Quando ha sparato alla moglie sarebbe stato esasperato. La sua capacità di intendere e di volere sarebbe stata obnubilata da un “disturbo da stress traumatico”. Sono queste le conclusioni riportate di fronte al gip Stefano Cascone questa mattina dal professor Massimo Marchi che ha svolto una perizia su Alessandro Sacchi, l’80enne che lo scorso giugno uccise la moglie Serenella Mugnai. Una perizia che potrebbe cambiare le sorti dell’anziano, attualmente ai domiciliari presso la Rsa Fossombroni. L’uomo infatti, in virtù degli esiti dell’accertamento in cui si spiega chiaramente che i sintomi dello stress traumatico “hanno causato una marcata riduzione della sua capacità di intendre e di volere”, potrebbe avere uno sconto di pena nel procedimento ordinario in Corte d’Assise o addirittura i suoi legali, il nipote Stefano Sacchi e l’avvocato Piero Melani Graverini, potrebbero tentare anche la strada del rito abbreviato senza arrivare al procedimento ordinario.
Cosa è successo in viale Giotto
Era la notte tra il 20 e 21 giugno quando avvenne la tragedia. Serenella Mugnai di 72 anni, da tempo malata di Alzheimer, e il marito Alessandro Sacchi si trovavano da soli in casa. Attorno a mezzanotte e mezzo, l’uomo impugnò una vecchia Beretta calibro 9, ereditata e mai denunciata, ed e fece fuoco contro la donna. “Non ce la facevo più” avrebbe detto ai poliziotti sopraggiunti sul posto dopo l’accaduto. Un solo colpo, fatale, alla testa. Poi la corsa dal vicino di casa a cui aveva confessato, sconvolto, di aver compiuto l’omicidio.
Alessandro e Serenella vivevano l’uno per l’altra: così li ha descritti chi li conosceva. Non avevano avuto figli e avevano sempre lavorato insieme come agenti di commercio. Poi, come un fulmine a ciel sereno, alcuni anni fa arrivò la diagnosi della malattia della donna. Una patologia degenerativa, il morbo di Alzheimer, il cui decorso negli ultimi 3 anni sarebbe stato devastante. Le sue condizioni fisiche sarebbero precipitate, e il marito avrebbe tentato di occuparsi di lei da solo. I parenti più prossimi spesso offrivano il loro aiuto, ma il peso di questa situazione avrebbe logorato l’anziano coniuge. Tanto da accusare quel “disturbo da stress traumatico” diagnosticato in incidente probatorio.
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