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il Tribunale di Roma sospende i trattenimenti e rinvia alla Corte UE #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


La XVIII sezione civile del Tribunale di Roma sospende la convalida del trattenimento in Albania di sette migranti provenienti da Bangladesh ed Egitto (paesi considerati sicuri in base al nuovo Dl. 158/2024), sollevando rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia UE. L’ordinanza formula quattro quesiti in merito alla compatibilità dell’ultimo provvedimento del Governo in materia di asilo con il diritto eurounitario. Nel frattempo, i migranti saranno trasferiti in Italia.

Con ordinanza 11 novembre 2024, Il Tribunale di Roma, XVIII sezione civile, ha bloccato il trattenimento di alcuni migranti in Albania e si è rivolta a Bruxelles per chiarire la compatibilità del D.L, Paesi sicuri con il diritto eurounitario.

Il caso riguarda sette richiedenti asilo originari di Egitto e Bangladesh nel centro di permanenza per il rimpatrio in Albania, di cui il tribunale ha sospeso la convalida del trattenimento, in attesa della risposta della Corte di Giustizia UE su quattro quesiti pregiudiziali.

La scelta del Tribunale civile di Roma di sollevare il rinvio pregiudiziale, per chiarire vari profili  ritenuti di dubbia compatibilità con la disciplina sovranazionale è dovuta alla recente introduzione del  Decreto legge Paesi sicuri, che ha adottato un’ interpretazione del diritto dell’Unione europea e della sentenza della CGUE del 4 ottobre 2024 divergente da quella seguita dal Tribunale capitolino nei precedenti procedimenti di convalida delle persone condotte in Albania e ivi trattenute.

Vari esperti della materia sottolineano da tempo che la lista Paesi sicuri rischia di svuotare il diritto di asilo, determinando un’inversione dell’onere della prova in capo al richiedente, che dovrà dimostrare perché il suo Paese non è sicuro anche se inserito nella lista. Provenire da un Paese “sicuro”, comporta anche l’adozione di una procedura accelerata di esame della domanda, con riduzione delle garanzie procedurali e con il rischio, in caso di rigetto, di subire il rimpatrio anche in pendenza del ricorso all’autorità giurisdizionale. Infine, la provenienza da uno Stato incluso nella lista dei Paesi sicuri è requisito per l’applicazione delle c.d. procedure di frontiera, che prevedono il trattenimento dei richiedenti asilo, e con il Protocollo Italia-Albania, il trasferimento in questo Paese degli adulti ritenuti non vulnerabili.

La sentenza del 4 ottobre della CGUE aveva chiarito che per la designazione di un Paese come “sicuro”, fosse necessaria una situazione di sicurezza diffusa in tutto il paese, senza eccezioni di parti del territorio o di categorie di persone, In base all’allegato I della direttiva 2013/32/UE perché un Paese sia inserito nella lista occorre dimostrare che non ci sono generalmente e costantemente persecuzioni, né tortura o altre forme di pena o trattamento disumano o degradante, né pericolo a causa di violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale.

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In attuazione di questa sentenza della CGUE, il 18 ottobre scorso, il Tribunale di Roma aveva ordinato la liberazione di alcuni richiedenti asilo, ma il 23 ottobre il Governo ha approvato il Decreto-legge n. 158/2024 (d.l. Paesi sicuri) con la nuova lista dei paesi considerati sicuri, in cui sono compresi Bangladesh Egitto Tunisia, Costa d’Avorio e Perù, Stati rispetto ai quali le associazioni a tutela dei diritti umani lamentano sistematiche violazioni dei diritti fondamentali.

Con la nuova pronuncia che solleva il rinvio pregiudiziale, il Tribunale di Roma rivendica la prerogativa dei giudici di verificare in concreto la designazione di uno Stato come paese di origine sicuro, sostenendo che si tratta di un’operazione che deve rispettare i criteri stabiliti dall’Unione europea. Ferme quindi le prerogative del legislatore nazionale, il giudice, sostiene la Corte capitolina, ha il dovere di controllare la corretta applicazione del diritto Ue.

E poiché la sospensione dei giudizi non arresta il decorso del termine di legge di 48 ore dei trattenimenti disposti dalla Questura, in attesa della risposta della Corte di Giustizia, i sette migranti saranno riportati in Italia.

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