Un’occasione per approfondire le potenzialità dello strumento e illustrarne i risultati, sia quelli raggiunti che quelli attesi.
C’est l’argent qui fait la guerre. Sono i soldi a fare la guerra. Lungi dal riferimento al peggiore dei mezzi con cui ottenere risultati politici, il proverbio francese sottolinea quanto la disponibilità immediata di denaro e credito sia lo strumento di fatto più efficace per far fronte in tempi brevi ai costi determinati da fasi di crisi. Come quelli che da decenni gravano sui beni culturali.
A cominciare da quelli della Sicilia, regione che ne detiene almeno un quarto del totale presente nel paese che ne ha di più al mondo. Tutelare questo patrimonio, prezioso quanto immenso, oggi è molto costoso. E il mecenatismo, un tempo aspetto distintivo di non poche famiglie nobili, è ormai puntiforme. Si tratta di incentivarlo con apposite misure pubbliche di sostegno. Da dieci anni, il ruolo dell’Art Bonus, introdotto dal decreto legislativo n. 83 del 2014 e rafforzato dalla Legge di Stabilità del 2016, gioca uno strategico ruolo di leva per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo.
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Art Bonus: il convegno ad Altofonte
Il suo fondamento sono i benefici fiscali riconosciuti al mecenate sotto forma di credito d’imposta. Uno strumento urgente con il quale molte azioni di recupero e di riqualificazione di beni culturali sono state portate a termine per consegnarle alle generazioni future. Ma che va ulteriormente promosso, con iniziative estese su più ampi spettri di popolazione, inclusa quella studentesca. È stata questa la finalità del convegno svoltosi nel salone del Convento annesso all’arcipretura della chiesa di Santa Maria di Altofonte. Il borgo della Conca d’Oro situato a 12 chilometri da Palermo, dalle cui pendici origina il fiume Oreto.
Un’occasione voluta dall’amministrazione comunale ‘parchitana’ (gli abitanti di Altofonte vengono chiamati così in riferimento al grande parco di delizie fondato in questo spicchio di Conca d’Oro da Ruggero II durante la dominazione normanna) per approfondire le potenzialità dell’Art Bonus a sostegno della cultura. E per illustrarne i risultati, sia quelli finora raggiunti sia quelli attesi.
Come funziona l’Art Bonus?
A spiegarne il funzionamento, stimolato dalle introduzioni di Francesco Paolo Di Carlo, animatore locale con pregresse esperienze su iniziative di mecenatismo, è stata Carolina Botti, direttrice della Ales (Arte Lavoro e Servizi), società in house del Ministero della Cultura impegnata sul fronte del supporto alla conservazione e valorizzazione della ricchezza storica e estetica del Belpaese.
“Sembrano tanti i dieci anni trascorsi dal varo di questa norma, ma in realtà siamo ancora ai sui albori perché deve essere ancora conosciuta, maggiormente applicata e apprezzata, sebbene i risultati finora ottenuti siano già eloquenti. Per sostenere interventi di valorizzazione del patrimonio culturale, un ambito che richiede risorse ingenti, lo Stato riconosce un credito di imposta pari al 65%, recuperabile in tre anni, dell’importo donato per determinate finalità: dalla manutenzione, protezione e restauro di beni culturali di proprietà pubblica, anche se vengono gestiti da concessionari privati, incluse attività, come il restauro o il potenziamento di strutture dedicate allo spettacolo”. Così Carolina Botti.
Le statistiche
Vale la pena soffermarsi sui numeri. In Italia le statistiche aggiornate alla metà di novembre indicano un totale di oltre un miliardo di euro: importo erogato con le donazioni di 44.309 mecenati, di cui il 62% persone fisiche, il 13% enti non commerciali e il 25% imprese. Regioni più virtuose, nell’ordine, la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia Romagna e la Toscana. La Sicilia, con Puglia e Sardegna, marcia ancora tra le retrovie, con 2 milioni 273.241 euro di donazioni cumulative e poco più di un milione e 200mila euro raccolti dai concessionari. Province battistrada sono quelle di Palermo, Siracusa, Agrigento e Trapani, con il 97% della raccolta. L’ente, invece, che ha fatto registrare quella finora più alta è il Teatro Greco di Siracusa: oltre 650mila euro destinati a lavori di restauro, manutenzione e adeguamento.
La scelta di Altofonte
La scelta di Altofonte per allestire questo convegno sull’Art Bonus non è stata casuale. Nella sua area sono infatti presenti, tra molte altre testimonianze storiche, alcune antiche fontane recuperabili attraverso l’Art bonus. Una di queste è quella fatta costruire nel 1630 dall’abate cardinale Scipione Borghese, oggi bene della municipalità, il cui progetto di restauro è stato illustrato dal restauratore di opere d’arte Giuseppe Inguì.
“Ma a Altofonte si trovano anche la cosiddetta Fontana Grande, voluta nel 1794 da Ferdinando IV di Borbone, la Fontana Impero, edificata nel 1884 e altre fontane minori, alcune ancora oggi funzionanti, a testimonianza della storia legata all’acqua e al suo microclima salubre di questo borgo”, ha ricordato l’antropologa Rita Cedrini, già docente all’ateneo di Palermo.
“In passato – ha argomentato la studiosa – vari prìncipi siciliani si ridussero pressoché in povertà per dare all’area di Palermo non solo segni di decoro urbano ma per dedicargli progetti d’ampio respiro, finalizzati a posizionare il capoluogo siciliano all’altezza delle grandi capitali europee. Con la loro progressiva decadenza oggi ci si deve necessariamente appoggiare a istituzioni di buona volontà per recuperare almeno alcune tra le bellezze del territorio. Per questo l’Art Bonus è uno strumento tanto valido quanto ancora da promuovere molto”.
I progetti
Sulla stessa linea Maria Concetta Di Natale, presidente della Fondazione Sicilia. “Con questa misura abbiamo finanziato il restauro di un importante dipinto del Quattrocento, dell’artista palermitano Tommaso de Vigilia, custodito nella Chiesa del Carmine, la più antica di Ballarò. E sempre grazie all’Art Bonus portiamo avanti il restauro di un dipinto del Guercino, che era da lungo tempo dimenticato nella chiesa di Casa Professa”.
Al convegno di Altofonte le potenzialità di applicazione dell’Art Bonus nel patrimonio culturale della Sicilia, regione che ha competenza esclusiva in materia di beni culturali, sono state sottolineate anche dall’assessore regionale ai beni culturali Francesco Paolo Scarpinato.
“L’anno scorso un progetto pilota realizzato attraverso il credito d’imposta, è stato quello reso possibile dall’iniziativa dei marchesi Marida e Annibale Berlingeri. Il restauro di un trittico raffigurante l’incoronazione della Vergine tra i santi Pietro e Paolo, che abbiamo esposto per alcune settimane nella Galleria regionale della Sicilia a Palazzo Abatellis. Uno tra gli esempi di utilizzo strategico di questo strumento fiscale che può davvero coinvolgere la società civile nella valorizzazione della bellezza”. Perderla per incuria o indifferenza sarebbe una imperdonabile sconfitta collettiva.
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