Una forte incertezza percepita sia nel momento attuale, sia nella previsione del 2025, un 2024 difficile per le piccole e medie imprese e tre fattori di grande criticità a preoccupare maggiormente gli imprenditori, ovvero pressione fiscale, adempimenti burocratici e reperibilità del personale nel mercato del lavoro. Questi i risultati che impensieriscono i vertici di Cna Reggio Emilia e gli associati, ai quali, circa 300 aziende, è stata somministrata l’indagine sull’anno in corso.
“Un modo per essere vicini alle nostre imprese”, dice presidente Giorgio Lugli, specificando una implosione, a seguito della esplosione, dei super bonus per le imprese edili.
“Situazione che non stimola la visione del futuro e neanche assunzioni”, aggiunge.
Nel dettaglio, dall’indagine congiunturale che Cna Reggio ha lanciato dal 20 settembre al 20 ottobre ai propri associati, si registrano un 2024 in calo per quasi la metà delle imprese (contro il 15% che dichiara un miglioramento), importanti incognite sul 2025, con oltre un quarto delle imprese che non si esprime sul proprio futuro e un terzo che stima un peggioramento (solo il 17% intravede una crescita), e l’occupazione prevista in crescita solo dal 15% delle imprese.
“Nelle dimensioni, la fascia tra 10 e 25 addetti appare meglio posizionata rispetto alle classi 1-9 e sopra i 25, mentre le imprese senza addetti risultano più stabili”, spiega Azio Sezzi, direttore generale. Il campione delle aziende dell’indagine è costituito per il 60% da imprese del settore manifatturiero, un 30% di quelle che erogano servizi, un 6% negli autotrasporti, un 4% nell’ agroalimentare e un 3% nella moda.
“Solo un 10% degli imprenditori fattura tra i 2,5 e 5 milioni, mentre il 5% supera i 5 milioni di euro – continua Sezzi –. Poco meno del 60% ha un fatturato inferiore a un milione, mentre il 18% ha un fatturato tra il milione e due mln e mezzo”.
L’incertezza maggiore nel 2024 è riscontrata nel settore costruzioni a causa del costo dell’energia, dell’incertezza sulle detrazioni fiscali e della mancanza di bonus. “Siamo sorpresi di vedere che, nonostante le difficoltà, i nostri associati prevedano maggiori investimenti nel 2025”, dice il direttore, che riscontra “incertezza internazionale in termini di gestione europea del Green Deal e un segnale di riduzione dei consumi legato al costo della vita”.
“I settori più in difficoltà – commenta Sezzi – sono la manifattura e il commercio”.
L’andamento aziendale dei primi otto mesi del 2024 è risultato stabile per il 36% delle imprese, in peggioramento per il 46% e in miglioramento soltanto per il 18%. Le previsioni per il quarto trimestre dell’anno confermano il chiaroscuro: per il 42% la situazione rimane stabile, il 43% prevede un peggioramento; più ottimista il 15% che prevede una crescita.
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