“In relazione alle vicende relative
alla realizzazione del Twiga nel territorio del comune di
Otranto, occorre precisare che, così come evidenziato dalla
stragrande maggioranza degli organi di informazione ma
evidentemente mal interpretato da terzi, la Corte d’Appello di
Lecce” con la decisione del 9 dicembre scorso, “non ha
pronunciato, eccezion fatta per il residuale reato di
occupazione abusiva contestato a Cariddi Pierpaolo e De Santis
Raffaele, alcuna sentenza di assoluzione nel merito, limitandosi
a rilevare l’intervenuta
depenalizzazione del reato di abuso d’ufficio contestato agli
imputati e la prescrizione per i restanti reati. Quanto alla
illiceità delle opere significativa è la disposta trasmissione
degli atti al Comune di Otranto ai sensi dell’art. 31 dpr
380/01. Giova ricordare, per completezza d’informazione, che
pende tuttora in primo grado il processo per le vicende
corruttive connesse anche alla realizzazione del Twiga”. Lo
dichiara in una nota il procuratore facente funzioni di Lecce,
Guglielmo Cataldi, in merito alle polemiche sorte dopo la
sentenza.
L’imprenditore Flavio Briatore, che dopo l’inchiesta aveva
ritirato il marchio Twiga dal cosiddetto resort dei vip in fase
di realizzazione, ha parlato di “malagiustizia” e di una
“Puglia” che gli ha sempre messo “i bastoni tra le ruote”. La
sindaca di Lecce, Adriana Poli Bortone, ha invece sottolineato
che l’esito del processo “induce ad una riflessione attenta
sulla necessità di maggiore equilibrio nel rapporto tra
l’iniziativa privata e l’azione di controllo esercitato dalle
istituzioni”. I due poi si sono sentiti telefonicamente dato che
la sindaca aveva invitato l’imprenditore a collaborare a un
progetto per il porto turistico di Lecce.
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