Si gonfia sempre di più, di giorno in giorno, lo scandalo su come vengono distribuiti in Sicilia i soldi per le associazioni culturali per organizzare eventi o spettacoli. Milioni e milioni di euro che vanno ai soliti noti, mentre altre realtà sono costrette a spartirsi le briciole. Contributi diretti, senza alcun filtro, mentre c’è chi cerca di presentare progetti e rispettare le regole.
Solo nell’ultimo anno, 20 milioni di euro sono stati elargiti su segnalazione di questo o quel deputato nelle varie manvore approvate all’Ars. Sagre piccole e grandi, festival e concorsi di ogni tipo. Poi ci sono i contributi degli assessorati, poi ancora alcuni fondi particolari, come le iniziative finanziate direttamente dalla presidenza dell’Ars. Nel conto, infatti, vanno messi anche gli oltre due milioni che la presidenza dell’Ars ha concesso, in base a semplice richiesta, per eventi e feste che spesso poi sul territorio vengono affidati alle stesse agenzie e compagnie che si sono aggiudicati i fondi regionali per lo spettacolo. Qui ci sono tutti i contributi elargiti, aggiornati ad Ottobre, e pubblicati sul sito dell’Ars per un totale di 374mila euro.
Un sistema di dubbia regolarità, sul quale adesso indaga anche la Corte dei Conti.
Ben 103 enti di spettacolo siciliani puntano il dito contro l’assessorato regionale al Turismo, sport e spettacolo, guidato da Elvira Amata. Sotto i riflettori l’erogazione di contributi straordinari, per oltre 13 milioni di euro e in assenza di pubblicazione di avviso pubblico, in favore di compagnie teatrali senza alcuna esperienza.
In particolare, nell’esposto è fatto riferimento ai 7 milioni e 483mila euro erogati a 16 associazioni private: con una media di contributi variabile dai 97mila ai 145mila euro ciascuno. Poi due casi in eccedenza: 194mila e 242mila euro. Tutti- dissero – senza previo bando di gara. Ed ancora, nel dicembre 2023, 5 milioni 630mila euro per eventi natalizi, a vario titolo destinati a soggetti pubblici e privati.
Il capogruppo del M5S all’Ars, Antonio De Luca ha presentato una interrogazione, indirizzata al presidente della Regione Schifani e all’assessore dello Sport e Spettacolo Elvira Amata, per fare piena luce sul caso.
“Una pioggia di contributi dalla Regione per associazioni ed enti privati per attività in molti casi attinenti al settore dello spettacolo e solo una manciata di denaro per il FURS, creato con legge regionale nel 2015 allo scopo di unificare le fonti di finanziamento regionale a sostegno degli enti pubblici e privati che si occupano di spettacoli dal vivo. È assurdo – dice De Luca – che al FURS siano stati assegnati poco più di 3 milioni di euro, mentre ad enti e associazioni private oltre 16 milioni. Vogliamo capire perché e come questo sia stato possibile, vogliamo anche capire con quali criteri i soggetti beneficiari siano stati individuati e come abbiano speso le somme a loro destinate”.
Ha fatto sua questa battaglia anche il deputato regionale Ismaele La Vardera, che accoglie con soddisfazione la dichiarazione del presidente dell’Ars Galvagno: “Mai più fondi alle associazioni nelle manovre”.
“Accolgo con favore questa presa di posizione del presidente Galvagno – commenta La Vardera -. Se tutto questo clamore ivi compreso le minacce che ho subito, stanno portando ad un punto di svolta, sono contento. Ho sempre pensato però alla politica, oltre che denuncia, come proposta. Ecco perché qui pubblicamente offro la mia idea di soluzione al problema: istituire presso gli assessorati dei comitati tecnici di altissimo spessore, che vaglino ogni singola proposta delle associazioni, sia in campo del turismo della cultura o del sociale. Non sia l’assessore o la politica a scegliere, ma sia questo comitato a gestire questo tesoretto con criteri pubblici trasparenti e al di sopra delle parti con criteri chiari e accessibili a tutti. L’associazione ha un progetto? Sappia in maniera chiara come proporlo e a chi, e abbia chiaro i criteri. I componenti del comitato siano scelti dal Parlamento, gli stessi abbiano curriculum eccellenti e con una storia professionale seria alle spalle. Perchè se si lascerà solo alla politica il compito finale di scegliere, purtroppo i casi “auteri” saranno all’ordine del giorno”.
LA DENUNCIA. Diverse organizzazioni operanti nel settore dello spettacolo dal vivo in Sicilia hanno presentato una denuncia contro la legge regionale n. 3 del 31 gennaio 2024, accusandola di creare disuguaglianze e disparità di trattamento nell’assegnazione dei fondi per il settore.
La denuncia si concentra sull’articolo 9 e sull’articolo 25 della legge, che prevedono contributi straordinari per “la valorizzazione dell’identità siciliana” e “attività artistiche” a favore di un numero limitato di associazioni private, senza un processo di selezione trasparente e aperto a tutti gli operatori del settore. I firmatari contestano anche uno stanziamento precedente di 5.630.000 euro per eventi natalizi, assegnato con decreto del 12 dicembre 2023, sempre a vantaggio di un ristretto gruppo di enti pubblici e privati.
Il documento sottolinea che la Regione Siciliana, con la legge n. 9 del 7 maggio 2015, ha istituito il FURS – Fondo Unico Regionale dello Spettacolo, con lo scopo di unificare tutte le risorse finanziarie destinate al settore dello spettacolo dal vivo, applicando criteri di selezione trasparenti e basati sulla valutazione comparativa dei progetti presentati. Nonostante lo stanziamento di 6,8 milioni di euro per il FURS nel 2023, l’Assemblea Regionale ha destinato oltre 13 milioni di euro a “interventi e programmi di promozione turistica”, sempre a favore di un numero limitato di beneficiari. Inoltre, alcuni dei soggetti beneficiari di questi contributi straordinari sono anche destinatari di finanziamenti FURS.
La denuncia definisce la legge n. 3 come una “legge provvedimento”, in quanto “contiene disposizioni dirette a destinatari determinati”, violando i principi di uguaglianza e imparzialità sanciti dagli articoli 3, 9 e 97 della Costituzione. Gli organismi firmatari evidenziano come alcune delle associazioni beneficiarie siano state costituite solo nel 2023, mentre la maggior parte non soddisfa i requisiti di storicità richiesti per accedere al FURS. In diversi casi, non è possibile reperire informazioni sulle attività pregresse di queste associazioni, né sui loro siti web, sui social media o sulla stampa. Inoltre, alcuni programmi di eventi finanziati, pur essendo organizzati da soggetti diversi, includono gli stessi spettacoli, prodotti da una medesima casa di produzione o distribuzione.
I firmatari sostengono che il sistema FURS, basato sulla valutazione comparativa dei progetti, tutela l’interesse pubblico, mentre l’assegnazione di contributi straordinari a singole associazioni crea una disparità di trattamento e non garantisce la parità di accesso alle risorse pubbliche. Questa pratica, simile alla “Tabella H” abolita nel 2014 per motivi di trasparenza, potrebbe avere ripercussioni negative sul principio di libera concorrenza nel settore.
Il documento conclude chiedendo un’audizione urgente presso la Commissione Cultura dell’ARS per discutere la questione e sollecitare un aumento delle risorse destinate al FURS. **Gli organismi firmatari si riservano inoltre il diritto di impugnare la legge n. 3 davanti alla Corte Costituzionale per violazione dei principi di uguaglianza, imparzialità e trasparenza.
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