di Carla Ceretelli
Anche questo accade in Italia. Grazie a CHI difende chi occupa le case e si erge a capopopolo e invita a emulazione di illegalità.
Due eventi simili che sono giunti alla ribalta. Ma chissà quanti ce ne saranno ancora.
Una famiglia di origini sinti aveva occupato abusivamente un bed and breakfast in via Ponte Vigodarzere a Padova.
Dopo un mese e mezzo circa ha lasciato l’abitazione. Pare che la famiglia avesse anche allacciato abusivamente le utenze. Se ne sarebbe andata “in modo spontaneo grazie a una mediazione operata dai carabinieri”. Il 3 dicembre c’è stata un’ispezione nell’appartamento da parte del comandante provinciale dell’Arma.
Ovviamente il fatto ha avuto eco a livello nazionale. «La situazione è alla nostra attenzione, affronteremo il problema con le autorità», aveva detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi lunedì 2 dicembre durante una visita a Venezia e Verona organizzata per affrontare altre questioni relative alla sicurezza nei vari settori territoriali.
L’occupazione era arrivata, appunto a un mese e mezzo.
Il proprietario, giustamente e ovviamente esasperato, aveva sporto denuncia. Il 16 ottobre una coppia, dunque due soggetti, aveva prenotato, tramite la piattaforma “Booking”, alcuni giorni nell’appartamento. Ma dopo qualche giorno la situazione è precipitata, racconta il proprietario, quando aveva fatto presente che il periodo di permanenza concordato era trascorso. E gli “ospiti”, inquilini temporanei per antonomasia, hanno versato regolarmente il dovuto. Ma hanno altresì chiesto di rinviare la partenza avendo bisogno di una settimana ulteriore. Il proprieratio non ha accettato, e, in seguito al diniego, gli “ospiti” hanno cominciato ad alzare i toni, addirittura minacciando di morte la famiglia insieme a una collaboratrice. Terrorizzato, l’host ha deciso di prolungare la loro permanenza di qualche giorno, un soggiorno aggiuntivo che non è mai stato pagato. Da qui nasce la decisione di sporgere denuncia. A mio avviso avrebbe dovuto farlo anche prima. Anche se non è facile comprendere la mala fede o un giusto bisogno e con chi si ha a che fare.
Accade a Firenze.
A Firenze è stata prenotato su Airbnb, e poi occupato, un appartamento.
Maria, proprietaria di una casa in zona Gavinana ha denunciato una vicenda analoga, anzi, peggiore di quella padovana.
Una donna di circa 40 anni vive, ormai da otto mesi, stabilmente e illegalmente nel suo appartamento. Maria è allibita e sconvolta, dato che nessuno, né forze dell’ordine né magistratura, sembra in grado, almeno ad oggi, di sfrattare l’abusiva per permetterle di entrare nuovamente in possesso dell’abitazione. Un’ attività che , per altro è il suo sostegno di sopravvivenza dignitosa.
Maria, riporta il Corriere della Sera, racconta che il 31 marzo la donna che ha messo in atto la truffa, per altro una fiorentina, ma autodefinita turista, si presenta nell’appartamento come concordato con la proprietaria dopo la registrazione regolare sulla piattaforma Airbnb. “Come succede ogni volta che arriva un nuovo ospite sono andata a conoscere di persona la ragazza che mi ha detto di essere una dottoressa, ricercatrice al San Raffaele di Milano e di essere a Firenze per qualche giorno prima di trasferirsi definitivamente a Milano. È apparsa subito molto gentile e mai avrei immaginato quanto accaduto in seguito”. Naturale, la gentilezza è una “dote”, una virtù, sempre che non sia falsa, come nel caso specifico.
Dopo i tre giorni prenotati in Airbnb, la “dottoressa” ha fatto il regolare check out. Salvo poi tornare per chiedere a Maria qualche giorno in più. Adempimento che fa, come da regolamento, direttamente la piattaforma che si occupa delle modifiche. Regolamento che raccomanda scrupolosamente di osservare. Evitando il “faidate”… Anche per salvaguardarsi da truffe e dunque tutelare l’host. Maria dunque si insospettisce un po’ ma va oltre e accetta.. La pseudo dottoressa ha chiesto altri giorni di pernottamento, fino al 18 maggio. Giorni concessi ma mai pagati nonostante gli accordi. “Il 18 maggio era previsto l’arrivo di alcuni ragazzi dall’Australia ma la ragazza non ha voluto sapere di andarsene, ha addirittura chiamato i carabinieri dicendo che la stavo disturbando”. Comunque, incredibilmente, dopo circa otto mesi, la situazione non è cambiata.
“La ragazza vive nell’appartamento insieme al figlio ventenne, un cane e un gatto, come se niente fosse e come se l’appartamento fosse suo”, afferma ancora Maria che a maggio ha fatto una denuncia per violazione di domicilio e insolvenza fraudolenta ma non è servita a niente.
La vicenda, purtroppo, non è un caso isolato, come si diceva. Chi si occupa di affitti brevi, magari con un solo appartamento e come unica entrata per vivere, segnala spesso, pare, situazioni simili, dove inquilini abusivi si appropriano delle loro case. La mancanza di interventi rapidi da parte delle autorità competenti richiede senza indugi la necessità di riforme nel settore degli affitti brevi. È fondamentale che vengano adottate misure più efficaci per garantire la sicurezza dei proprietari e prevenire truffe di questo tipo.
La vicenda di Maria è un campanello d’allarme per tutti coloro che gestiscono affitti brevi. È essenziale che i proprietari siano consapevoli dei rischi e delle potenziali truffe. Inoltre, è necessario un intervento legislativo che tuteli i diritti degli host che rispettano le regole delle piattaforme e delle istituzioni, come versamento della tassa di soggiorno e denuncia alla Questura degli ospiti. Che garantisca , dunque, un sistema di affitto più sicuro e trasparente. Affinché queste vicende non si ripetano in futuro.
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