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Crisi d’Impresa come eseguire il risanamento – Episodio 112 #finsubito prestito immediato


Dall’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, sono passati circa due anni ed il d.lgs. 13 settembre 2024, n. 136 ha introdotto significative modifiche integrative e correttive allo stesso Codice, che proseguono e rafforzano il processo di modernizzazione della disciplina della crisi d’impresa, avviato dalla legge delega n. 155/2017 e portato a compimento con l’attuazione della direttiva (UE) 1023/2019 in tema di ristrutturazioni.

Il Codice della crisi e dell’insolvenza è entrato in vigore il 15 luglio 2022 a seguito di un percorso normativo travagliato a seguito dei numerosi rinvii resisi necessari a causa della pandemia.

Buon ascolto.

Podcast GBsoftware a cura del Dott.ssa Paparusso

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Normativa

L’iter normativo si è svolto in tre fasi con:

  • il decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14, che ha abrogato la legge fallimentare del ’42 e la legge sul sovraindebitamento, introducendo la prima formulazione del Codice della crisi in attuazione della legge delega 19 ottobre 2017, n. 155 per la riforma delle discipline della crisi e dell’insolvenza;
  • il decreto legislativo 26 ottobre 2020, n. 147, che ha introdotto le prime disposizioni correttive;
  • il decreto legislativo 17 giugno 2022, n. 83, che ha modificato il Codice in attuazione della direttiva (UE) 1023/2019 riguardante i quadri di ristrutturazione preventiva, l’esdebitazione e le interdizioni, e le misure volte ad aumentare l’efficacia delle procedure di ristrutturazione, insolvenza ed esdebitazione.

Gli interventi normativi che si sono susseguiti in questo processo di riforma condividono si basano sulla centralità del recupero della capacità produttiva dell’impresa, nell’interesse di tutti i soggetti coinvolti nella crisi (debitore, creditori, lavoratori, soci, ecc.), da raggiungere attraverso meccanismi di prevenzione e diagnosi tempestiva delle diverse situazioni di difficoltà e il rapido accesso a soluzioni giudiziali o stragiudiziali, modulabili in base alle caratteristiche della crisi.

In quest’ottica, anche l’insolvenza cessa di essere considerata in termini sanzionatori, configurandosi come uno dei possibili esiti dell’attività d’impresa da gestire, ove possibile, con strumenti di liquidazione semplificati, in modo da garantire una rapida allocazione delle risorse per l’efficienza del sistema economico generale.

Gli strumenti del CODICE della crisi e dell’insolvenza

Il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza prevede tre tipi di strumenti:

  1. Gli strumenti per la prevenzione della crisi che ruotano intorno alla definizione di crisi e di “probabilità di crisi”, segnando il momento a partire dal quale operano i doveri di monitoraggio e intervento posti in capo all’imprenditore. Il Codice guarda alla crisi come una disfunzione dell’attività economica programmata, che può essere intercettata tempestivamente attraverso la predisposizione di assetti organizzativi, amministrativi e contabili funzionali alla sua rilevazione e che può essere superata anche attraverso il ricorso all’istituto della composizione negoziata della crisi. Si tratta di un percorso di carattere volontario e stragiudiziale che agevola l’imprenditore nelle trattative con i creditori e nelle rinegoziazioni dei contratti necessarie per il superamento della situazione di difficoltà dell’impresa, senza pregiudicare gli interessi dei soggetti coinvolti. Nell’ambito dell’istituto si collocano, inoltre, in funzione di prevenzione doveri di segnalazione posti in capo agli organi di controllo e ai creditori pubblici qualificati.
  2. Gli strumenti per la ristrutturazione, ai quali è espressamente riconosciuta priorità di trattazione rispetto alle soluzioni liquidatorie. Il Codice conserva tutte le soluzioni per la regolazione della crisi previste dalla precedente legge fallimentare (accordi in esecuzione dei piani di risanamento, convenzione di moratoria, accordi di ristrutturazione dei debiti, concordato preventivo), modificandone in parte il contenuto e introducendone di nuove (piano di ristrutturazione omologato, accordi di ristrutturazione ad efficacia estesa e agevolati), al fine di favorire la continuità, anche indiretta, dell’attività d’impresa. La nuova disciplina segna un passo importante per l’ammodernamento delle regole per la ristrutturazione, in linea con i principi europei, tesi a valorizzare l’accessibilità alle procedure e l’autonomia negoziale delle parti verso il perseguimento di un equilibrio ottimale tra tutela del credito e tutela della continuità aziendale.
  3. Gli strumenti per la liquidazione e il fresh start caratterizzati dall’eliminazione del disvalore sociale del fallimento e dall’obiettivo di garantire una maggior efficienza delle procedure, sia in termini di riduzione dei tempi, sia di maggior soddisfazione dei creditori. Gli stessi termini “fallimento” e “fallito”, sono stati eliminati e sono state introdotte alcune semplificazioni procedurali alla liquidazione giudiziale (ex fallimento) e al concordato liquidatorio. Accanto ai tradizionali strumenti liquidatori il Codice, inoltre, prevede l’istituto del concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio: una procedura rapida e snella a cui è possibile accedere solo nel caso in cui il debitore abbia fatto ricorso al percorso della composizione negoziata della crisi. Per assicurare il cambiamento culturale nella gestione dell’insolvenza il Codice, infine, estende l’esdebitazione a tutti i debitori, prevedendo altresì che possa essere ottenuta decorsi al massimo tre anni dall’apertura della liquidazione giudiziale.

Il Codice prevede, poi, alcune importanti regole processuali, delineando un “procedimento unitario” per l’accesso a tutti gli strumenti per la regolazione della crisi e dell’insolvenza e alla liquidazione giudiziale. Tali regole mirano a ridurre il rischio di sovrapposizioni tra procedure, attraverso la creazione di un unico contenitore processuale in cui far confluire le domande di tutti i soggetti legittimati, ancorché tra loro contrapposte. Il procedimento unitario consente al giudice di avere uno sguardo d’insieme sulle diverse strade che vengono percorse, sebbene le procedure continuino ad avere discipline autonome e separate in diverse parti del Codice.
ha apportato diverse modifiche al codice della crisi d‘impresa.

Novità del Correttivo TER

Il decreto legislativo n. 136/2024 (cd. Correttivo ter) ha apportato modifiche sugli istituti e delle regole riformate dal Codice, con lo scopo di risolvere le principali questioni interpretative sorte nei primi due anni di applicazione del Codice, correggere errori materiali, nonché armonizzare disposizioni scritte in momenti storici e socioeconomici diversi: quelle di attuazione della legge della legge delega n. 155/2017 e quelle di recepimento della direttiva europea, intervallate dalla crisi sistemica generata dalla pandemia e dallo scoppio del conflitto Russo-Ucraino. Il decreto, in particolare, al fine di migliorare l’impatto della riforma in termini di efficienza, introduce delle novità che riguardano la disciplina della composizione negoziata e le relative modalità di accesso, il ruolo dell’esperto, il sistema di allerta precoce e il rapporto banca impresa. Inoltre, le nuove norme contemplano anche regole per facilitare l’accesso agli strumenti di regolazione della crisi d’impresa, come il concordato preventivo e la liquidazione controllata, prevenendo eventuali abusi.

Nonostante il nuovo intervento normativo, il processo di modifica del Codice non può ancora ritenersi concluso. A livello europeo è, infatti, in corso di esame una proposta di direttiva per l’armonizzazione di alcuni aspetti della disciplina dell’insolvenza che – se sarà approvata – avrà un impatto significativo sulla disciplina della liquidazione giudiziale, richiedendo nuovi interventi correttivi.

Il decreto legislativo n. 136/2024 (cd. Correttivo ter) ha modificato la disciplina della crisi d’impresa, tra cui:

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  • lo stralcio dei debiti fiscali e previdenziali,
  • la composizione negoziata della crisi,
  • la prededucibilità dei crediti professionali
  • Intervenendo sulle procedure di sovraindebitamento

Quale procedura utilizzare?

Nella fase di precrisi, o di squilibrio patrimoniale, economico finanziario come definito dall’art. 12 del Codice della crisi e dell’insolvenza lo strumento più indicato è rinvenibile nella composizione negoziata, nel presupposto che risulta ragionevolmente perseguibile per il risanamento dell’impresa. Lo strumento della composizione negoziata appare lo strumento per lo più funzionale agli strumenti previsti all’art. 2 comma 1, lett. m-bis del CCI poiché rappresenta il per l’accesso al concordato semplificato di cui all’art. 25 sexies CCI. Viceversa, nell’ipotesi di insolvenza irreversibile è un obbligo dell’organo gestorio presentare la domanda di liquidazione giudiziale, ma solo se risulta preclusa qualsiasi possibile applicazione di altri strumenti di composizione della crisi, in quanto un’impresa risanata significa conservazione del valore ancorché residuale, dei posti di lavoro con i conseguenti benefici per il tessuto economico sociale. Ciò trova fondamento anche nel tenore letterario dell’art. 21 primo comma del CCI, laddove viene fatto riferimento all’impresa insolvente ma con concrete possibilità di risanamento, piuttosto che all’art. 7 comma 2 del CCI in riferimento alla verifica del tribunale in merito all’applicabilità degli strumenti di regolazione della crisi diversi dalla liquidazione giudiziale.

La composizione negoziata: come funziona?

La composizione negoziata consente alle imprese in difficoltà finanziaria di trovare un accordo con i propri creditori, evitando così il fallimento. L’obiettivo è quello di risanare l’impresa e di consentirle di continuare l’attività. Il decreto correttivo ter ha introdotto importanti novità nella disciplina della composizione negoziata.

L’impresa per poter accedere a questa procedura è deve seguire i seguenti passaggi:

  • verifica della sussistenza dei presupposti: l’impresa deve trovarsi in una situazione di crisi o di insolvenza, ovvero non essere in grado di far fronte regolarmente alle proprie obbligazioni.
  • redazione del piano di risanamento: l’imprenditore deve predisporre un piano di risanamento dettagliato, che illustri le cause della crisi, le misure correttive da adottare e le prospettive di risanamento dell’impresa.
  • nomina dell’esperto: l’imprenditore deve nominare un esperto indipendente, che avrà il compito di verificare la fattibilità del piano di risanamento e di assistere le parti nella negoziazione.
  • convocazione dei creditori: l’esperto convocherà i creditori per presentare il piano di risanamento e avviare la negoziazione.
  • conseguimento dell’accordo: se i creditori accettano il piano di risanamento, si raggiunge un accordo che dovrà essere omologato dal tribunale.

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