Treviso, il progettista Bressan: «Con la riqualificazione vogliamo offrire alla città professionalità ed eccellenza»
Alla fine costerà il 20% in più rispetto al preventivo, e stiamo parlando di una sessantina di milioni. Ma il recupero dei Mulini Mandelli è uno dei pochissimi interventi in città di cui si dirà che c’era un prima e c’è un dopo. Un po’ come quando, un quarto di secolo fa, si mise mano al complesso dell’ex ospedale San Leonardo, trasformandolo nell’attuale Quartiere Latino di Treviso, oppure quando, alcuni anni più tardi, sempre per iniziativa della Fondazione Cassmarca a trazione Dino De Poli, fu riqualificata l’intera area ex Appiani diventando la Cittadella delle Istituzioni che oggi conosciamo.
Rispetto al passato però l’impronta finanziaria e imprenditoriale per i Mulini Mandelli si annuncia un tantino più razionale. Nel senso che, pur mettendo ugualmente in gioco un archistar, in questo caso Matteo Thun, la vendita dei locali è stata affidata a Italy Sotheby’s International Realty, non a contatti diretti e non con pacche sulle spalle ad eterei presidenti di questo o quell’ente, in qualche modo sempre creditori di qualcosa verso Ca’ Spineda. Mulini Mandelli è la porta orientale di Treviso, quella del Sile, che proprio lì esce dai confini comunali.
Il progetto di Pierangelo Bressan, unico player dell’intervento con il supporto della sola CentroMarca Banca, è la restituzione alla città di un colosso che ha fatto soggezione un po’ a tutti quelli che, in precedenza, qualche pensiero glielo avevano rivolto. Battezzandolo troppo complicato: occorreva combinare la rigorosa conservazione delle linee originarie, e possibilmente anche dei materiali esistenti, con un contesto naturalistico fatto di una tripartizione dello Storga, affluente del Sile in passato unica fonte di energia per macinare i cereali giunti da Venezia con i burci. E poi c’è una falda sotterranea ad appena 180 centimetri, una sfida delicatissima per eventuale nuove costruzioni.
Nel conto che Bressan ha scelto di affrontare è inoltre arrivata una serie di richieste dal Comune, come la realizzazione di una rotatoria per agevolare ingressi ed uscite e l’ampliamento dello spazio sull’alzaia attraverso una struttura sospesa larga 4 metri. Operazioni vincolanti che in tutto valgono più di sei milioni e che rappresentano la principale causa di lievitazione dei costi. Ma veniamo ai numeri. L’intervento insiste su 70 mila metri quadrati di cui 20 mila a verde e le residenze nel corpo storico saranno 17, oltre a 21 per servire una struttura ricettiva. A queste si aggiungono 7 case fronte Sile, da 90 a 200 metri quadrati, e fin qui si tratta di opere che saranno concluse probabilmente entro l’estate del 2026.
Altri due anni occorreranno, poi, per costruire 48 tra appartamenti e ville bifamiliari all’interno di un quadrilatero off limits per i motori, e tutto questo con il corredo di 143 posti auto ipogei. Poi negozi, uffici, un ristorantino e altri servizi a disposizione di chi vive o frequenta la rinata estremità Est del quartiere di Fiera. Non occorre precisare che il tono delle case in vendita rientra nella fascia dei beni immobiliari di pregio e che, dunque, l’estensione a platee internazionali di potenziali acquirenti attraverso Sotheby’s potrebbe portare a Treviso nuovi concittadini di paesi lontani.
«Avere questo partner nel nostro progetto – riconosce Bressan – è una garanzia di eccellenza e professionalità che testimonia la qualità ed il valore che vogliamo offrire con il piano di riqualificazione dei Mulini Mandelli».
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