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18 novembre 2024 – A ottobre l’inflazione sale a +0,9%, spinta dai prezzi alimentari in crescita, mentre calano i beni energetici. L’inflazione acquisita per il 2024 si attesta all’1,0%.

A ottobre, l’inflazione in Italia è salita dello 0,9%, confermando le previsioni (dati Istat aggiornati al 15 novembre 2024).

I prezzi dei beni alimentari hanno accelerato rispetto al mese precedente (+2,4% rispetto a +1,1% di settembre), con un impatto evidente sul “carrello della spesa”, che segna un aumento del +2,0% rispetto al +1,0% di settembre.

Al contrario, i prezzi dei beni energetici continuano a calare su base annua (-9,0% rispetto a -8,7%). Per quanto riguarda i servizi, la crescita dei prezzi nei settori ricreativi e culturali rallenta (+3,6% rispetto a +4,0%), mentre quelli dei trasporti registrano una leggera accelerazione (+3,0% rispetto a +2,4%).

L’inflazione acquisita per il 2024 è stimata all’1,0%.


31 ottobre 2024 – Le previsioni dell’ISTAT indicano che l’inflazione in Italia è al +0,9% ad ottobre, in aumento rispetto a settembre. Raddoppiati i prezzi del carrello della spesa e dei prodotti alimentari.

Si stima che l’inflazione in Italia registri un +0,9% su base annuale, in lieve aumento rispetto allo 0,7% del mese precedente. A dircelo sono gli ultimi dati provvisori sull’indice dei prezzi al consumo nel mese di ottobre diffusi dall’Istat.

L’aumento del tasso d’inflazione in Italia è dovuto principalmente ai prezzi dei prodotti alimentari, comparto che ha avuto l’aumento maggiore: i cibi già lavorati sono passati da un aumento del 1,5% a uno del 2%, mentre i cibi freschi sono aumentati dal 0,3% al 3,3%. Inoltre, i prezzi dei servizi di trasporto sono aumentati leggermente, passando dal 2,4% al 2,8%.

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D’altra parte, i prezzi dei beni energetici, come gas e elettricità, sono diminuiti meno di quanto previsto: da una diminuzione dell’11% sono scesi solo al -10,2%. Anche i prezzi dei servizi ricreativi e culturali, come cinema e palestre, sono aumentati di meno, passando dal 4% al 3,6%.

Nel mese di ottobre l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile a +1,8% e quella al netto dei soli beni energetici passa dal +1,7% al +1,9%.

Per conoscere con certezza l’inflazione di ottobre, dovremo attendere la pubblicazione dei dati definitivi, prevista per il 15 novembre.


16 ottobre 2024 – A settembre l’inflazione annua in Italia è scesa a +0,7% in un anno, da +1,1% di agosto, soprattutto grazie al calo dei prezzi energetici

Secondo i dati definitivi dell’Istat pubblicati oggi, l’inflazione in Italia è diminuita dello 0,2% su base mensile ed è cresciuta solo dello 0,7% su base annua, in calo rispetto ad agosto, quando ha segnato il +1,1%. Le stime preliminari sono state, dunque, confermate.

Il calo dell’inflazione, spiega l’Istat, è dovuto soprattutto alla riduzione dei prezzi dell’energia, sia regolamentata che non, e a un lieve rallentamento dei prezzi dei servizi come trasporti, attività ricreative e cura personale. Tuttavia, i prezzi dei cibi freschi mostrano un leggero aumento. L’inflazione di fondo si è fermata all’1,8%, rispetto all’1,9% registrato nei tre mesi precedenti.

Tuttavia, esclama Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori (Unc), “Il calo dell’inflazione è solo un’illusione ottica legata alla fine delle speculazioni sulle vacanze degli italiani che avevano portato a rincari astronomici”.

L’inflazione tendenziale pari a +0,7% significa un aumento del costo della vita di 71 euro per una famiglia media, ma 69 euro in più sono necessari per mangiare e bere, 82 per il carrello della spesa” conclude Dona.


30 settembre 2024 – L’inflazione scende a +0,7%, il livello più basso registrato da inizio anno, secondo i dati provvisori dell’Istat sui prezzi al consumo

Le previsioni sull’inflazione in Italia per settembre 2024 indicano un rallentamento. I dati provvisori diffusi oggi dall’Istat sui prezzi al consumo al lordo dei tabacchi mostrano un aumento dello 0,7% su base annua, rispetto all’1,1% registrato il mese precedente, e un calo dello 0,2% su base mensile. L’inflazione non ha mai raggiunto livelli così bassi dall’inizio dell’anno. Questo calo è ancora legato alla diminuzione dei prezzi dei beni energetici (-8,7% rispetto al -6,1% di agosto), ma riflette anche un rallentamento tendenziale dei prezzi di alcuni servizi, come quelli ricreativi, culturali, per la cura della persona e del trasporto. D’altra parte, nel settore alimentare, i prezzi hanno registrato un lieve aumento del tasso di crescita annuo, contribuendo a un’accelerazione del “carrello della spesa” (+1,1% contro +0,6%). L’inflazione di fondo, invece, scende a +1,8% rispetto al +1,9% registrato negli ultimi tre mesi.

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Secondo le stime finora, l’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +1% per l’indice generale e a +2,1% per la componente di fondo.

Per avere una visione più chiara dell’andamento dell’inflazione in Italia, il grafico seguente riporta i dati Istat dal gennaio 2019 al settembre 2024.

Fonte: Istat

16 settembre 2024 – Previsioni su inflazione Italia confermate: +0,2% su base mensile e +1,1% su base annua (da +1,3% del mese
precedente)

Stando agli ultimi dati diffusi oggi dall’Istat, l’inflazione in Italia continua a diminuire. Ad agosto 2024 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei
tabacchi, è aumentato solo dello 0,2% su base mensile e dell’1,1% su base annua (da +1,3% del mese
precedente), confermando la stima preliminare.

Questo calo è dovuto principalmente alla diminuzione dei prezzi dell’energia, che sono scesi del 6,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (a luglio erano scesi del 4%). Ciò è avvenuto nonostante alcuni aumenti nel settore dell’energia regolamentata.

L’inflazione di fondo (core inflation), che esclude le componenti più volatili come energia e alimenti freschi, che tendono a subire variazioni stagionali o temporanee, resta stabile a +1,9%, come anche quella al netto dei soli beni energetici, che registra ancora un +1,8%. L’Italia sta registrando un aumento dei prezzi più contenuto rispetto alla media europea: si stima che l’inflazione in Europa sia al 2.2%, secondo i dati preliminari Eurostat per agosto 2024.

Giovedì la Bce ha annunciato il taglio dei tassi d’interesse. Dal 18 settembre il tasso sui depositi sarà ridotto al 3,50%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali al 3,65%, e quello sulla struttura di rifinanziamento marginale al 3,90%. L’obiettivo della Banca centrale è mantenere un tasso di inflazione annuo del 2% nel medio termine. Questo livello è considerato ideale per garantire la stabilità dei prezzi, favorire una crescita economica equilibrata e prevenire sia l’inflazione eccessiva sia la deflazione. Secondo le previsioni, l’inflazione registrerà un lieve aumento nell’ultimo trimestre del 2024 e scenderà al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026.


30 agosto 2024 – L’inflazione scende a 1,1% ad agosto, secondo le previsioni dell’Istat. Prezzi in aumento per beni energetici e alimentari

L’inflazione in Italia ad agosto mostra segnali di lieve rallentamento rispetto al mese precedente, secondo le stime dell’Istat. I dati preliminari sull’indice nazionale dei prezzi al consumo, diffusi oggi dall’Istituto di statistica, indicano un incremento dello 0,2% su base mensile e dell’1,1% su base annua. Nel mese di luglio, l’inflazione aveva registrato un aumento dell’1,3%.

Cosa giustifica questa variazione? Il rallentamento dell’inflazione si spiega con la diminuzione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati e dei beni durevoli, nonché dei servizi abitativi. Tuttavia, il tasso d’inflazione complessivo non è calato ulteriormente a causa dell’aumento dei prezzi dei beni energetici regolamentati e di alcuni beni essenziali, come quelli per i trasporti, gli alimentari lavorati e i prodotti per la cura della casa e della persona.

Per quanto riguarda l’inflazione di fondo, che esclude i beni energetici e gli alimentari freschi, essa è salita al +2,0% ad agosto, rispetto al +1,9% di luglio. Inoltre, i prezzi del carrello della spesa sono aumentati dello 0,9%, in crescita rispetto allo 0,7% di luglio.

Per il 2024, l’inflazione acquisita si attesta al +1,1% per l’indice generale e al +2,2% per la componente di fondo.


9 agosto 2024 – Istat conferma l’aumento dell’inflazione in Italia a luglio (+1,3%), era ferma da aprile

A luglio 2024 l’inflazione in Italia è salita all’1,3%, registrando un aumento rispetto alla soglia dello 0,8%, che era rimasta invariata da aprile. Secondo i dati Istat, il rialzo sarebbe dovuto principalmente all’aumento dei prezzi dei beni energetici regolamentati, passati da un +3,5% a un +11,7%, e alla riduzione della flessione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati, scesi dal -10,3% al -6%. Anche i tabacchi e i servizi ricreativi e culturali hanno visto incrementi significativi, aumentando rispettivamente del 4,1% e del 4,4%.

Inflazione Italia luglio 2024: il turismo costa alle famiglie 400€ in più

Anche se l’inflazione in Italia resta al di sotto di quella in Germania, Francia e Spagna, l’incremento rappresenta un campanello d’allarme, come sottolineato dalle associazioni a tutela dei consumatori. 

I rincari, in particolare quelli nel settore turistico, hanno comportato un significativo aumento della spesa per le famiglie, con un impatto stimato di circa 400€ su base annuale. L’impennata colpisce in particolare i prezzi di ristoranti, piscine e pacchetti vacanza, con aumenti medi del 29,9% per le vacanze nazionali, dell’8,2% per i soggiorni in villaggi e campeggi, e del +3,8% per quelli in alberghi e motel.

I prezzi sono aumentati soprattutto nelle regioni italiane del Nord-Est, dove dall’1% di giugno si è passati a un amento dell’1,5% a luglio. Tra le città interessate, Rimini è risultata la più cara, con un’inflazione del 2,1%, seguita da Bolzano (2%).

31 luglio 2024 – L’inflazione in Italia è tornata a salire a luglio, secondo le stime Istat. I rincari maggiori sono legati alle vacanze.

Secondo i dati preliminari di luglio diffusi oggi dall’Istat, l’inflazione annua in Italia è salita al +1,3%, rispetto allo 0,8% del mese precedente.

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Questo incremento segna una lieve ripresa dopo un periodo di stabilità che perdurava da aprile, quando l’inflazione era rimasta ferma al +0,8%.

L’aumento è dovuto in gran parte al rallentamento del calo dei prezzi dei beni energetici, che sono passati da un -8,6% di giugno a un -4,1% di luglio, sia per la componente regolamentata che per quella non regolamentata. Al contrario, nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti non lavorati e di quelli lavorati mostrano una riduzione del tasso di crescita annuale, contribuendo a un rallentamento dell’aumento dei prezzi del “carrello della spesa”, che scende al +0,8% rispetto al +1,2% del mese precedente. A luglio, l’inflazione di fondo rimane stabile al +1,9%.

Inflazione Italia luglio 2024: la classifica dei maggiori rincari

L’Unione Nazionale Consumatori ha analizzato i dati Istat sull’inflazione di luglio pubblicati oggi per stilare la classifica dei maggiori aumenti registrati su base mensile e annuale. Il risultato conferma un incremento significativo dei costi per chi è in vacanza.

Nella classifica degli aumenti mensili, al primo posto troviamo i villaggi vacanze, campeggi e ostelli, con un aumento del 18,6% rispetto a giugno 2024. Seguono i pacchetti vacanza nazionali, che hanno registrato un incremento del 14,5% in un solo mese. Al terzo posto, l’energia elettrica segna un +12,9%.

Al quarto posto c’è il trasporto marittimo, con un +11,4%, mentre le piscine e gli stabilimenti balneari si posizionano quinti con un aumento del 10%. Gli ottavi in classifica, dopo narrativa e burro, sono i pacchetti vacanza internazionali, che hanno visto un incremento del 2,8%.

Per quanto riguarda gli aumenti annuali, al primo posto troviamo l’olio di oliva, che ha subito un rincaro del 35,7% rispetto a luglio 2023. I pacchetti vacanza nazionali sono al secondo posto con un incremento del 29,9%, seguiti dai supporti con registrazioni di suoni, immagini e video, che hanno visto un +19%.

Le piscine, gli stabilimenti balneari e le discoteche occupano il quarto posto con un +13,8% rispetto all’estate scorsa. In settima posizione, il trasporto ferroviario passeggeri registra un aumento dell’8,1%, seguito dai parchi di divertimento e dalle manifestazioni sportive, anch’essi con un +8,1%. I villaggi vacanze, campeggi e ostelli sono al nono posto con un aumento dell’8%.

Chiude la top ten dei rincari annuali la voce dei servizi di alloggio in altre strutture, che ha visto un aumento del 7,2%; tuttavia, questa voce non è legata alle vacanze poiché si tratta di alloggi universitari.


16 luglio 2024 – I dati Istat sui prezzi al consumo definitivi di giugno 2024 confermano le stime: l’inflazione in Italia aumenta dello 0,8% su base annua.

Secondo gli ultimi dati Istat pubblicati oggi, a giugno 2024 l’inflazione in Italia ha registrato un aumento dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua, mantenendosi stabile rispetto ai mesi precedenti.

Questa stabilità dell’inflazione è il risultato di andamenti contrastanti in diversi settori di spesa. I prezzi dei beni alimentari non lavorati, ad esempio, sono aumentati solo dello 0,3% rispetto al 2,2% del mese precedente. Anche i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona hanno rallentato leggermente, passando da un aumento del 4,3% al 4,0%. Al contrario, i prezzi degli energetici non regolamentati hanno ridotto la loro flessione, passando da -13,5% a -10,3%.

L’inflazione di fondo, che esclude i prezzi degli energetici e degli alimentari freschi, è scesa lievemente dal 2% all’1,9%.

In termini pratici, “Per una coppia con due figli, l’inflazione dello 0,8% comporta un aumento del costo della vita di circa 119 euro all’anno. Di questi, ben 113 euro sono dovuti all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche. Per una coppia con un figlio, l’aumento è di circa 89 euro all’anno, di cui 102 euro destinati esclusivamente alle spese alimentari”, afferma Massimiliano Dona, presidente Unc (Unione Nazionale Consumatori).

Sulla base degli ultimi dati Istat, l’Unc ha stilato una classifica delle città italiane più care. Siena risulta essere la città con il maggiore rincaro annuo per una famiglia media, seguita da Pisa e Benevento. Le città meno care, invece, sono Biella, Campobasso e Caserta. Tra le regioni, il Veneto, la Toscana e il Friuli Venezia Giulia sono le più costose, mentre il Molise, la Valle d’Aosta e l’Abruzzo sono le meno care.

In conclusione, mentre l’inflazione in Italia rimane stabile, è evidente che i rincari in alcuni settori continuano a influenzare in modo significativo il costo della vita, con variazioni notevoli tra diverse città e regioni.

28 giugno 2024 – Inflazione in Italia stabile a giugno: aumenta dello 0,8% su base annuale, ma in lieve calo su base mensile.

Si stima che a giugno l’inflazione in Italia sia aumentata dello 0,8% su base annua, confermando l’andamento dei due mesi precedenti. A dircelo sono gli ultimi dati preliminari Istat sui prezzi al consumo. Anche l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile al 2,0%. Un lieve calo si è registrato su base mensile: l’inflazione attesa sarebbe cresciuta dello 0,1%, dallo 0,2% di maggio.

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17 giugno 2024 – Ancora nessuna variazione sull’inflazione: a maggio l’inflazione annua resta allo 0,8% come ad aprile.

L’inflazione in Italia a maggio 2024 resta stabile al +0,8% su base annua, con una crescita dello 0,2% su base mensile, stando agli ultimi dati definitivi Istat diffusi oggi. L’indice dei prezzi al consumo si mantiene, dunque, agli stessi livelli di aprile, confermando le stime preliminari.

I dati ci dicono che, sebbene ancora in crescita, rallentano i prezzi dei beni alimentari lavorati, dei servizi relativi ai trasporti e dei servizi relativi all’abitazione. Sul fronte dei prezzi energetici si assiste, invece, a una minore flessione. In lieve aumento i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona.

La dinamica su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” continua la sua discesa (+1,8% da +2,3%), come anche l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, che scende a +2,0% da +2,1%.

Inflazione Italia: le città più costose a maggio 2024

Tenendo conto dei nuovi dati Istat, l’Unc (Unione nazionale consumatori) ha stilato una classifica delle città italiane per aumento del costo della vita. Il podio è diviso ex aequo da Parma e Rimini, con un’inflazione dell’1,6% su base annua. Al secondo posto si attesta Venezia, con un rialzo dei prezzi dell’1,4% pari a un incremento del costo annuo di 369 euro, seguita da Firenze (+1,4%, 366 euro all’anno). Troviamo poi Cagliari, Padova, Trieste, Milano e Napoli entrambe al settimo posto, Verona, Perugia e Roma. La Capitale chiude la top 10 delle città più care con un’inflazione del +0,9%, +233 euro all’anno. Le città meno care sono Aosta, Campobasso e Ancona.


31 maggio 2024 – Inflazione stabile a maggio: secondo le stime preliminari, il dato registra un +0,8% su base annua, come il mese precedente.

A maggio, secondo i dati preliminari dell’Istat, l’inflazione in Italia è salita dello 0,8% su base annua e dello 0,2% su base mensile, confermando i valori registrati ad aprile. L’andamento del tasso inflazionistico è rimasto piuttosto stabile, quindi, e ciò è legato al modo in cui sono cambiati i prezzi.

Nel dettaglio, i prezzi di cibi già lavorati, trasporti e servizi per l’abitazione stanno aumentando più lentamente. Anche se i prezzi dell’energia stanno diminuendo, il calo è meno forte. I prezzi di cibi freschi stanno aumentando un po’ di più. A maggio, decelera sia l’inflazione di fondo al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sia quella al netto dei soli beni energetici. Entrambe sono passate da +2,1% a +2,0%. Continuano a scendere anche i prezzi del “carrello della spesa”, ora a +2,0% da +2,3%.

Come spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori (Unc), “Per una coppia con due figli, l’inflazione tendenziale pari allo 0,8% significa, nonostante il risparmio sulla voce Abitazione ed elettricità pari a 443 euro, un aumento del costo della vita pari a 94 euro su base annua, anche se ben 185 euro servono solo per far fronte ai rincari del 2,3% dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 53 euro, ma sono necessari ben 168 euro in più per mangiare e bere. Il primato alle famiglie numerose con più di 3 figli con un aggravio di 220 euro soltanto per nutrirsi e dissetarsi”.


30 aprile 2024 – Inflazione in calo ad aprile: l’indice dei prezzi al consumo sale dello 0,9% su base annua rispetto all’1,3% di marzo.

L’inflazione è in calo ad aprile. L’Istat stima che i prezzi al consumo in Italia siano aumentati dello 0,9% su base annua e dello 0,2% su base mensile. In marzo i prezzi al consumo erano in aumento dell’1,3% su base annua e dello 0,1% sul mese precedente; ciò significa che si è registrato in aprile un rallentamento dell’inflazione annua, mentre quella mese su mese è salita. A dircelo sono i dati provvisori sull’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) al lordo dei tabacchi, diramati oggi dall’Istat. Per fare un esempio, se un prodotto in aprile 2023 costava 10 euro, in aprile 2024 costa 10,09 euro.

L’Istat afferma che la buona notizia è dovuta soprattutto a un rallentamento anno su anno dell’aumento dei prezzi di carburanti e trasporti, e in misura minore degli alimentari. Andamento opposto invece per i prezzi di elettricità e gas. I prezzi dei beni che formano il cosiddetto “carrello della spesa” considerato dall’Istat hanno continuato a rallentare il loro aumento in aprile, scendendo a +2,4% anno su anno rispetto a 2,6% il mese prima.


29 marzo 2024 – Indice dei prezzi al consumo in aumento dello 0,1% su base mensile e dell’1,3% su base annua, al lordo dei tabacchi. Cosa ci dicono gli ultimi dati Istat sull’inflazione in Italia

Si stima che l’inflazione in Italia a marzo sia aumentata dell’1,3% su base annua e dello 0,1% su base mensile, da +0,8% del mese precedente. A dircelo sono i dati provvisori sull’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) al lordo dei tabacchi, diramati oggi dall’Istat.

I prezzi dei beni energetici hanno rallentato la loro discesa, mentre i servizi relativi al trasporto sono leggermente aumentati. Secondo i dati Unc (Unione nazionale consumatori), i prezzi del trasporto aereo passeggeri sono saliti del 17,6% in un solo mese, con i voli internazionali aumentati del 20%, collocandosi al primo posto dei rincari mensili, seguiti al secondo posto dai voli nazionali con +8%.

I prezzi dei prodotti alimentari non lavorati e quelli del carrello della spesa hanno frenato. La combinazione di tutti questi fattori ha portato al lieve aumento dell’inflazione al consumo. L’inflazione di fondo, che esclude i beni più volatili, si attesta al +2,4%, in ripresa dal +2,3% del mese precedente.


18 marzo 2024 – A febbraio l’inflazione rimane stabile su base annua, secondo i dati Istat del 15 marzo 2024. In calo l’inflazione di fondo e il carrello della spesa, ma i prezzi non precipitano.

L’inflazione in Italia si attesta al +0,8% su base annua e registra un aumento dello 0,1% su base mensile, stando ai dati definitivi Istat sui prezzi al consumo a febbraio 2024. Il dato conferma le stime preliminari.

Secondo i dati definitivi di febbraio resi noti oggi dall’Istat, l’inflazione annua è pari +0,8%, come nel mese precedente.

Da un lato rallenta l’aumento dei prezzi degli alimentari lavorati e non lavorati e di altri beni, dall’altro però si attenua la flessione dei prezzi degli energetici e accelerano quelli dei tabacchi e dei servizi relativi alle comunicazioni. 

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L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, diminuisce a febbraio passando da +2,7% a +2,3%, mentre si riduce a +3,4% il tasso di crescita in ragione d’anno dei prezzi del “carrello della spesa” (da +5,1% di gennaio).

Inflazione stabile a +0,8%, ma i prezzi non scendono

“Grave che i prezzi non precipitino visto che sono a livello astronomico da mesi”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Anche se il rincaro rispetto a gennaio è solo dello 0,1%, si tratta della classica goccia che fa traboccare il vaso. Unico spiraglio di luce è che i prodotti alimentari su base mensile calano dello 0,2%, ma si tratta di una magra consolazione, insufficiente per aiutare le famiglie ad arrivare a fine mese”.

“Purtroppo il calo del prezzo del gas nei mercati all’ingrosso è stato in gran parte vanificato dal ripristino dell’Iva piena sulle bollette deciso dal Governo, altrimenti vi sarebbe stata una frenata dell’inflazione significativa. Un’occasione persa che poteva ridare fiato alle famiglie” prosegue Dona.

Inflazione, le città italiane più care a febbraio 2024

Sulla base degli ultimi dati Istat sull’inflazione, l’Unc ha stilato la classifica delle città più care in termini di aumento del costo della vita. Ecco quali sono le prime 10 e il rispettivo rincaro annuo per famiglia media:

  1. Bolzano: +492€ 
  2. Brindisi: +398€ 
  3. Napoli: +375€
  4. Venezia: +369€
  5. Trieste: +342€
  6. Firenze: +340€
  7. Bologna: +334€
  8. Pisa: +332€
  9. Rimini: +326€
  10. Alessandria: +325€

1 marzo 2024 – Le stime dell’Istat confermano il tasso di inflazione allo 0,8% a febbraio, come nel mese precedente. I prezzi dei cibi non stanno salendo così velocemente come prima, ma dall’altra parte rallenta il tasso di diminuzione dei prezzi dell’energia.

L’inflazione in Italia è al +0,8% su base annua, secondo i dati preliminari dell’Istat diffusi oggi. L’indice nazionale dei prezzi al consumo resta quindi stabile rispetto al mese precedente, mentre diminuisce l’inflazione di fondo (dal 2,8% al 2,4%). In attesa dei dati definitivi che verranno pubblicati il 15 marzo, l’Istat ci dice che il ritmo di crescita dell’inflazione si è stabilizzato soprattutto perché i prezzi dei beni alimentari non stanno aumentando con la stessa velocità di prima.

Si rileva anche un rallentamento dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti, dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, e dei servizi relativi all’abitazione. Dall’altra parte, si attenua la tendenza al ribasso dei prezzi dei beni energetici. Anche il carrello della spesa e l’inflazione di fondo sono in lieve calo rispetto al mese precedente.

22 febbraio 2024 – L’inflazione in Italia è in lieve aumento rispetto al mese precedente, ma si attesta inferiore alla media dell’eurozona, che a gennaio è stata del 2,8%.

I dati Istat pubblicati oggi ci dicono che l’indice dei prezzi al consumo in Italia a gennaio 2024 è cresciuto del +0,8% su base annua, confermando le stime preliminari. Tra i paesi europei, l’Italia, insieme alla Danimarca, registra uno dei tassi d’inflazione più bassi: secondo i dati Eurostat, l’inflazione nell’eurozona è stata pari a 2,8% a gennaio 2024, in calo rispetto al 2,9% registrato a novembre e soprattutto rispetto all’8,6% di un anno fa.

I fattori principali che hanno influenzato l’inflazione in Italia a gennaio 2024 sono l’aumento dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti e quello dei beni alimentari freschi. Rallenta, invece, l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari non lavorati, che scende da +3,1% a +2,7%. Anche il cosiddetto carrello della spesa continua a decelerare (+5,1% dal +5,4% stimato).

Secondo l’Unione nazionale consumatori, l’inflazione allo 0,8% significa un aumento del costo della spesa alimentare di 335 euro per una famiglia media. Sulla base dei recenti dati Istat, l’Unc ha stimato che le città italiane più care in termini di aumento del costo della vita siano Napoli, Perugia e Trieste.

Leggi anche: Le previsioni sull’inflazione nel 2024


1 febbraio 2024 – Inflazione in lieve aumento a gennaio rispetto al mese precedente, secondo i dati preliminari Istat, che oggi ha reso noto il nuovo paniere per il calcolo dell’inflazione nel 2024. Ecco cosa cambia

A gennaio, l’inflazione è risultata in lieve aumento, passando dallo 0,6% di dicembre 2023 allo 0,8% su base annua, secondo le stime preliminari Istat diffuse oggi.

Questo incremento moderato dei prezzi è stato influenzato soprattutto dall’andamento dei prezzi dei beni energetici regolamentati, che hanno registrato sì un calo su base annua, ma meno marcato a causa di un effetto statistico sfavorevole rispetto a gennaio 2023. Inoltre, la crescita dei prezzi dei beni alimentari non lavorati ha contribuito al rialzo dell’inflazione, con riflessi evidenti sull’aumento del costo del “carrello della spesa” (+5,4%). Tuttavia, l’inflazione di fondo – quella cioè che esclude gli elementi più volatili come i beni alimentari non lavorati e gli energetici – è stata registrata al +2,8% a gennaio, in calo rispetto al +3,1% del mese precedente. 

Nuovo paniere per il calcolo dell’inflazione nel 2024

Oltre ai dati preliminari sull’inflazione (per quelli definitivi di gennaio dovremo aspettare il 22 febbraio) oggi l’Istat ha reso noto anche il nuovo paniere dei prezzi al consumo 2024 per il calcolo dell’inflazione. La principale novità è l’utilizzo della banca dati dell’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) per l’assicurazione RC auto. I beni e i servizi compresi nel paniere possono cambiare ogni anno sulla base delle novità nelle abitudini di spesa delle famiglie, ma non solo.

Nel paniere del 2024 troviamo i deumidificatori e purificatori d’aria, le lampadine smart e i pasti “all you can eat”; nella categoria di consumi consolidati entrano la piastra per capelli, il rasoio elettrico, lo scaldaletto elettrico e alcuni corsi ricreativi e sportivi (tennis, padel, acquagym,
calcio e calcetto). Inoltre, per tenere conto delle dinamiche dei prezzi dei prodotti energetici delle famiglie che passano dal mercato tutelato al mercato libero, l’Istat ha adeguato la modalità di calcolo dell’indice dei beni energetici.


16 gennaio 2024 – I dati Istat sui prezzi al consumo confermano le stime preliminari: a dicembre l’inflazione in Italia è aumentata dello 0,6% su base annua

A dicembre il tasso di inflazione in Italia ha raggiunto lo 0,6%, attestandosi al di sotto dell’inflazione nell’area Euro (2.4%) e di molti paesi UE. 

Dopo una tendenza al rialzo, che ha toccato il picco a dicembre 2022 con un +11,6%, nel 2023 abbiamo assistito a una frenata dell’indice dei prezzi al consumo. Gli ultimi dati Istat pubblicati oggi relativi al mese di dicembre 2023 ci confermano le stime preliminari: l’inflazione in Italia è scesa a +0,6% su base annuale e dello 0,2% su base mensile. 

Nel 2023 in media i prezzi al consumo sono cresciuti del 5,7%, dall’8,1 nel 2022. L’andamento risente soprattutto delle minori tensioni sui prezzi dei beni energetici (+1,2%, da +50,9% del 2022).

I prezzi nel comparto alimentare evidenziano invece un’accelerazione della crescita media annua (+9,8%, da +8,8% del 2022), nonostante l’attenuazione della loro dinamica tendenziale durante la seconda metà dell’anno. 

Nel 2023, l’inflazione di fondo, ossia la crescita dei prezzi al netto delle componenti volatili, è pari a +5,1%, più alta rispetto al 2022 – quando si attestava al +3,8%. Il trascinamento dell’inflazione al 2024 è pari a +0,1%.

5 gennaio 2024 – In Italia l’inflazione continua a scendere. In media nel 2023 i prezzi al consumo sono aumentati del 5,7% rispetto al 2022 (8,1%)

Secondo le stime preliminari diffuse oggi dall’Istat, a dicembre 2023 l’inflazione ha continuato a diminuire su base annua, passando dal +0,7% del mese precedente al +0,6%. Nel corso del 2023, l’inflazione media è stata pari al 5,7%, in netto calo rispetto all’8,1% del 2022. È salita, invece, l’inflazione di fondo: in media nel 2023 la crescita dei prezzi al netto delle componenti volatili è stata pari al 5,1%, dal +3,8% del 2022.

Perché l’inflazione in Italia è scesa nel 2023

Questo andamento, spiega l’Istat, è principalmente dovuto al calo delle tensioni sui prezzi dei beni energetici, che nel 2023 sono aumentati in media dell’1,2%, rispetto al +50,9% del 2022. I prezzi alimentari, invece, hanno registrato un’accelerazione della crescita media annua, passando dal +8,8% del 2022 al +9,8% del 2023, nonostante un’attenuazione della loro dinamica tendenziale nella seconda metà dell’anno. Sulla base delle stime preliminari, il trascinamento dell’inflazione al 2024 è pari a +0,1%.

Cosa significa per le tasche dei consumatori

“L’inflazione media al +5,7% in Italia significa che nel 2023 una coppia con due figli ha speso 1.608 euro in più rispetto al 2022, di cui 147 euro per abitazione, elettricità e combustibili, 153 per traporti, 777 per mangiare e bere”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori (Unc). “Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva avuta nel 2023 è pari a 1.467 euro, 701 solo per cibo e bevande. In media per una famiglia il rincaro dello scorso anno è di 1.177 euro, 570 per nutrirsi e dissetarsi. Il primato spetta ancora una volta alle famiglie numerose con più di tre figli con una mazzata rispetto al 2022 pari a 1.812 euro, 928 per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche”.


15 dicembre 2023 – L’inflazione in Italia scende ancora: è al +0,7% su base annua, secondo i dati definitivi dell’Istat.

L’inflazione in Italia è scesa più del previsto a novembre. Secondo i dati dell’Istat, i prezzi al consumo nel nostro Paese sono aumentati dello 0,7% su base annuale, in calo rispetto al +1,7% di ottobre. Le stime sono state riviste al ribasso: gli analisti avevano previsto un valore più alto del +0,8%.

Il calo dei prezzi dell’energia, dei beni alimentari lavorati e dei servizi ricreativi e culturali ha fatto scendere il tasso d’inflazione. Anche nell’Eurozona, seppur con alcune importanti differenze tra Stato e Stato, l’indice dei prezzi al consumo è sceso e si è avvicinato sempre di più all’obiettivo del 2% fissato dalla BCE, la quale ha annunciato che non alzerà i tassi d’interesse a dicembre, confermando le attese. 

Anche l’inflazione di fondo registra un moderato calo: a novembre si attesta al +3,6% rispetto al +4,2% di ottobre. L’inflazione di fondo è un dato più significativo poiché, escludendo i prezzi di beni e servizi più volatili come gli alimentari e l’energia, punta a offrire una prospettiva più coerente e di lungo termine sulla tendenza dei prezzi.

Cosa significa l’inflazione sotto il 2%?

“Il calo dell’inflazione è una buona notizia per i consumatori, perché permette la normalizzazione dei prezzi e aumenta il potere d’acquisto”, afferma Livio Spadaro, Portfolio Manager di Frame Asset Management. “Tuttavia, se si guarda al dato ‘core’, cioè l’indice dei prezzi al consumo depurato dai prezzi dei beni più volatili, la flessione è stata più contenuta con l’indice che a ottobre ha segnato un +4.2% annualizzato”.

Il calo dell’inflazione italiana è negativo, quindi, perché “il dato core, cosi come per l’intera area Euro, resta piuttosto elevato. Inoltre, l’inasprimento della politica monetaria sta iniziando a dare i suoi effetti con un rallentamento marcato dell’economia dell’Area Euro che ha colpito in prevalenza la Germania (la quale si trova già sostanzialmente in recessione) e anche la Francia”, continua Spadaro. 

Leggi anche: Inflazione Italia, le previsioni per il 2023

È importante notare che l’inflazione può anche essere troppo bassa o negativa. Un’inflazione sotto il 2% – che è l’obiettivo fissato dalle banche centrali per mantenere la stabilità dei prezzi e fornire un margine di sicurezza contro il rischio di deflazione – può portare le persone a ridurre o rimandare gli acquisti perché si aspettano un calo dei prezzi. In questo caso, l’impatto sulle imprese e sul mercato del lavoro potrebbe essere deleterio.

Cos’è l’inflazione

L’inflazione è l’aumento generalizzato dei prezzi nel corso del tempo. Il tasso di inflazione misura la velocità con cui i prezzi di beni e servizi aumentano.

Questo aumento riduce il potere d’acquisto della moneta. In altre parole, l’inflazione significa che con la stessa quantità di denaro si possono comprare meno cose.

Le cause dell’inflazione possono essere diverse. Tra queste troviamo l’aumento della domanda di beni e servizi, l’aumento dei costi di produzione e una maggiore quantità di denaro circolante che può portare a un aumento dei prezzi.

Gli effetti dell’inflazione sui tuoi soldi

L’inflazione può avere diverse conseguenze sull’economia. Innanzitutto, come abbiamo detto sopra, riduce il potere d’acquisto della moneta, rendendo più difficile per le persone acquistare beni e servizi. Facciamo un esempio: se hai 100 euro e il tasso d’inflazione annuale è al 10%, a fine anno il valore nominale del tuo denaro sarà ancora di 100 euro, ma dovrai spendere 110 euro per acquistare ciò che un anno prima avresti pagato 100 euro.

Inoltre, l’inflazione può avere un impatto negativo anche sulla distribuzione del reddito. I tassi di interesse reali diminuiscono e i risparmiatori guadagnano meno interessi sui loro depositi. In generale l’inflazione può portare incertezza economica rendendo più difficile prendere decisioni di investimento.

Per saperne di più leggi: Cos’è l’inflazione e perché riduce il valore del tuo denaro


30 novembre 2023 – Il tasso d’inflazione frena, scendendo allo 0,8%, ma alimentari e carrello della spesa sono ancora in salita.

A novembre, l’inflazione in Italia mostra ulteriori segnali di rallentamento, come evidenziato dalle stime ISTAT. L’indice l’indice Nic con tabacchi scende dello 0,4% rispetto al mese precedente. Su base annua, però, si è comunque registrato un aumento dello 0,8%. 

La frenata può essere principalmente attribuita alle variazioni nei prezzi degli energetici, sia quelli non regolamentati, che passano da -17,7% a -22,5%, sia quelli regolamentati, con una contrazione da -31,7% a -36,0%. In aggiunta, contribuiscono in misura minore alla decelerazione del tasso d’inflazione in Italia i settori degli alimentari lavorati, che scendono da +7,3% a +6,3%, dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, che passano da +5,5% a +4,6%, e di quelli relativi ai trasporti, con una variazione da +4,0% a +3,5%. I dati riportati risultano essere solo parzialmente bilanciati dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati, che salgono da +4,9% a +5,8%.

I valori rilevati da ISTAT rivelano un aumento congiunturale dello 0,7% nei prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche rispetto al mese di ottobre. L’incremento è parte di una tendenza più ampia, infatti su base annuale si registra un aumento del 6,2%. 

Questo scenario ha portato le associazioni dei consumatori a esprimere preoccupazione, sottolineando i risultati negativi del Trimestre anti-inflazione, provvedimento spot del Governo che l’Unione Nazionale Consumatori ha definito un “fallimento […] un flop, un fiasco totale, una presa in giro dei consumatori”.

“Il calo dell’inflazione annua è solo un miraggio dovuto alla matematica e al fatto che a novembre del 2022 si era raggiunto il record dell’11,8%, un rialzo da primato che non si aveva dal marzo del 1984. Insomma, è solo un effetto ottico”, continua Massimiliano Dona, presidente dell’UNC.

La decelerazione dell’inflazione, per il momento, non è in grado di produrre un impatto concreto e immediato sul potere d’acquisto dei consumatori, anzi. I listini dei prodotti alimentari e il carrello della spesa continuano a crescere a ritmi sostenuti.


15 novembre 2023 – L’inflazione italiana è scesa al +1,7% annuo a ottobre. Rallentano i prezzi dei beni energetici e alimentari.  

L’inflazione è scesa al +1,7% annuo a ottobre 2023, da +5,3% nel mese di settembre: a rivelarlo sono i dati definitivi dell’Istat pubblicati oggi. Le stime preliminari (+1,8%) sono state riviste lievemente al ribasso. Per trovare un dato così basso dobbiamo risalire a luglio 2021, quando l’inflazione era al +1,9%.

Questa riduzione, peraltro generalizzata tra le maggiori economie globali, è stata dovuta a una serie di fattori, tra cui il calo dei prezzi dei beni alimentari ed energetici. Questi ultimi in particolare hanno osservato un calo più drastico anche a causa di un effetto statistico generato dal confronto con i prezzi di ottobre 2022 che avevano registrato un’impennata. 

“Il crollo del dato tendenziale – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – è un miraggio dovuto alla matematica, visto che nell’ottobre del 2022 si era raggiunto il record dell’inflazione annua dell’11,8%, un primato che non si aveva dal marzo del 1984, e, quindi, il confronto su base annua risulta falsato”. Secondo l’Unc, i dati definitivi dell’Istat confermano che il Trimestre anti-inflazione è stato un flop, visto che la variazione dei prezzi dei prodotti alimentari è stata pressoché nulla.


31 ottobre 2023 – L’inflazione cala a picco: secondo i dati Istat provvisori è al +1,8% a ottobre.

L’inflazione è diminuita in Italia: secondo gli ultimi dati Istat provvisori per il mese di ottobre 2023, scende del 0,5% su base mensile (dal +5,3% di settembre) e a +1,8% su base annua. Un dato, questo, che non si registrava da luglio 2021 (+1,9%). Questo drastico calo è dovuto in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici, in forte decelerazione tendenziale a a confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto. Anche i prezzi dei beni alimentari si attestano in discesa (al +6,5%), contribuendo così alla crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+6,3%).

Ma “Il crollo è solo un effetto ottico dovuto alla matematica, un miraggio dovuto al fatto che a ottobre si era raggiunto il record dell’inflazione annua dell’11,8%, un primato che non si aveva dal marzo del 1984, e, quindi, il confronto su base annua risulta falsato”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. “In ogni caso, nonostante tutto questo, resta una stangata per gli italiani. Per una coppia con due figli, l’inflazione a +6,5% dei prodotti alimentari significa comunque un aumento del costo della vita pari a 523 euro su base annua solo per mangiare e bere, per una coppia con un figlio la spesa aggiuntiva annua per cibo e bevande è pari a 474 euro. In media per una famiglia la stangata è di 376 euro” conclude Dona.


16 ottobre 2023 – Inflazione al 5,3% a settembre, in calo rispetto al mese precedente. I dati Istat definitivi.

Sono stati resi noti oggi dall’Istat i nuovi dati sull’andamento dell’inflazione in Italia. Confermate le stime preliminari: a settembre 2023 l’inflazione si è attestata al +5,3% su base annua, in lieve calo rispetto al 5,4% registrato ad agosto.

La principale causa di questa discesa si deve all’andamento dei prezzi dei beni alimentari, che non crescono più come prima, pur restando su valori alti (+8,4%). Dall’altra parte, tuttavia, il tasso di inflazione è ancora condizionato dall’aumento dei prezzi dei beni energetici, che sono tornati a crescere nel settore non regolamentato. Scopri: Il bonus benzina 2023 e il bonus bollette: come richiederlo e a chi spetta.

Inoltre, i prezzi dei servizi di trasporto sono aumentati, contribuendo a mantenere l’inflazione su livelli elevati. Infine, la crescita dei prezzi del “carrello della spesa” si è attenuata, ma rimane ancora piuttosto alta al +8,1%.

29 settembre 2023 – L’Istat stima un’inflazione al 5,3% a settembre 2023: pubblicati i nuovi dati provvisori sull’indice dei prezzi al consumo 

Inflazione in Italia in aumento dello 0,2% su base mensile e del 5,3% su base annua, in lieve calo rispetto al 5,4% registrato ad agosto: questa la previsione dell’Istat sull’indice dei prezzi al consumo a settembre, nelle stime preliminari divulgate oggi. I dati definitivi saranno pubblicati il 16 ottobre.

La lieve decelerazione del tasso di inflazione si deve soprattutto al rallentamento su base tendenziale dei prezzi degli alimentari e dei beni durevoli, ma dall’altra parte si è assistito a un lieve aumento dei prezzi degli energetici non regolamentati, dalla minore flessione di quelli degli energetici regolamentati e dall’aumento del ritmo di crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti.

Leggi anche: Bonus trasporti 2023 prorogato: come richiederlo, scadenze e come funziona

Per quanto riguarda i prezzi dei beni alimentari, restano alti (+8,6%) anche se la crescita rallenta. Si attenua, infine, la crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa”, che a settembre si attesta al +8,3%. Leggi: Supermercati più economici in Italia nel 2023: dove conviene fare la spesa.


15 settembre 2023 – Inflazione ancora in calo: è al 5,4% secondo gli ultimi dati definitivi ISTAT sui prezzi al consumo

L’inflazione in Italia continua a rallentare, e si attesta al 5,4% secondo gli ultimi dati ISTAT sui prezzi al consumo relativi al mese di agosto. Un lieve calo rispetto al 5,5% previsto e al  +5,9% del mese precedente. 

Stando ai dati, l’inflazione sta scendendo soprattutto a causa del calo dei prezzi dei beni energetici non regolamentati, passati dal +7% al +5,7%. Anche la diminuzione dei prezzi di altri beni e servizi (ricreativi, culturali e per la cura della persona e di trasporto) stanno influenzando la tendenza. 

Per quanto riguarda i beni alimentari e il cosiddetto carrello della spesa, nonostante si registri un aumento rallentato dei prezzi, la crescita resta alta e ad agosto si attestano al +9,7% e +9,4% rispettivamente. 

31 agosto 2023 – L’inflazione in Italia continua a scendere: secondo i dati preliminari Istat, ad agosto è al 5,5% rispetto al 5,9% di luglio. In Europa è al 5,3%.

Gli ultimi dati Istat sull’inflazione in Italia ad agosto 2023 accendono un barlume di speranza. Le stime preliminari dell’Istituto di statistica confermano il rallentamento dell’inflazione a cui stiamo assistendo da inizio anno: l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto ad agosto del 5,5% su base annua, e dello 0,4% su base mensile, dal 5,9% del mese precedente.

Questa tendenza al ribasso è favorita soprattutto dalla frenata dei prezzi dei beni energetici, ma anche di quelli di servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e di trasporto. Anche se in calo, rimangono alti i prezzi dei beni alimentari (crescita annua del +9,8%) e del cosiddetto “carrello della spesa”, in crescita del 9,6%.

Leggi anche: Bonus INPS 150 euro contro l’inflazione, a chi spetta e quando arriva

Secondo le stime dell’Unione Nazionale Consumatori, “l’inflazione a +5,5% significa un aumento medio del costo della vita pari a 1.109 euro su base annua per le famiglie, di cui 570 per mangiare e bere, 601 euro per la spesa di tutti i giorni”.

Per quanto riguarda l’inflazione in Europa, ad agosto 2023 la crescita risulta stabile al 5,3% secondo i dati Eurostat. Si prevede che i prezzi nell’Eurozona che registreranno il tasso annuo più elevato ad agosto sono alimentari, alcol e tabacco (crescita del 9,8%), seguiti dai servizi (+5,5%), beni industriali non energetici (4,8%) ed energia (-3,3%).


10 agosto 2023 – Rallenta ancora l’inflazione in Italia: a luglio i prezzi crescono del 5,9% sul 2022, rimanendo stabili su giugno

L’inflazione registra un ulteriore rallentamento in Italia, di entità lievemente superiore rispetto alle stime preliminari. L’indice dei prezzi al consumo è cresciuto a luglio del 5,9% su base annua, rimanendo invariato su base mensile rispetto alle stime preliminari del 6% e del +0,1%. 

Anche la crescita del cosiddetto “carrello della spesa” ha conosciuto una flessione per il quinto mese consecutivo, registrando un +10,2% a luglio (rispetto al +10,7% di giugno). L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è diminuito dell’1,6% su base mensile ed è aumentato del 6,3% su base annua (dal +6,7% di giugno), un dato leggermente inferiore alla stima preliminare del +6,4%.

Questa decelerazione del tasso d’inflazione si innesta in un contesto “di stabilità dei prezzi sul piano congiunturale”, come spiega l’Istat, ed è principalmente dovuta al rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +4,7% a +2,4%), dei beni energetici non regolamentati (da +8,4% a +7,0%), degli alimentari lavorati (da +11,5% a +10,5%) e degli altri beni (da +4,8% a +4,5%), nonché alla più ampia contrazione su base annua degli energetici regolamentati (da -29,0% a -30,3%).


31 luglio 2023 – L’inflazione in Italia continua a rallentare. Torna ai livelli di aprile 2022

Secondo gli ultimi dati provvisori, a luglio l’inflazione in Italia è scesa al 6,0% su base annua, dal 6,4% del mese precedente. L’ISTAT ha pubblicato oggi le stime preliminari che confermano la discesa dell’inflazione nel nostro paese che prosegue da inizio anno. La dinamica dell’inflazione resta ancora fortemente influenzata dall’andamento dei prezzi dei Beni energetici (i non regolamentati sono scesi da +8,4% a +7,0%), dai servizi relativi ai trasporti (scesi da +4,7% a +2,4%) e, in misura minore, degli alimentari lavorati (da +11,5% a +10,9%), degli altri beni (da +4,8% a +4,6%), dei Sevizi vari (da +2,9% a +2,7%) e dei Tabacchi (da +2,5% a +1,9%). Rallenta anche l’inflazione di fondo, che a luglio si attesta al +5,2%, e il cosiddetto carrello della spesa, che scende da 10,5 a 10,4%.

“Per una coppia con due figli, l’inflazione a +6% significa una mazzata pari a 1.725 euro su base annua, di questi ben 838 servono solo per far fronte ai rialzi del 10,9% di cibo e bevande. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva è pari a 1.571 euro, 757 per mangiare e bere. In media per una famiglia la sberla è di 1.307 euro, 615 per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il primato alle famiglie numerose con più di tre figli con un esborso aggiuntivo pari a 1947 euro, oltre mille euro la stangata per nutrirsi e dissetarsi, 1.001 euro”, commenta l’Unc.

Oggi l’Istat ha pubblicato anche i dati preliminari relativi al Pil (prodotto interno lordo), che nel secondo trimestre 2023 cala dello 0,3% sul trimestre precedente e sale dello 0,6% su base annua. Si tratta della decima crescita trimestrale consecutiva. Si stima che alla base di questo risultato ci sia una flessione sia del settore primario, sia di quello industriale, a fronte di una moderata crescita del comparto dei servizi. “Dal lato della domanda – commenta l’Istituto di statistica – la flessione proviene dalla componente nazionale al lordo delle scorte, con la componente estera netta che ha fornito un apporto nullo. In termini di variazione acquisita, per il 2023 la crescita si attesta nel secondo trimestre allo 0,8%, in leggera discesa rispetto al valore del primo trimestre, che era stato pari allo 0,9%”.

17 luglio 2023 – Inflazione scende al 6,4% in Italia: ISTAT conferma le stime preliminari

L’ISTAT ha reso noti gli ultimi dati aggiornati sull’inflazione in Italia, al 6,4%. Si conferma quanto emerso dalle stime preliminari: a giugno l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, è rimasto invariato rispetto al mese precedente e in calo su base annua rispetto al +7,6% registrato a maggio.

Il rallentamento dell’inflazione continua a essere influenzato in primis dal calo dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +20,3% a +8,4%) e poi dai prezzi del settore alimentare che hanno subìto una lieve frenata. Continua a giugno il rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi del carrello della spesa, pari a +10,5%.

Nonostante il calo dell’inflazione sia una buona notizia, non è abbastanza, secondo l’Unione nazionale consumatori che nelle parole del suo presidente Massimiliano Dona fa notare che il rallentamento dell’inflazione procede troppo a rilento dopo il ribasso del costo dell’energia che oramai dura da oltre sei mesi e i ripetuti interventi della BCE con il rialzo dei tassi d’interesse.

“Ci troviamo, insomma, di fronte al solito problema della doppia velocità: le imprese sono subito pronte ad alzare i prezzi non appena salgono i costi di produzione, ma ben più lente a farli scendere quando si inverte la rotta” afferma Dona a commento dei dati ISTAT. E aggiunge: “In media per una famiglia la mazzata è di 1.390 euro, 620 per prodotti alimentari e bevande analcoliche”.

Inflazione in Italia e in Europa oggi

Con il 6,7% di inflazione a giugno secondo i dati Eurostat, l’Italia è uno dei paesi che sta trainando l’inflazione in Ue. Stando alle previsioni dell’Eurostat, l’inflazione annua dell’area euro dovrebbe attestarsi al 5,5% a giugno 2023, in calo rispetto al 6,1% di maggio.

Con l’obiettivo di riportare l’inflazione in UE al 2% nel medio termine, a metà giugno il Consiglio direttivo della BCE ha alzato i tassi di interesse di altri 25 punti base, portando così i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4%, al 4,25% e al 3,50%. Il primo effetto è stato un rialzo dei tassi dei mutui. La stangata ha riguardato soprattutto le rate dei mutui a tasso variabile. In base alle proiezioni macroeconomiche di giugno, gli esperti dell’Eurosistema si aspettano che l’inflazione complessiva si attesti in media al 5,4% nel 2023, al 3,0% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. 


29 giugno 2023 – Inflazione ancora in calo: i dati provvisori dell’ISTAT segnalano un +6,4% su base annua

Buone notizie sul fronte inflazione: a giugno 2023, secondo le stime preliminari dell’ISTAT, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività resta stabile su base mensile e registra un calo su base annua, scendendo al +6,4% dal +7,6% del mese precedente. 

Il rallentamento è stato favorito in primo luogo dalla riduzione su base tendenziale dei beni energetici non regolamentati, passati da +20,3% a +8,4%. Ha contribuito al calo dell’inflazione anche il rallentamento dei prezzi degli alimentari lavorati e dei servizi relativi ai trasporti. 

Prosegue, infine, la fase di rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi del “carrello della spesa”, che a giugno è pari a +10,7%.

Due settimane fa la Bce ha alzato di nuovo i tassi d’interesse, per l’ottava volta consecutiva, per contrastare l’inflazione che attualmente nell’Eurozona ha un valore pari a tre volte il target del 2% fissato dalla Banca centrale. 

Da gennaio a oggi, il trend dell’inflazione in Italia è stato costantemente in discesa: la riduzione in sei mesi è stata del 36% circa. 


16 giugno 2023 – L’inflazione in Italia si attesta al +7,6%, secondo gli ultimi dati definitivi ISTAT sui prezzi al consumo

L’ISTAT ha confermato le stime: nel mese di maggio l’inflazione in Italia è al 7,6% su base annua, in calo rispetto al +8,2% registrato ad aprile. Il rallentamento, spiega l’ISTAT, è motivato in prima battuta dall’andamento dei prezzi dei beni energetici, in particolare della componente non regolamentata. Anche i prezzi dei beni alimentari hanno contribuito al calo dell’inflazione di fondo. Continua, inoltre, la fase di decelerazione dei prezzi del “carrello della spesa” che a maggio è pari al +11,2% (ad aprile era +11,6%).

31 maggio 2023 – L’inflazione in Italia rallenta, e torna a scendere ai livelli di marzo. In calo i prezzi dei beni energetici.

L’inflazione in Italia è in calo a maggio, secondo le stime preliminari dell’ISTAT diffuse oggi. Dopo una breve risalita registrata ad aprile a causa dell’aumento dei prezzi di luce e gas, nel mese di maggio si attende una decrescita che riporterebbe l’indice dei prezzi al consumo ai livelli di marzo. Stando ai dati provvisori di maggio, l’inflazione annua in Italia è quindi al 7,6%, dall’8,2% del mese precedente.

Fonte: Istat, prezzi al consumo dati provvisori maggio 2023

Il rallentamento è dovuto in primo luogo al crollo del prezzo del gas e dei beni energetici non regolamentati e, in seconda battuta, a quello degli alimentari lavorati, degli altri beni e dei servizi relativi ai trasporti.

L’inflazione in discesa è una buona notizia, ma “I problemi delle famiglie sono ben lungi dall’essere risolti”, fa presente Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc). “I prezzi, infatti, anche a maggio continuano a salire: + 0,3% su aprile 2023. Per una coppia con due figli, l’inflazione a +7,6% significa una stangata pari a 2.257 euro su base annua, di questi ben 915 servono solo per far fronte ai rincari dell’11,9% di cibo e bevande. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva è pari a 2.069 euro, 826 per mangiare e bere. In media per una famiglia la mazzata è di 1.727 euro, 671 per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il primato alle famiglie numerose con più di tre figli con una batosta pari a 2.540 euro, 1.093 solo per nutrirsi e dissetarsi” conclude.


16 maggio 2023 – L’inflazione annua sale all’8,2%, dal 7,6% del mese precedente. Decollano i prezzi degli energetici. Rincaro di 1.848€ per una famiglia media.

I dati definitivi sull’inflazione ad aprile pubblicati oggi dall’ISTAT ci restituiscono un quadro meno roseo rispetto ai mesi precedenti, quando sembrava che l’inflazione stesse iniziando la sua ritirata. L’indice dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’8,2% su base annua, da +7,6% a marzo. La principale causa alla base di questa crescita è la tendenza al rialzo dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +18,9% a +26,6%). In secondo luogo, l’aumento dell’inflazione ad aprile si deve alla crescita dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, e dei servizi vari.

“L’inflazione rialza la testa soprattutto per colpa del Governo che in aprile ha ripristinato tutti gli oneri di sistema sulla luce e la gran parte di quelli sul gas, facendo decollare i prezzi degli Energetici, in particolare quelli non regolamentati considerato che la luce del tutelato in aprile è comunque scesa per la semplice ragione tecnica che i prezzi precedenti erano ancora quelli fissati a fine dicembre 2022”, ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unc (Unione Nazionale Consumatori).

Per quanto riguarda i prezzi dei beni alimentari, si nota un’attenuazione della loro crescita: cosa che contribuisce al rallentamento dell’inflazione di fondo (che si attesta a +6,2%). I dati ISTAT ci dicono, inoltre, che ad aprile si accentua la decelerazione su base tendenziale dei prezzi del carrello della spesa, scesa a +11,6%.

Cosa significa l’inflazione all’8,2% per le famiglie

L’effetto dell’inflazione sopra all’8% si traduce in “una stangata pari a 2.417 euro in un anno per una coppia con due figli, di cui ben 931 servono solo per far fronte ai rialzi del 12,1% di cibo e bevande”, fa presente Dona a commento degli ultimi dati ISTAT. “Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva è pari a 2.220 euro, 840 per mangiare e bere. In media per una famiglia il rincaro è di 1.848 euro, 682 per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il primato spetta sempre alle famiglie numerose con più di tre figli, che subiscono un rincaro di 2.718 euro”.


3 maggio 2023 – L’inflazione torna a salire: è sopra l’8% secondo i dati provvisori dell’ISTAT relativi al mese di aprile.

In Italia l’inflazione, dopo una fase di discesa che ha caratterizzato il primo trimestre del 2023, ha subito un’inversione di tendenza. Secondo le stime preliminari pubblicate dall’ISTAT il 2 maggio, nel mese di aprile l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’8,3% su base annua. Il mese precedente il dato si attestava al 7,6%. 

La causa principale, spiega l’ISTAT, è da attribuire all’aumento dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +18,9% a 26,7%), seguito dall’aumento dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. Per quanto riguarda i generi alimentari, i prezzi dei prodotti sono più stabili rispetto ai mesi precedenti, il che contribuisce a fermare la crescita dell’inflazione di fondo al +6,3%. Continua anche la discesa dei prezzi del “carrello della spesa”, che ad aprile si attestano al +12,1%. 


17 aprile 2023 – L’inflazione scende ancora. È al 7,6% a marzo, secondo i dati definitivi dell’ISTAT, ma i prezzi restano alti.

L’inflazione in Italia continua a diminuire. Secondo i dati definitivi di marzo resi noti oggi dall’ISTAT, l’inflazione annua è scesa al 7,6% dal 9,1% del mese precedente, ma è in aumento rispetto a marzo 2022 (+6,5% su base annua). Su base mensile va meglio delle attese: la stima preliminare era +7,7%. 

Il calo dell’inflazione si deve principalmente alla diminuzione dei prezzi energetici, sia dei beni regolamentati che non regolamentati. Non si assiste più alla stessa crescita sfrenata dei prezzi dei beni alimentari e dei servizi che ha caratterizzato i mesi scorsi. I prezzi del carrello della spesa rallentano su base tendenziale, scendendo a +12,6%. Un calo che sembra impercettibile, fa notare l’Unione Nazionale Consumatori (Unc), ma che si traduce in una stangata sul carrello della spesa “pari a 781 euro a famiglia, che arriva a 963 euro per una coppia con un figlio, a 1.062 euro per una coppia con due figli e 1.259 euro per una coppia con tre o più figli” afferma Massimiliano Dona, presidente Unc. 

L’effetto dell’inflazione al 7,6% sulle tasche delle famiglie? “Una stangata complessiva pari a 2.292 euro su base annua, di questi ben 1.015 servono solo per far fronte ai rialzi del 13,2% di cibo e bevande. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva totale è pari a 2.102 euro, ben 916 solo per mangiare e bere. In media per una famiglia la mazzata è di 1.755 euro, 744 per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il primato spetta sempre alle famiglie numerose con più di tre figli con una batosta pari a 2.588 euro, 1.212 solo per nutrirsi e dissetarsi” conclude Dona.


31 marzo 2023 – Inflazione in calo: scende al 7,7% a marzo. Le stime preliminari dell’ISTAT.

Buone notizie sul fronte inflazione, che in Italia nel mese di marzo si attesta al 7,7%, in calo dal +9,1% del mese precedente. A dircelo sono i dati preliminari pubblicati oggi dall’ISTAT, che confermano la graduale discesa del tasso inflazionistico già iniziata a gennaio. Il principale motivo alla base di questo rallentamento è il calo dei prezzi dei beni energetici, sia regolamentati che non regolamentati. La tendenza non si riflette invece sul “carrello della spesa”, i cui prezzi restano stabili su base tendenziale a +12,7%. Pesano sulle tasche degli italiani i beni alimentari non lavorati, dei tabacchi e dei servizi, che stando ai dati ISTAT guidano al rialzo l’inflazione di fondo, salita a +6,4%. Per quanto riguarda i servizi, l’aumento dei prezzi risente soprattutto delle dinamiche dei costi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. Salgono da +8,4% a +12,3% i prezzi dei pacchetti vacanza, e da +13,3% a
+14,4% quelli di alberghi e motel. Si registra invece una lieve decelerazione dei prezzi dei servizi
relativi ai trasporti.


16 marzo 2023 – Inflazione Italia al 9,1% a febbraio, i dati definitivi ISTAT. BCE alza i tassi d’interesse.

L’ISTAT ha diramato i nuovi dati sull’inflazione in Italia che confermano il trend in discesa dei prezzi al consumo. A febbraio l’inflazione è pari al +9,1% su base annua, in lieve calo rispetto alle stime provvisorie pubblicate due settimane fa (9,2%). La flessione è dovuta all’attenuazione dei prezzi dei beni energetici, che però non riesce a contrastare la spinta al rialzo dei prezzi dei generi alimentari, dei tabacchi e dei servizi. Di conseguenza si accentua la crescita su base annua dell’inflazione di fondo (+6,3%) e quella del cosiddetto carrello della spesa, che risale al +12,7% dopo il calo registrato a gennaio.

Inflazione e tassi d’interesse: cosa ha deciso la BCE oggi?

Si prevede che l’inflazione nell’area Euro resterà a livelli alti nel 2023, ben al di sopra dell’obiettivo del 2%, ha annunciato il Consiglio direttivo della BCE, che oggi ha deliberato un nuovo rialzo dei tassi di 50 punti base. L’aumento ha portato il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale e i tassi di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale e sulla linea di deposito rispettivamente al 3,50%, 3,75% e 3% a partire dal 22 marzo 2023.

Il piano della Banca centrale europea di alzare i tassi di interesse di un altro mezzo punto, annunciato da Christine Lagarde per contenere l’inflazione, era stato messo in discussione nei giorni scorsi dopo la crisi di Credit Suisse seguito al crollo della Silicon Valley Bank. Date le attuali turbolenze bancarie e i timori per la stabilità del mercato finanziario, gli analisti si erano detti meno sicuri che l’aumento previsto si sarebbe materializzato effettivamente, suggerendo un rialzo di 25 punti base anziché di 50. Segui tutti gli aggiornamenti e le news sui tassi dei mutui.


2 marzo 2023 – Inflazione Italia scende a 9,2% a febbraio, ma resta alta in Europa. BCE verso un nuovo rialzo dei tassi.

I nuovi dati ISTAT sull’inflazione in Italia a febbraio mostrano un quadro leggermente più ottimistico. Le stime preliminari confermano la frenata dell’aumento dei prezzi al consumo, con un’inflazione che si attesa al 9,2% su base annua, in calo rispetto al 10% registrato a gennaio. 

La principale causa di questa decelerazione è il calo del prezzo del gas. Tuttavia, fa notare l’ISTAT, i prezzi dei generi alimentari, dei tabacchi e dei servizi mantengono una tendenza al rialzo. La conseguenza è che si accentua la crescita su base annua della componente di fondo (+6,4%) e quella del cosiddetto carrello della spesa, che sale al +13% dopo il rallentamento osservato a gennaio. 

Allargando la visuale al contesto europeo, l’inflazione in Italia anche se in discesa, resta a livelli più alti rispetto ad altri paesi. Secondo la stima preliminare resa nota da Destatis, i prezzi al consumo in Germania sono saliti del +8,7% su base annuale. Anche se superiore alle attese, il dato si è mantenuto abbastanza in linea con il mese precedente. Sale l’inflazione anche in Francia e in Spagna, rispettivamente a +6,2% e +6,1% su base annua. 

Questi dati allontanano l’ipotesi di un allentamento della stretta monetaria da parte della Banca centrale, che ha già anticipato un possibile nuovo rialzo dei tassi dopo marzo. La prossima riunione della BCE prevista per il 16 marzo porterà un aumento di altri 50 punti base, ma poi “è probabile che continueremo su questa strada”, ha detto Christine Lagarde durante un’intervista a una tv spagnola. La presidente della BCE ha descritto l’aumento come molto probabile e necessario per raggiungere l’obiettivo annunciato di riportare l’inflazione al 2%. Gli investitori prevedono ora un aumento del tasso di deposito fino a un massimo del 4%, dal livello attuale del 2,5%.


22 febbraio 2023 – ISTAT: inflazione al 10% a gennaio, in calo rispetto al mese precedente.

Quanto è l’inflazione oggi in Italia? Rispondono a questa domanda gli ultimi dati resi noti oggi 22 febbraio. L’ISTAT ha rivisto le stime al ribasso rispetto ai dati provvisori (10,1%) pubblicati a inizio mese. 

Nel mese di gennaio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività ha registrato un aumento dello 0,1% su base mensile e del 10% su base annua, in discesa rispetto al +11,6% nel mese precedente. 

Il calo dell’inflazione a gennaio si deve principalmente al tetto al prezzo del gas e all’abbassamento dei prezzi dei beni energetici regolamentati (- 12% su base annua). Tuttavia permangono le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, dagli alimentari lavorati ai servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo. 

L’emergenza inflazione, commenta l’Unione Nazionale Consumatori a margine degli ultimi dati ISTAT, “è ben lungi dall’essere risolta”. Il costo della vita resta alto: per una famiglia media, l’inflazione al 10% significa un aumento di 2.514 euro su base annua, di cui le voci più care sono abitazione, acqua, elettricità e combustibili (1.193 euro) e i prodotti alimentari e bevande (711 euro).

Inflazione in Italia: le città più care a gennaio 2023 

Il report dell’ISTAT mostra anche i dati dell’inflazione di gennaio nei capoluoghi di regione e nei comuni con più di 150.000 abitanti. 

L’inflazione più marcata si è registrata nelle Isole (+11,7%, in lieve rallentamento da +13,9% di dicembre), a cui segue il Nord-Ovest (+10,0%, da +11,4% del mese precedente). Tassi inferiori alla media nazionale si registrano invece al Sud (+9,9%, da +11,7%), nel Nord-Est (+9,7%, da +11,5%) e al Centro (+9,6%, da +11,0%).

Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti l’inflazione più elevata si osserva a Catania (+12,6%), Genova (+11,8%) e Palermo (+11,7%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano ad Aosta (+7,6%) e a Potenza (+7,5%). Roma registra una variazione del +8,9%, al pari di Venezia. Milano è in settima posizione con un aumento del 10,8%. 

Sulla base dei dati ISTAT, l’UNC ha stilato la top 10 delle città più care d’Italia in termini di aumento del costo della vita. La classifica vede in testa Bolzano, dove l’inflazione al +10,4% si traduce in una spesa aggiuntiva media equivalente pari a 2.764 euro all’anno. Al secondo posto troviamo Milano, dove il rialzo dei prezzi al consumo del 10,8% a gennaio si traduce in un aumento del costo della vita di 2.932 euro per una famiglia media. Chiude la top 3 Genova, la seconda città italiana per inflazione più alta (+11,8%), dove l’incremento determina una spesa aggiuntiva di 2.572 euro per una famiglia tipo. 

All’altro capo della classifica troviamo Potenza che, con un’inflazione del 7,5% e una spesa aggiuntiva per famiglia media di “soli” 1.481 euro, si attesta il capoluogo di regione con l’aumento del costo della vita più contenuto. Anche Napoli e Roma sono nella top 10 delle città italiane meno care, rispettivamente al sesto e al nono posto. Il capoluogo partenopeo ha registrato un’inflazione del 9,4% a gennaio, e un rincaro annuo per famiglia media pari a 1.902 euro, mentre nella Capitale il rialzo dei prezzi del +8,9% determina un aumento della spesa media pari a 2.084 euro.


2 febbraio 2023: inflazione scende al 10,1% a gennaio, secondo le stime preliminari dell’ISTAT.

Gli ultimi dati ISTAT sull’andamento dell’inflazione in Italia lasciano intravedere un barlume di speranza. Le stime preliminari diffuse il 1° febbraio 2023 relative al mese di gennaio indicano un tasso inflazionistico al +10,1%, in netta attenuazione. Anche se restano alti i prezzi al consumo su diverse categorie di prodotti, come gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli), i carburanti e i servizi dell’abitazione, il calo dell’inflazione si deve principalmente all’inversione di tendenza dei Beni energetici regolamentati (-10,9% su base annua).

I dati definitivi sull’inflazione a gennaio verranno pubblicati il 22 febbraio.

Quanto sarà l’inflazione nel 2023?

Secondo le proiezioni macroeconomiche degli esperti BCE, in Europa l’inflazione rimarrà elevata nel breve periodo, ma scenderà bruscamente al 3,6% entro la fine del 2023. L’attenuazione delle pressioni dai prezzi dell’energia e di altri costi, unitamente alle misure di politica monetaria della Banca centrale, dovrebbe riportare l’inflazione all’obiettivo del 2% entro la seconda metà del 2025.

Si prevede che i prezzi del gas e dell’elettricità avranno un impatto prolungato sull’inflazione complessiva, e l’inflazione alimentare è destinata ad aumentare ulteriormente nei prossimi mesi a causa delle continue pressioni esercitate dagli scorsi aumenti dei prezzi delle materie prime alimentari, dei prezzi dell’energia e intensificate dagli effetti ritardati del deprezzamento dell’euro. Secondo le attese, l’inflazione alimentare inizierà a calare nel corso del 2023 man mano che queste pressioni sui costi diminuiranno. 

Leggi anche: Inflazione, previsioni per il 2023


17 gennaio 2023: inflazione in lieve calo a dicembre, ma il dato 2022 è il più alto dal 1985.

L’inflazione in Italia segna +11,6% a dicembre 2022, stando ai dati definitivi sull’indice nazionale dei prezzi al consumo diffusi oggi dall’ISTAT. Il dato su base annua registra un lieve calo rispetto al +11,8% del mese precedente, mentre è in aumento dello 0,3% su base mensile. In media, l’inflazione italiana nel 2022 è cresciuta del +8,1%, un aumento significativo se confrontato con il +1,9% registrato nel 2021. Si tratta della crescita media annua più alta degli ultimi 37 anni: bisogna infatti risalire al 1985, quando si toccò il 9,2%, per trovare un aumento del dato inflazionistico più ampio di quello osservato nell’anno appena concluso.

Come rivelato dall’ISTAT, questo rialzo è dovuto principalmente a causa dell’andamento dei prezzi dei beni energetici (+50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021). Al netto di questi beni, nell’anno che si chiude la crescita dei prezzi al consumo è pari a +4,1% (da +0,8% del 2021).

In base alle stime, l’inflazione acquisita per il 2023 è pari al 5,1%, molto più alta di quella osservata per il 2022, quando fu pari a +1,8%.

Inflazione al +8,1% significa un aumento del costo della vita nel 2022 pari a 2.219 euro per una famiglia media, di cui oltre 500 euro solo sul carrello della spesa, spiega l’Unione Nazionale Consumatori. 

Gli ultimi dati ISTAT sull’inflazione in Italia confermano le previsioni pubbliate a ridosso dei dati sull’inflazione diramati da Francia e Germania. Secondo le stime diffuse a inizio gennaio dall’Insee, l’istituto di statistica francese, l’inflazione in Francia è diminuita a dicembre registrando una variazione mensile del -0,1%, rispetto al +0,3% di novembre, ma si è sgonfiata anche a livello annuale, segnando nel 2022 un +5,9% inferiore alle attese.

Anche in Germania il tasso di inflazione a dicembre 2022 è stato inferiore al mese precedente (8,6% contro il 10%), ciò in parte dovuto allo sgravio sulle bollette di dicembre stabilito dal governo Scholz. 


16 dicembre 2022: ISTAT conferma inflazione all’11,8% a novembre. La Bce alza i tassi d’interesse

L’inflazione italiana a novembre 2022 sale ai massimi storici in 38 anni, secondo i dati pubblicati oggi dall’ISTAT, sottolineando le sfide economiche che deve affrontare il nuovo governo Meloni.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’11,8% su base annua. I dati confermano le stime preliminari.

Rallentano i prezzi di alcune componenti che nel mese di ottobre avevano sostenuto la crescita dell’inflazione. Tra questi gli energetici non regolamentati e in misura minore gli alimentari non lavorati, mentre quelli di altre componenti continuano ad accelerare, tra cui gli energetici regolamentati e in misura minore gli alimentari lavorati. Accelerano, ma di poco, i prezzi del “carrello della spesa”. Intanto, nella seconda metà di novembre, i prezzi all’ingrosso del gas hanno ripreso a salire e, pur restando lontani dai picchi del terzo trimestre, rendono incerte le prospettive di rallentamento a breve termine dell’inflazione.

Bce alza i tassi d’interesse

Intanto la Bce ha rivisto al rialzo le previsioni sull’inflazione e ha deciso di alzare i tassi d’interesse di 50 punti base. “Il Consiglio direttivo prevede ulteriori significativi aumenti, perché l’inflazione continua a essere di gran lunga troppo elevata”, si legge nel comunicato della Banca centrale europea. Pertanto, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 2,50%, al 2,75% e al 2,00%, con effetto dal 21 dicembre 2022.

La decisione della Bce segue quella della Federal Reserve (Fed), che il 14 dicembre ha annunciato un aumento dei tassi di 50 punti base al 4,25-4,5%. Si tratta del livello più alto in 15 anni e del settimo rialzo consecutivo nel 2022. Il presidente della Fed Jerome Powell ha fatto sapere che la stretta persisterà e sarà più lunga di quanto previsto finora.

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30 novembre 2022: Inflazione resta all’11,8% come a ottobre, alcuni prezzi in discesa. Cosa rivelano i nuovi dati provvisori ISTAT.

L’inflazione in Italia cresce dell’11,8% su base annuale e dello 0,5% su base mensile: a rivelarlo sono gli ultimi dati provvisori sull’inflazione a novembre 2022 resi noti oggi dall’ISTAT. Stando alle stime preliminari, quindi, non si registrano variazioni rispetto al mese precedente.

Dopo la brusca accelerazione di ottobre, a novembre 2022 l’inflazione resta ai massimi da 38 anni, ma si mantiene stabile. Questo grazie soprattutto al rallentamento dei prezzi su base annua dei beni energetici non regolamentati e degli alimentari non lavorati, tra i principali responsabili dell’impennata dell’inflazione nei mesi scorsi. Altre componenti continuano ad accelerare, tra cui i beni energetici regolamentati e, in misura minore, gli alimentari lavorati e i prezzi del carrello della spesa. “Se nei prossimi mesi continuasse la discesa in corso dei prezzi all’ingrosso del gas e di altre materie prime, commenta l’ISTAT, il fuoco dell’inflazione, che ha caratterizzato sin qui l’anno in corso, potrebbe iniziare a ritirarsi”.

Si attende la pubblicazione dei dati definitivi il 16 dicembre 2022. 


16 novembre: Inflazione in Italia all’11,8%. I dati ISTAT confermano la crescita del tasso a ottobre 2022. Prezzi di cibi e bevande in aumento del 13%.

Mentre prosegue il collocamento del Btp Italia, il bond pensato per proteggere dall’inflazione, gli ultimi dati ISTAT sull’inflazione in Italia pubblicati oggi rivelano una situazione nazionale allarmante. Nel mese di ottobre 2022 l’inflazione è passata dall’8,9% di settembre all’11,8%, confermando grosso modo le stime preliminari (+11,9%).

Il trend è spinto in particolare dall’aumento dei prezzi dei beni energetici, la cui crescita passa da +44,5% di settembre a +71,1%. Più caro anche il carrello della spesa: per i beni alimentari l’Istat rivela un aumento dei prezzi pari al +13,1%. “È necessario risalire a giugno 1983 (quando registrarono una variazione tendenziale del +13,0%) per trovare una crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” superiore a quella di ottobre 2022 e a marzo 1984 (quando fu +11,9%) per una variazione tendenziale dell’indice generale NIC superiore a +11,8%”, commenta l’Istituto di statistica.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento del 3,3% su base mensile e dell’11,5% su base annua.

Non si è fatta attendere la replica delle associazioni dei consumatori. “Il governo con il Dl Aiuti quater non ha fatto nulla contro il caro bollette delle famiglie o per aumentare il loro potere d’acquisto, rinviando tutto alla Legge di Bilancio”, commenta con forte disappunto Massimiliano Dona, presidente dell’UNC (Unione Nazionale Consumatori), che chiede interventi immediati e potenziamento delle misure già attive, come la detassazione della tredicesima, il bonus di 600 euro a chi ha un reddito inferiore a 35mila euro e l’azzeramento dell’Iva sulle bollette di luce e gas di questo quarto trimestre, in quanto “non ci si può limitare a un lontano taglio del cuneo fiscale, peraltro, come annunciato dal ministro delle Imprese Urso, destinato solo per due terzi al lavoratore”.


28 ottobre: L’inflazione in Italia schizza all’11,9% a ottobre 2022: crescita ai massimi dal 1984. I dati preliminari dell’ISTAT.

Nel mese di ottobre 2022 l’inflazione in Italia registra un aumento del 3,5% su base mensile e dell’11,9% su base annua (da +8,9% del mese precedente). Era da marzo 1984 che non si osservava un simile picco. I dati ISTAT vanno ad aggiungersi al caro bollette e all’ipotesi di una recessione tecnica che potrebbe colpire l’Italia nel 2023.

L’accelerazione del tasso inflazionistico è dovuta soprattutto dall’aumento dei prezzi di beni energetici (si passa da +44,5% di settembre a +73,2%) e dei beni alimentari (da +11,4% a +13,1%). Rincari maggiori sul carrello della spesa in Italia non si vedevano da giugno 1983, quando si registrò una variazione tendenziale del +13%.

Un’inflazione all’11,9% significa un notevole aumento del costo della vita per le famiglie. L’UNC (Unione Nazionale Consumatori) stima, per una coppia con due figli, “una stangata complessiva, in termini di aumento del costo della vita, pari a 4.059 euro su base annua, di cui 2.219 per abitazione, elettricità e combustibili, 1.073 per il solo carrello della spesa. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 3.770 euro. In media per una famiglia il rincaro è di 3.324 euro, 2.016 per l’abitazione, 789 per il solo carrello della spesa. Il primato spetta ancora una volta alle famiglie numerose con più di 3 figli con una scoppola pari a 4.561 euro, 1.275 per i beni alimentari e per la cura della casa e della persona”.


27 ottobre: Bce alza i tassi d’interesse di 0.75 punti. La misura per tenere a bada l’inflazione. Mutui e prestiti più cari.

L’inflazione alle stelle in Italia e nell’area euro, dove il tasso a settembre è salito rispettivamente all’8,9% e al 9,9%. Per correre ai ripari la Banca centrale europea giovedì 27 ottobre ha alzato di nuovo i tassi d’interesse di 75 punti base per ricondurre l’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio periodo.

Contraria alla stretta la nuova presidente del consiglio Giorgia Meloni, che nel suo primo discorso da premier ha puntato il dito contro la politica monetaria più restrittiva della Bce, affermando che un aumento dei tassi di interesse sarebbe una scelta avventata che rischia di incidere sul credito bancario a famiglie e imprese.

Leggi anche: Inflazione Italia vs Europa: in quali paesi è più alta e come si calcola

Il nuovo aumento dei tassi d’interesse annunciato dalla Bce porterà un aumento pari a 52 euro al mese della rata del mutuo con tasso variabile. “Una stangata annua pari a 624 euro”, spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Un rincaro che, nel caso di piano di ammortamento alla francese, vale per chi ha sottoscritto da poco il contratto e ha ancora una quota di interessi molto alta, ma che ovviamente cala man mano che il mutuo si avvicina alla scadenza e si paga quasi soltanto la quota capitale”. Dona ritiene che “La Bce non poteva fare altro, vista l’inflazione al galoppo. Ma sarebbe certo più utile per calmierare i prezzi creare un indice alternativo al Ttf entro la fine dell’anno e non entro il 31 marzo come attualmente previsto dall’Ue”.

Anche dopo la mossa di oggi, sono probabili ulteriori rialzi dei tassi, ha fatto sapere giovedì la BCE in un comunicato stampa.

Ci si aspetta che anche la Federal Reserve aumenterà i tassi di interesse di 75 punti base durante la riunione di novembre, ma ci sono segnali che a partire da dicembre il ritmo dei rialzi potrebbe rallentare.


17 ottobre: l’inflazione in Italia è cresciuta dello 0,3% a settembre e dell’8,9% su base annuale.

L’ISTAT ha rilasciato i dati definitivi sull’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC): si registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dell’8,9% su base annua (da
+8,4% del mese precedente), confermando la stima preliminare.

Anche se continuano a crescere in misura molto ampia i prezzi dei beni energetici (da +44,9% di agosto a +44,5%), a guidare il trend è soprattutto l’aumento dei prezzi dei beni alimentari, la cui crescita passa da +10,1% di agosto a +11,4%, seguito da quello dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. In Italia non si vedeva una simile stangata sul carrello della spesa da agosto 1983, quando la crescita dei prezzi alimentari fu pari a +11,0%. La crescita dei prezzi al consumo pesa sulle tasche di tutti, ma il differenziale inflazionistico tra le famiglie meno abbienti e quelle con maggiore capacità di spesa continua ad ampliarsi.


4 ottobre: con la crescita dell’inflazione, previsti aumenti polizza auto. 

La raffica di aumenti causati dall’inflazione in crescita riguarderà anche le polizze auto

Sulla scia dell’inflazione galoppante, che a settembre ha quasi raggiunto il picco del 9%, si prevedono rincari anche per gli automobilisti. Se a giugno le tariffe Rc Auto sono rimaste per lo più stabili con una tendenza al ribasso (353 euro, -2,1% su base annua), questo autunno la stangata potrebbe abbattersi anche sul settore delle assicurazioni. “Il trend nel settore Rc auto rischia di invertire la rotta, con le tariffe che potrebbero tornare a breve a salire per effetto di inflazione e caro-energia, così come annunciato dalle compagnie di assicurazioni. Una ipotesi che, oltre al danno, rappresenterebbe una beffa per milioni di assicurati”, ha detto il presidente del Codacons Carlo Rienzi.

A pesare non è solo la spinta inflazionistica, ma anche la circolazione delle automobili tornata ai livelli pre-pandemia, con i sinistri che sono tornati a salire già dall’estate. Intanto sono iniziati ad aumentare i prezzi per i pezzi di ricambio, senza considerare che l’inflazione influisce anche sui costi dei danni fisici. A giugno il Ministero dello Sviluppo economico ha aggiornato le tabelle di riferimento prevedendo un aumento del 7% circa in tre anni, di cui il 6% dovuto alla sola inflazione dell’ultimo anno. 

Vuoi risparmiare sulla polizza auto? Ecco come trovare la migliore assicurazione economica

Nel frattempo, occhi puntati sui rincari energetici: il 29 settembre ARERA ha annunciato un aumento del costo della bolletta della luce pari al 59% a partire da ottobre. Tradotto: la spesa per la luce da gennaio a dicembre 2022 per la famiglia media sale a 1.322 euro, più del doppio rispetto ai 632 euro del 2021. L’Autorità per l’energia ha precisato che grazie a un intervento straordinario si è riusciti a limitare i rincari, che altrimenti sarebbero stati pari al 100%. Per saperne di più leggi: Aumenti bollette luce e gas: cosa cambia dal 1° ottobre .


30 settembre: secondo i dati ISTAT, l’inflazione in Italia ha sfiorato il 9% a settembre. Aumento dei prezzi ai massimi da quasi 40 anni.

ISTAT ha rilasciato i dati provvisori dei prezzi al consumo di settembre 2022. Secondo le stime preliminari, il NIC (indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività) è salito dello 0,3% nell’ultimo mese. Questo significa che l’inflazione in Italia è arrivata all’8,9% su base annua. Ad agosto era all’8,4%. 

Il NIC misura l’inflazione a livello dell’intero sistema economico. In altre parole considera l’Italia come se fosse un’unica grande famiglia di consumatori, all’interno della quale le abitudini di spesa sono ovviamente molto differenziate. Per gli organi di governo il NIC rappresenta il parametro di riferimento per la realizzazione delle politiche economiche. 

A dispetto di quanto si potrebbe credere, a spingere la nuova accelerazione dell’inflazione non sono i beni energetici, ma soprattutto i beni alimentari (la cui crescita passa da +10,1% di agosto a +11,5%) seguiti dai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +5,7%). Era da luglio 1983, quando segnarono una variazione tendenziale del +12,2%, che non si registrava un aumento dei prezzi del carrello della spesa su base annua superiore a quello di settembre 2022. 

Indice dei prezzi al consumo NIC da gennaio 2017 a settembre 2017, variazioni percentuali congiunturali e tendenziali

Fonte: ISTAT 

Indice dei prezzi al consumo NIC per divisione di spesa a settembre 2022

Fonte: ISTAT 

Inflazione record anche in Europa

Inflazione galoppante anche nell’eurozona. Secondo le stime provvisorie di Eurostat l’inflazione ha toccato il 10% a settembre, in aumento rispetto al 9,1% di agosto. I prezzi al consumo nei 19 paesi dell’area euro hanno raggiunto il livello più alto dalla creazione della moneta unica più di 20 anni fa, ha riferito la Commissione europea, superando anche le aspettative degli economisti. 

Se si considerano le principali componenti dell’inflazione nell’eurozona, i prezzi dell’energia (+40,8%, rispetto al +38,1% di agosto) sono stati il principale fattore che ha contribuito all’accelerazione dell’inflazione, sulla spinta della guerra in Ucraina. 

Seguono i prodotti alimentari, alcolici e tabacco (11,8%, rispetto al 10,6% di agosto), non alimentari e tabacco (11,8%, rispetto al 10,6% di agosto), i beni industriali non energetici (5,6%, rispetto al 5,1% in agosto) e i servizi (4,3% rispetto al 3,8% di agosto).

Dieci paesi hanno registrato un’inflazione a due cifre, inclusa la Germania che con un tasso stimato pari a 10,9% ha raggiunto il record degli ultimi 70 anni. In Francia l’inflazione è leggermente diminuita scendendo al 6,2% a settembre, dal 6,6% del mese precedente. Giovedì migliaia di lavoratori sono scesi in piazza in tutto il paese per chiedere un aumento dei salari a fronte dell’elevata inflazione. Le proteste in Francia vanno avanti da mesi e hanno coinvolto la forza lavoro di vari settori, inclusi i trasporti, il commercio e la scuola. Anche in Repubblica Ceca si è assistito a mobilitazioni nazionali per il caro energia. 

Nella speranza di fermare la marcia dell’inflazione nell’eurozona, la Banca centrale europea ha alzato i tassi d’interesse negli ultimi due incontri e ha promesso ulteriori aumenti. 



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