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Superbonus addio, corsa contro il tempo: «Il Governo pensi a un’alternativa» #finsubito prestito immediato




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Il convegno di stamattina

di Mauro Giustozzi (foto Fabio Falcioni)

Un tavolo tecnico tra categorie datoriali, ordini professionali, sindaci e sindacati per lanciare l’allarme sulla fine del contributo Superbonus 110% in scadenza a fine anno e non rifinanziato nel 2025, la necessità di individuare nuovi strumenti come l’adeguamento dei costi parametrici per far sì che la ricostruzione nel cratere sismico non subisca un’improvvisa frenata con gravi conseguenza per i cittadini che si trovano nel mezzo di cantieri aperti ma non conclusi e di quelli che sono ancora nella fase progettuale.

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Nella sede di Confindustria Macerata si è tenuto un incontro di tutti gli attori della ricostruzione, che hanno espresso grandissima preoccupazione per l’incertezza che regna sul futuro e anche sulle sfide delle politiche di rilancio dell’entroterra maceratese. Senza un intervento normativo che modifichi il decreto 39/2024 (il cosiddetto “Taglia crediti”) ed in assenza di un congruo adeguamento dei costi parametrici a partire dal 1 gennaio 2025 sorgeranno serie problematiche: tutti i progetti depositati nel nuovo anno non potranno più beneficiare del Superbonus 110% mentre si chiede che sia emanato un provvedimento normativo che perlomeno assicuri a tutti i progetti depositati entro fine 2024 di poter continuare ad utilizzare incentivi fiscali con gli strumenti della cessione del credito o dello sconto in fattura oltre il 2025, anno di scadenza attuale del beneficio e fino al termine contrattuale previsto per la fine dei lavori. «La nostra preoccupazione è in merito a quello che sarà il futuro della ricostruzione – ha affermato Enrico Crucianelli, presidente di Ance Macerata – in quanto riteniamo che lo scenario normativo che si profila e che è già concretizzato possa portare ad uno stop o rallentamento sensibile della ricostruzione stessa. Noi proponiamo che, preso atto della fine della stagione del Superbonus abbinato alla ricostruzione, ci debba essere un intervento normativo in linea con le finanze dello Stato naturalmente che possa permettere un aumento del contributo parametrico in modo da neutralizzare gli accolli di una popolazione che sicuramente, nel caso dovesse subirli, finirebbe per disincentivare la ricostruzione, in particolare in coloro che sono proprietari di seconde case nel cratere».

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Il sistema Ance ha dimostrato nei mesi scorsi l’esistenza di un divario significativo tra il contributo parametrico attuale ed i costi effettivi degli interventi, evidenziando come l’entità delle risorse economiche necessarie a garantire la continuità della ricostruzione si dovrebbero attestate su un incremento medio che varia dal 25% al 35% e non del solo 4% che si sta profilando.

A causa dell’incertezza che si sta delineando si sta già assistendo ad un rallentamento nel deposito di nuovi progetti, con il concreto rischio di un imminente stallo della ricostruzione.

«Questo deve essere un tavolo di lavoro che porta un quid in più perché la ricostruzione è un percorso che si fa insieme a tutti i soggetti che hanno interesse, a partire dal privato, dal pubblico ed alle imprese che operano nel cratere – ha detto Roberto Lucarelli, sindaco di Camerino – si arriva alla scadenza di fine anno e c’è attesa per quelle che saranno le misure del governo, dello stesso commissario Castelli che sta lavorando su questa scadenza del Superbonus nel 2025 che ci preoccupa e non poco. In particolare per i cantieri che sono in corso ed altri che devono partire.

Il Superbonus è stata una misura che ha permesso di sfruttare alcune risorse che altrimenti si sarebbero dovute individuare nelle varie ordinanze della ricostruzione. È stata una misura che forse doveva essere pensata in modo strutturale sin dall’inizio e che oggi non ci avrebbe posto in questa condizione».

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I rappresentati delle associazioni di categoria come Confartigianato e Cna hanno chiesto oltre agli adeguamenti parametrici anche la certezza di regole che cambiano troppo spesso destabilizzando imprenditori e proprietari di case mentre l’Ordine degli ingegneri chiede al commissario Castelli di fare in fretta ed un coinvolgimento nei tavoli di lavoro per portare le proprie istanze all’individuazione di un percorso che non penalizzi chi sta ricostruendo la propria abitazione e chi lo farà dal 2025 in poi.

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Altro tema affrontato è stato quello di una visione strategica sulle politiche di rilancio dei territori coinvolti dal sisma, in assenza della quale non potrà avere un futuro economico e sociale tutta l’area dell’Appennino Centrale.

«L’altro aspetto – ha detto il direttore di Confindustria Macerata, Gianni Niccolò – è quello sulle strategie di sviluppo delle aree interne e di quelle del cratere sismico. L’esperienza fatta in occasione del sisma del 1997 portò a ideare e realizzare il cosiddetto Patto territoriale, che rappresentò uno strumento che consentì di garantire circa 30 miliardi di lire per la realizzazione delle opere di urbanizzazione ed un contributo, comunque, per le imprese che investivano nelle aree colpite dal terremoto di circa il 25-30%: basti pensare soltanto a Torre del parco a Camerino, a Belforte, a Tolentino, a Caldarola ed anche a San Severino.

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Successivamente al sisma 2016 avevamo lanciato il tema della Zes-sisma (ndr, zona economica speciale) che riguardava l’intero cratere: il documento con la proposta di Zes sottoscritta da 34 sindaci, associazioni imprenditoriali, ordini professionali è un po’ caduto nel vuoto, non c’è stata sensibilità ed attenzione verso questo tema.

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Territori che sono in difficoltà perché la strategia di sviluppo di queste zone dell’entroterra montano, tipo Castelsantangelo, Camerino o Castelraimondo, aree che hanno perso l’idea di comunità e se non si interviene con strumenti agevolativi e politiche di sostegno degli investimenti rischi che si acuiscono quei fenomeni di spopolamento legati all’anzianità, il taglio dei servizi, il contributo di autonoma sistemazione che riguarda una larga fetta di popolazione delocalizzata lungo la costa. Serve un sistema autorizzativo semplificato sul modello della Zes del sud Italia. Col quale innestare progetti che riguardano imprese con maggiore sostenibilità a tentare di sorreggere così lo sviluppo ed il rilancio di quelle aree».

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