Il negoziante di origini ebraiche era memoria storica della città: aveva mantenuto attivo l’esercizio di abbigliamento e filati inaugurato da suo nonno Aldo nel 1875. Il nipote: «Una fortuna averti avuto come nonno»
Un pezzo della storia di Ferrara che se ne va per sempre. A 101 anni – domenica scorsa, 1° dicembre – si è spento Ivo Pesaro, storico commerciante ferrarese di origini ebraiche, ma anche – e soprattutto – preziosa memoria storica cittadina.
A 20 anni infatti, il 15 novembre 1943, quando ancora era uno studente, fu testimone oculare della «lunga notte del ’43» narrata dalla penna di Giorgio Bassani e dalla cinepresa di Florestano Vancini, quando i militi fascisti fucilarono dieci oppositori del regime davanti al muretto di cinta del Castello Estense per rappresaglia dopo la morte del federale Iginio Ghisellini. Quel giorno, suo padre Ciro fu arrestato e portato nel carcere di via Piangipane fino al 1944.
«Era una giornata come le altre e non sapevamo niente di quanto accaduto» raccontava Pesaro in una toccante testimonianza. «Quando eravamo pronti per andare a letto – ricordava – abbiamo sentito bussare alla porta. Era arrivata una squadra di militi e, dopo aver consultato una lista di nomi, avevano portato mio papà in Questura. Erano circa le 22.30. Alle 6.30 del mattino, insieme a mia sorella, lo eravamo andati a cercare e, passando per piazza, ci imbattemmo nello spettacolo di quei poveri disgraziati lungo il muretto del castello. Fortunatamente scoprimmo che nostro padre lì non era, ma che lo avevano portato nelle prigioni».
Nato l’11 gennaio 1923 a Ferrara, dopo la fine della guerra, in cui perse anche uno zio, deportato e ucciso ad Auschwitz, Ivo Pesaro aveva mantenuto attivo l’esercizio inaugurato da suo nonno Aldo nel 1875, che in origine era un negozio di filato. Con Ivo, l’attività aveva avuto la sua massima espansione in via Canonica ed era diventata un riconosciuto punto di riferimento per tutto ciò che riguardava l’abbigliamento classico per uomo, donna e bambino, ma anche la vendita di attrezzature per cucire, gomitoli, tessuti, tende, biancheria, bottoni. Ivo aveva gestito il negozio dal dopoguerra fino al 2013, anno in cui la bottega – oggi diventata merceria – si è trasferita nell’attuale collocazione di piazza Trento Trieste, al civico 11.
Fino a qualche anno fa, nonostante l’età, Ivo continuava ad essere il perno dell’attività e ogni giorno si recava nella bottega, oggi gestita da Sara e Laura Pesaro, due dei quattro figli avuti con la moglie – mancata tre anni fa – con la quale aveva trascorso oltre settanta anni tra fidanzamento e matrimonio. Dalla loro unione, oltre a Laura e Sara, sono nati Paolo e Bianca, i quali gli hanno donato sei nipoti e tre bisnipoti che vivono tra Ferrara e Genova. Oltre alla grande dedizione per il lavoro, Ivo nutriva una grande passione per la montagna e per le camminate.
Oggi, a ricordarlo, è il primo dei suoi nipoti, Andrea Magri: «Poche settimane e sarebbero stati 102. Ho avuto una grande fortuna ad avere te come nonno. Il caso mi ha portato a essere il primo nipote e per questo sono consapevole di essere stato trattato con un occhio di riguardo. Ho solo ricordi positivi che racconterò a mio figlio quando crescerà. Quando lo vedevi, ti illuminavi e provavi a comunicare con lui. Gli parlerò della persona che eri, quanto hai sofferto, quante cose mi hai insegnato (anche con i tuoi silenzi) e quante cose hai fatto per me. Ho fatto tesoro di tutto e penso di aver appreso da te la tua gentilezza, educazione e rispetto verso il prossimo e, sotto sotto l’arte del commerciante. Mi mancherà moltissimo non passare più a trovarti e parlare con te».
L’ultimo saluto a Ivo Pesaro è fissato per sabato 7 dicembre alle 10.20 in Certosa.
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