Inizierà l’11 gennaio 2025 il processo per Alessandro Sacchi, l’80enne che lo scorso giugno sparò e uccise la moglie malata di Alzheimer. Il procedimento a suo carico sarà in corte d’Assise, davanti a giudici togati e popolari. Il rinvio a giudizio arriva dopo che la perizia psichiatrica sull’uxoricida ha accertato che Sacchi è in grado di partecipare al processo, seppur fosse parzialmente incapace di intendere e volere quando ha ucciso la compagna di vita Serenella Mugnai. Le ha sparato in testa con l’arma ereditata dal padre Il vizio è motivato dal fatto che l’anziano soffriva di un disturbo da stress traumatico che ha provocato in lui una semi infermità mentale, come è stato accertato anche dal dottor Massimo Marchi: allo psichiatra la procura ha affidato l’esame che è stato riportato in aula lunedì scorso in incidente probatorio.
Quanto ha depositato davanti al Gup è stato “congelato”, e ciò significa che varrà come prova durante il processo. La semi infermità mentale non implica il proscioglimento ma può portare ad uno sconto di pena. Tra le ipotesi ci potrebbe essere anche quella che venga fatta richiesta dai difensori del rito abbreviato che implica lo sconto di pena di un terzo a patto che il processo si svolga sulle carte dell’accusa (oltre alle eventuali indagini difensive). Ipotesi che non sarebbe prevista nei reati puniti con l’ergastolo, quale appunto l’omicidio volontario con l’aggravante del legame coniugale, ma che potrebbe essere ammessa con la semi infermità. Vedremo cosa decideranno gli avvocati ed eventualmente quale sarà la risposta del Tribunale. A difenderlo ci sono gli avvocati Piero Melani Graverini e Stefano Sacchi, suo nipote.
Sacchi nel frattempo aspetta il processo ai domiciliari nella Rsa dove si trova da alcuni mesi, i difensori potrebbero far richiesta che la misura cautelare venga revocata anche perché la perizia ha acclarato che l’80enne non è una persona “socialmente pericolosa in senso psichiatrico”” .
Lo scorso 21 giugno però sparò un colpo di pistola contro la moglie Serenella. Agli agenti della Mobile che arrivarono nell’appartamento in viale Giotto disse: “Non ce la facevo più”. Fu lui stesso ad avvertire la polizia. L’uomo era provato a causa della malattia che affliggeva la moglie, l’Alzheimer.
La convivenza tra i due era diventata difficile e l’ennesimo litigio si rivelò l’ultimo. Prese la Beretta e uccise la moglie, un colpo alla testa. Sacchi fu arrestato, ma l’ambiente del carcere non era quello adatto a un uomo della sua età. Quindi il trasferimento alla Rsa dove è ancora oggi.
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