Non ci sono più solo il prezzo o l’innovazione tecnologica a rappresentare gli elementi con cui si muove la competizione nel settore automobilistico. Nel comparto automotive anche le eventuali sanzioni che la Commissione Europea comminerà nel 2025 alle case che non raggiungeranno i target di produzione di veicoli elettrici diventano un fattore concorrenziale. È incredibile: non vendo, licenzio, ma almeno non pago le multe. Davvero il mondo alla rovescia. Si tratta in tutto di 15 miliardi di euro di possibili sanzioni. La differenza tra essere in perdita o in utile non la fa perciò solo il mercato ma anche un burocrate alla scrivania, come ai tempi di Stalin. Una follia.
C’è modo di rientrare da questo percorso che porta contro un muro? Secondo quanto risulta a Milano Finanza, la Commissione sta provando a fare marcia indietro ma trova resistenze in alcuni Stati membri e persino in alcune aziende del comparto, come ad esempio Stellantis, molto vicina al target di produzione e da poco orfana del contestatissimo ceo Carlos Tavares.
Cosa dice la norma
La norma dice che il target di emissioni deve scendere a 94 grammi di anidride carbonica al chilometro, ma in realtà ogni costruttore avrà un obiettivo specifico, calcolato anche in base al mix di veicoli che vende: più la gamma offerta è fatta da auto grandi e di grossa cilindrata, che emettono di più, più alto sarà il limite (più vicino a 100 grammi che a 94).
Massimo Garavaglia della Lega ha individuato in una formula molto chiara l’equazione che permetterebbe a Stellantis di non ricevere una sanzione europea: per vendere una 500 ibrida deve vendere una 500 elettrica. Se non ci riesce arriva il vigile comunitario. Una seconda follia che nemmeno quel tiranno di Stalin, che pur impediva ai lavoratori persino di cambiare azienda per un’altra, avrebbe potuto partorire.
Tutto è nelle mani di Ursula von der Leyen che dovrà però correre nei prossimi 100 giorni, peraltro a ridosso delle elezioni tedesche. A fronte della richiesta di sospendere le possibili sanzioni a Stellantis, Renault, Volkswagen & C. (attualmente solo Volvo rispetta i parametri del 2025) messa nera su bianco dall’Italia, dalla Repubblica Ceca e ora supportata anche da Francia e Germania, dovrà portare in Commissione una proposta di emendamento del Green Deal.
Poi il testo dovrà passare per il Consiglio Europeo e per il Parlamento. Logico aspettarsi qualche mese di lavori, sempre che tutti i Paesi nel litigioso condominio Europa siano d’accordo.
Altrimenti calerà la mannaia sulle aziende automobilistiche non aderenti agli obiettivi 2025 e si apriranno portoni a nuovi, fortissimi venti nazionalisti. In Germania Alternative fur Deutschland e in Francia Marine Le Pen si staranno già pregustando la possibile vittoria elettorale. (riproduzione riservata)
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