ASCOLI – L’ex parlamentare ed attuale presidente del Gal Piceno: «Sono passati 8 anni dal sisma e la ricostruzione si può dire che non è neppure iniziata. Le famiglie hanno dovuto reinventare la propria vita nelle zone costiere. Ma le cause dell’abbandono delle zone montane provengono da lontano»
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«In questi giorni si parla molto di spopolamento delle aree interne, sia per via del recente anniversario del sisma 2016 sia perché la nostra provincia è purtroppo collocata ai primi posti per spopolamento di queste realtà.
Un fenomeno a cui assistiamo ormai da anni ma che ha raggiunto prospettive oggi allarmanti anche per la recentissima vertenza Beko che rappresenta una vera sciagura per un territorio già debole come quello dell’entroterra – inizia così la nota inviata dall’onorevole Luciano Agostini alla nostra redazione – Le cause dell’abbandono delle aree interne, però, provengono da lontano: l’industrializzazione delle valli che hanno man mano costruito il manifatturiero intercettando forza lavoro proveniente dalle aree interne cui ha fatto seguito, in queste realtà, un depauperamento di servizi pubblici e privati che le ha rese pian piano meno attrattive.
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Il sisma 2016, poi, è stata una ferita profonda che è stata affrontata con una legislazione e con un impegno finanziario che mai il nostro Paese aveva registrato fino a quel momento. Purtroppo – evidenzia Agostini, attualmente presidente del Gal Piceno – qualcosa non è andato come auspicavamo che andasse. Si è fatto riferimento a vari modelli (Emilia, Friuli) ma nessuno, né a destra né a sinistra ha mai rivendicato la bontà del “Modello Marche”. Un modello che in un terribile terremoto come quello del 1997 che, seppur più circoscritto, consentì al governo nazionale guidato da Romano Prodi e a quello regionale, guidato da D’Ambrosio, di completare in dieci anni la ricostruzione lasciando opere infrastrutturali importanti come la Quadrilatero, una classe dirigente tecnica di primo ordine di cui ci si è avvalsi anche successivamente e una Protezione civile attrezzata e qualificata che solo negli ultimi anni è stata depauperata.
Dal sisma del 2016 di anni ne sono passati 8 e la ricostruzione si può dire che non è neppure iniziata. Nel frattempo, sono intervenute normative complesse per tutelare gli investimenti e le risorse pubbliche. Posso dire – continua nella nota l’ex parlamentare – che quella ricostruzione non registrò alcuna infiltrazione malavitosa né indagini a carico degli amministratori. Fu un modello semplice, basato su una legislazione costruita in maniera sussidiaria e una gestione affidata al commissario D’Ambrosio, il quale era affiancato da un organismo chiamato “Anci Terremoto” che prevedeva il coinvolgimento importante dei sindaci dei territori da ricostruire.
La lentezza degli ultimi 8 anni nel processo di ricostruzione ha avuto un ruolo determinante nello spopolamento dei borghi montani. Le famiglie, che hanno dovuto reinventare la propria vita nelle zone costiere, alla fine si sono abituate a questa nuova realtà e ora faticano a pensare di tornare a vivere nelle aree interne. Per anni abbiamo parlato di spopolamento – sottolinea il presidente del Gal Piceno – ma oggi dobbiamo cambiare paradigma culturale e iniziare a parlare di ripopolamento delle aree interne. Se consideriamo quelle zone un patrimonio naturale dove avere un’esistenza all’insegna della qualità della vita, dobbiamo procedere a una riorganizzazione dei servizi alla persona, proponendo una sanità territoriale di primo livello, una scuola di qualità che eviti la chiusura dei plessi e il decadimento dell’offerta formativa e indispensabili servizi postali e bancari.
Se pensiamo alle materie prime preziose che questi luoghi offrono, mi riferisco per esempio alla risorsa acqua, abbiamo l’evidenza di come allo sfruttamento di questo bene prezioso non corrisponda, a causa di una gestione a dir poco approssimativa, un adeguato livello di qualità del servizio nel resto del territorio.
Il commissario alla ricostruzione, Guido Castelli, ha proposto una fiscalità agevolata per favorire il rientro nelle zone dell’entroterra. Mi è sembrata un’ottima intuizione. Ma, approfondendo, l’ho ravvisata piuttosto debole perché relativa solo a soggetti italiani che vivono all’estero e vorrebbero rientrare. Io penso invece – conclude Luciano Agostini – che tale intuizione potrebbe mostrare la sua vera portata se estesa a tutti coloro che volessero scegliere di andare ad abitare nell’entroterra. Eppure, il Governo sembra aver rinunciato alla costituzione di una Zes che potrebbe aiutare a risolvere vertenze come la Beko e dare un forte impulso alla ricerca di una fiscalità di vantaggio che, parallelamente alla riorganizzazione dei servizi, renderebbe attrattivi i territori. Al commissario della ricostruzione dico che il GAL Piceno è a disposizione per valutare e articolare meglio le proposte che, secondo noi, devono essere messe in campo per invertire questa tendenza».
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