La Sanità nel VCO è il titolo del seguente comunicato che riceviamo dal coordinamento Una Verbania A Sinistra e pubblichiamo:
In queste settimane alcuni Sindaci del PD e del centro-sinistra, unitamente a qualche associazione di categoria, hanno tirato fuori dall’armadio lo zombie dell’Ospedale Unico, nonostante l’assenza di qualsiasi proposta di programmazione sulla gestione dell’emergenza, sulla viabilità del VCO, sulla sanità del territorio carente con l’assenza di medici, di pediatri ed infermieri.
Nonostante l’esperienza del Covid, che ha dimostrato l’indispensabilità di più ospedali su un territorio particolare come il VCO per gestire correttamente le emergenze, costoro continuano a ripetere da più di vent’anni le stesse richieste ormai superate dalla storia.
Quanto a studi di settore presi a esempio per sostenere la propria tesi: nel 2022 lo studio dell’Ires finanziato dalla Regione calcolava che la ristrutturazione degli ospedali del VCO, e non la demolizione e la ricostruzione, fosse per un importo di 43 milioni di Euro per Verbania, di 41 milioni di Euro per Domodossola e di 21 milioni di Euro per Omegna, per una spesa totale di 105 milioni.
Alla stregua di chi propone ancora l’ospedale unico ci chiediamo perché allora non proseguire con la ristrutturazione dei tre ospedali come previsto inizialmente anziché abbatterli e ricostruirli un reparto alla volta, con una spesa totale del doppio rispetto a quanto previsto: si otterrebbe un sensibile risparmio, circa la metà delle risorse, e si ristrutturerebbe anche l’ospedale di Omegna, Cenerentola del VCO.
Va ricordato che l’ospedale di Omegna è una la struttura ospedaliera al 51% pubblica che però non offre ai cittadini del Cusio i servizi necessari per le cure: non è dotata di un Pronto Soccorso aperto 24 ore su 24, non ha un reparto di traumatologia, presenta scarsità di ambulatori specialistici e sovente l’assenza dell’ ambulanza medicalizzata.
La mancanza di questi servizi a Omegna provoca una mobilità passiva del 15% verso la provincia di Novara, prevalentemente di cittadini del Cusio. In particolare verso Borgomanero la mobilità passiva è del 7% dei ricoveri, secondo dati dello studio commissionato dalla Regione nel 2022.
Si deduce perciò come l’Ospedale Unico sia un progetto di “distrazione di massa” dai veri problemi della salute: la prevenzione, la medicina territoriale, la risposta immediata alle emergenze, che in questi oltre vent’anni di fumo negli occhi hanno bloccato lo sviluppo ed il miglioramento della sanità nel VCO.
Ricordiamo che il Decreto del Ministro della Salute n. 77/2022, parte dei provvedimenti presenti nel PNRR / Missione 6 Salute, definisce come l’assistenza territoriale debba essere organizzata.
Di conseguenza ci chiediamo dove siano per i vari distretti ASL le Case di Comunità (hub e spoke) e gli Ospedali di Comunità, con i posti letto di sollievo e con i medici ed infermieri sul territorio?
Basta con la sanità centrata sugli ospedali: l’ ospedale deve essere la risposta immediata alle emergenze e alle acuzie, non un porto di mare dove sbarcano tutti per le necessità più diverse. La ragione di questo mutamento è semplice: la sanità e l’assistenza sul territorio sono carenti e i cittadini cercano una risposta rapida ai propri problemi. In questa situazione chi ci guadagna sono le strutture private che fanno utili sui problemi sanitari dei cittadini: con una carente sanità pubblica chi può cerca soluzione a caro prezzo nel privato.
Rispetto alla delibera numero 677 del 10/09/2024 del direttore generale dell’ASL 14 VCO, che approva il progetto di prefattibilità per la riqualificazione della rete ospedaliera e ristrutturazione dei due ospedali di Verbania e Domodossola per una spesa totale di non meno di 200 milioni, occorrono alcuni chiarimenti e precisazioni.
In primo luogo gli abbattimenti e le ricostruzioni dei reparti nei due ospedali devono essere fatti in parallelo e con la stessa tempistica, anche considerata la maggiore durata dei lavori previsti per il presidio di Verbania: non si può pensare che inizino i lavori solo per un ospedale dei due, con il rischio che l’altro rimanga indietro e non venga più considerato, soprattutto se dovessero emergere aumenti di costo in corso d’opera.
In secondo luogo appalti pubblici di questa importanza vanno monitorati accuratamente sia per evitare infiltrazioni della criminalità organizzata sia per l’aspetto tragicamente importante della sicurezza sul lavoro.
Vanno poi esattamente specificate quali specialità andranno previste nei due ospedali: non basta parlare genericamente di attività di chirurgia e di attività di medicina.
Noi pensiamo che gli attuali servizi e reparti presenti negli ospedali vadano garantiti e migliorati anche con nuove specialità.
Considerate le emergenze quali la carenza di medici di base e di pediatri di base riteniamo inoltre che vada incentivata la loro presenza con diverse iniziative: la messa a disposizione di locali comunali convenzionati, interventi sull’edilizia residenziale pubblica con l’individuazione o la realizzazione di appartamenti disponibili per i nuovi medici ed infermieri nei loro primi mesi sul nostro territorio. Questo può andare insieme ad altre agevolazioni, come fatto per l’asilo nido a Omegna con la collaborazione tra l’Amministrazione Comunale e l’ASL.
Secondo lo studio dell’Ires del 2022, commissionato dalla Regione Piemonte, la provincia del VCO, la più montana del Piemonte e con maggiore difficoltà nelle comunicazioni viarie, è anche la provincia con il più basso rapporto fra infermieri sul territorio e la popolazione anziana: cosa assurda vista la quasi totalità di territorio montano, la difficoltà dei collegamenti e la rete viaria esistente. Si tratta di un’altra conseguenza delle scelte ospedalo-centriche dell’ASL.
Anche per questo motivo riteniamo che la sanità pubblica nel VCO debba avere attenzione straordinaria da parte della Regione, considerato che la Provincia già oggi ha più posti letto nel privato che nel pubblico.
Vanno applicate deroghe per riconoscere la specificità del territorio montano del VCO: non si possono mettere sullo stesso piano e con le stesse regole territori di pianura quali la maggior parte delle altre province del Piemonte o il territorio metropolitano di Torino e una provincia quasi totalmente montana come il VCO.
Queste deroghe vadano ad incidere sui numeri di base del DEA e sui contratti del personale della sanità del VCO, che è anche territorio di confine sul quale grava la forte attrattiva retributiva del frontalierato.
Poter mantenere un adeguato livello di personale assunto ridurrebbe inoltre il ricorso alle cooperative esterne (i cosiddetti gettonisti) e alle conseguenti maggiori spese per il personale.
I risultati si possono ottenere con uno sforzo di tutte le parti in causa, superando le divisioni territoriali e i campanilismi: i cittadini del VCO sono tutti uguali e tutti devono avere le stesse attenzioni e opportunità di cura.
Ogni zona della Provincia ha diritto a un Ospedale efficiente e che in primo luogo dia risposte il più rapide possibili alle urgenze/emergenze.
Per evitare che i conflitti e le divisioni del nostro territorio portino a scelte penalizzanti da parte della Regione occorre che tutti i soggetti politici, amministrativi, sindacali, di categoria, aziendali si seggano intorno a un tavolo per trovare delle soluzioni condivise.
Il principale obiettivo è la salute dei cittadini del VCO, rispetto alla quale passano in secondo piano gli interessi settoriali o di categoria.
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