era Biancolino. Parliamo ovviamente di Michele D’Ausilio, 10 assist per lui e rendimento devastante, fermato da un infortunio al flessore della coscia destra. Determinante, sorprendente, decisivo. Il numero 7 dell’Avellino ha sfornato assist ma soprattutto ha reso imprevedibile il fronte offensivo dei lupi con le sue cavalcate e si è reso protagonista di grandi giocate difficili da fermare per gli avversari.
E poi, qualche metro più indietro ma sulla stessa linea, quel Luca Palmiero che dirige l’orchestra. L’anno scorso tra i più contestati insieme a Ghidotti, costretto forse più a rincorrere il pallone piuttosto che farlo correre, Palmiero con Biancolino ha dimostrato tutto il proprio valore. Unico per caratteristiche, bravissimo nella verticalizzazione e nel palleggio, ma prezioso anche in fase di recupero palla. Determinante anche il numero 6 che quando non c’è fa sentire eccome la sua assenza. E’ ovvio che l’Avellino abbia una rosa lunga e di qualità ma in questa fase regalare due giocatori del genere nello stesso momento, in un periodo di poca brillantezza, forse, è un tantino troppo.
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