Le discussioni sulla rottamazione-quinquies accendono il dibattito politico. La Lega insiste per varare la misura che consentirebbe di rateizzare in 120 rate mensili da luglio prossimo le cartelle fiscali notificate fino al 31 dicembre 2023. Tuttavia, il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, non sembra condividere l’urgenza del Carroccio, avendo dichiarato che «di rottamazione adesso non se parla…».
Nel frattempo, l’Agenzia delle Entrate ha intensificato la propria campagna di compliance fiscale, inviando un’ondata di lettere di “alert” per spingere partite Iva e autonomi ad aderire al concordato preventivo biennale entro il 12 dicembre. Questa iniziativa ha sollevato critiche non solo dalla Lega, ma anche dai sindacati dei commercialisti come l’Ungdcec, l’Aidc e l’Adc, che hanno denunciato il carattere «intimidatorio» di tali comunicazioni.
La rottamazione quinquies: la proposta della Lega
Secondo Alberto Luigi Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive della Camera e responsabile Fisco della Lega, la rottamazione-quinquies sarebbe una misura fondamentale per aiutare milioni di cittadini e imprese in difficoltà. «Non può essere una colpa dichiarare le imposte e non riuscire a pagarle», ha spiegato, sottolineando che la proposta prevede tolleranza per ritardi fino a otto rate.
Il Carroccio punta su una misura che «rimetterebbe in bonis milioni di attività economiche» e darebbe respiro a liberi professionisti, commercianti e Pmi ancora gravati dagli effetti economici della pandemia. Lo Stato, secondo Gusmeroli, trarrebbe vantaggio da una costante entrata fiscale, consentendo di «diminuire le imposte a tutti».
A frenare, però, è il viceministro Leo, che sembra orientato a evitare ulteriori sanatorie fiscali. La sua linea riflette una visione più rigida della gestione del debito fiscale, che si contrappone a quella più pragmatica della Lega.
Le lettere dell’Agenzia delle Entrate
In parallelo, l’Agenzia delle Entrate ha scatenato un vero e proprio tsunami di comunicazioni verso contribuenti con redditi dichiarati inferiori al cosiddetto “minimo settoriale”. Secondo l’Agenzia, tali redditi rappresentano potenziali anomalie che potrebbero essere sanate con il concordato preventivo biennale per gli anni fiscali 2024 e 2025.
I sindacati dei commercialisti, però, sono sul piede di guerra. Francesco Cataldi (Ungdcec), Edoardo Ginevra (Aidc) e Maria Pia Nucera (Adc) hanno denunciato che «l’invio massivo di comunicazioni generiche contrasta con l’obiettivo dichiarato di migliorare il rapporto tra fisco e contribuente». Queste lettere, secondo i sindacati, «provocano timori tra i cittadini» e costringono i commercialisti a svolgere attività di assistenza di basso valore aggiunto, spesso senza adeguato riconoscimento economico.
Le lettere di compliance, pensate per incentivare i contribuenti, rischiano di trasformarsi in un boomerang. «Contribuenti e commercialisti hanno già valutato con attenzione l’opportunità di aderire», hanno rimarcato le associazioni. La pressione dell’Agenzia, invece, alimenta un rapporto conflittuale con i cittadini e ignora la specificità dei redditi autonomi, spesso influenzati dalle difficoltà economiche degli ultimi anni.
La vicenda si inserisce in un contesto economico delicato.
Secondo l’Istituto Nazionale Revisori Legali (Inrl), la rottamazione-quinquies potrebbe essere una risposta concreta per sanare debiti fiscali e previdenziali accumulati negli anni della pandemia. La misura darebbe un segnale di sostegno a imprese e cittadini in difficoltà, rilanciando settori ancora in affanno nonostante i segnali di ripresa del 2022 e 2023.
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