Ferrara, 7 dicembre 2024 – Assicurare ai proprietari di locali commerciali la possibilità di minori insolvenze grazie alla maggiore sostenibilità del conto economico delle attività d’impresa, rendendo sostenibili i costi delle locazioni commerciali, sia in relazione allo start-up d’impresa che all’ attuale difficile situazione nella quale si registra un forte calo dei consumi.
Questo il progetto pilota che partirà da Ferrara in una prima fase di sperimentazione e che vedrà coinvolta la città estense per poi estendersi sul territorio fino a Ravenna, con il ‘Nuovo modello di contratto di locazione commerciale per l’attività di impresa e la valorizzazione degli immobili’.
Protagonista, la Camera di commercio di Ferrara e Ravenna insieme a Comune, Confcommercio e Confesercenti e associazione Piccoli Proprietari Immobiliari con il placet, per la parte tributaria, dell’Agenzia delle entrate. Proprio in provincia, infatti, il commercio produce li 16,9% del valore aggiunto e rappresenta li 15,5% dell’occupazione complessiva che conta di oltre 23mila persone.
Nell’era dell’e-commerce ai ferraresi piace ancora il negozio di prossimità e la vendita al dettaglio. Una realtà che trova conferma nell’indagine dell’Osservatorio dell’economia locale, del novembre scorso, e riferita al terzo trimestre del 2024 su un campione di imprese ferraresi da 1 a 500 dipendenti del commercio al dettaglio.
“Dalle nostre analisi risulta che, nonostante il digitale e la possibilità di acquistare via internet, il negozio di prossimità piace alla gente”. È l’analisi di Mauro Giannattasio, segretario generale della Camera di commercio e che aggiunge come “la gente si rattristi di fronte a vetrine che chiudono, ma è soddisfatta nel vedere una luce accesa, quella della sicurezza, la quale crea aggregazione e coesione, ma soprattutto dell’avere una persona che ti parla quando entri in un negozio”. La riscoperta dell’offerta commerciale e artigianale quale risorsa per la qualità urbana è uno dei fattori più potenti ed innovativi per ripensare le politiche dei centri storici proprio in considerazione del forte ritorno di interesse per il consumo di prossimità, della ricerca dell’autenticità e del desiderio di un contesto che assicuri piacevolezza, unicità ed emozione, fattori certamente più facili da ritrovare in un luogo urbano adeguatamente valorizzato, allontanando il fantasma della desertificazione commerciale nei centri storici e nelle periferie.
Se nel primo semestre 2024 il lento recupero delle vendite nel commercio al dettaglio sembrava essersi fermato confermando il livello raggiunto nello stesso periodo dello scorso anno, nei mesi estivi si è registrato un lieve andamento positivo che coinvolge la grande distribuzione e il commercio al dettaglio alimentare. Sono ormai dodici i trimestri in cui non si registrano variazioni negative come il decennio scorso, almeno per quanto riguarda le vendite al dettaglio, proprio perché le famiglie hanno modificato i propri comportamenti d’acquisto e l’erosione, generata dalla crescita dei prezzi, ha inciso sul potere d’acquisto, producendo effetti di rilievo, più evidenti nella tipologia dei “non alimentari”. Allo stesso tempo le imprese del commercio al dettaglio del settore alimentare avevano già evidenziato miglioramenti a partire dalla seconda metà del 2022 fino a registrare nel secondo trimestre 2024, la prima contenuta riduzione di vendite (-0,6%), subito però recuperata dall’andamento positivo degli ultimi mesi estivi.
Anche la ripresa riferita alla grande distribuzione, dopo aver registrato una debole variazione positiva (+0,4%), risulta in ripresa. Dando uno sguardo in regione si registrano trend meno positivi, determinati da una riduzione più accentuata per l’alimentare, un calo appena meno rapido nel non alimentare e valori di crescita ancora più modesti per la grande distribuzione.
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