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Cambio destinazione d’uso: SCIA insufficiente per dehors e tettoie? #finsubito prestito immediato


La sentenza del TAR Campania chiarisce quando sono necessari permessi edilizi per tettoie, dehors e cambi d’uso, ribadendo l’importanza del rispetto delle norme urbanistiche e dei titoli autorizzativi.

Un’ordinanza di demolizione, una serie di modifiche edilizie contestate e il diritto di difendersi: questi sono gli elementi alla base di una recente sentenza del TAR Campania (n. 2196/2024), che ha affrontato il caso di un immobile destinato ad attività di ristorazione.

Il Comune aveva ordinato la demolizione di tettoie e dehors, ritenendoli abusivi, ma i proprietari hanno contestato la decisione, sostenendo di aver agito nel rispetto delle autorizzazioni edilizie.

Cosa è stato deciso dal tribunale? E quali lezioni possiamo trarre per evitare simili contenziosi?

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Il caso in breve: dehors, tettorie e divisori in cartongesso

La vicenda giudiziaria ha avuto origine da un’ordinanza del Comune di Mercato San Severino, che imponeva la demolizione di una serie di opere realizzate presso un immobile destinato ad attività ristorativa. Tra gli interventi contestati figuravano tettoie utilizzate come sale ristorante, dehors installati senza il permesso necessario e alcune modifiche interne, come la creazione di un divisorio in cartongesso e il cambio di destinazione d’uso di alcune stanze.

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Approfondisci: Cambio destinazione d’uso immobile: come funziona?

Secondo il Comune, tali interventi non erano conformi alle norme edilizie e urbanistiche, poiché mancavano di autorizzazioni valide o comportavano un aumento volumetrico non consentito. In particolare, il Comune sosteneva che le tettoie trasformate in sale ristorante e i dehors rappresentassero nuove costruzioni che avrebbero richiesto il rilascio di un permesso di costruire, nonostante i proprietari avessero presentato titoli come SCIA e CILA per interventi di manutenzione straordinaria o cambio di destinazione d’uso.

I proprietari, dal canto loro, hanno impugnato l’ordinanza, affermando che tutte le opere erano state realizzate nel rispetto della normativa e dei titoli edilizi in loro possesso. Hanno inoltre evidenziato che i lavori non avevano comportato un aumento del carico urbanistico e che alcune modifiche, come il separé in cartongesso, erano interventi minori che non richiedevano autorizzazioni specifiche.

Questa situazione ha portato il caso davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Campania, dove si è dibattuta la legittimità dell’ordinanza di demolizione e degli atti collegati.

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Il quadro normativo: tra titoli edilizi e permessi di costruire

Al centro della controversia c’è l’applicazione del DPR 380/2001, noto come Testo Unico dell’Edilizia e da poco modificato tramite il Decreto Salva Casa, che disciplina gli interventi edilizi e i relativi titoli autorizzativi.

In particolare, il decreto distingue tra lavori che possono essere eseguiti con segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) o comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA), e quelli che richiedono il permesso di costruire, generalmente necessario per opere di maggiore impatto, come le nuove costruzioni o gli interventi che comportano un aumento volumetrico.

Leggi anche: Cambio di destinazione d’uso: quando serve il permesso di costruire?

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Il Comune di Mercato San Severino ha sostenuto che alcune opere, come le tettoie trasformate in sale ristorante e i dehors, comportassero modifiche significative alla volumetria dell’edificio o una trasformazione del territorio. Pertanto, secondo l’amministrazione, tali interventi avrebbero richiesto un permesso di costruire, non essendo sufficienti i titoli edilizi presentati dai proprietari.

Di contro, i ricorrenti hanno sottolineato che gli interventi erano stati realizzati in conformità alle normative locali e al Piano Urbanistico Comunale (PUC), che permette variazioni di destinazione d’uso in alcuni ambiti, e che molte delle opere rientravano nella categoria degli interventi di edilizia libera, come previsto dall’art. 6 del DPR 380/2001.

La questione giuridica principale riguardava quindi la qualificazione delle opere: si trattava di interventi minori o di lavori tali da alterare in modo significativo lo stato dei luoghi, richiedendo quindi un’autorizzazione più stringente?

Leggi anche: Decreto Salva-Casa: i dehors sono salvi?

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La Sentenza del TAR: per modifiche volumetriche serve il permesso di costruire

Il TAR Campania ha emesso una sentenza articolata, accogliendo solo parzialmente le istanze dei ricorrenti. Dopo aver analizzato i titoli edilizi esistenti e le caratteristiche delle opere contestate, il tribunale ha stabilito che alcune demolizioni ordinate dal Comune erano legittime, mentre altre risultavano eccessive o prive di fondamento.

In particolare, il TAR ha confermato l’obbligo di demolizione per le tettoie trasformate in sale ristorante e per i dehors, poiché queste opere comportavano modifiche volumetriche significative e non erano coperte da validi titoli edilizi. Secondo la giurisprudenza consolidata, strutture di questo tipo, che incidono sul carico urbanistico e alterano l’assetto edilizio preesistente, necessitano del permesso di costruire.

L’assenza di tale permesso rende legittimo l’intervento sanzionatorio del Comune.

Leggi anche: Condono edilizio: limiti volumetrici invariati se il frazionamento non è documentato

Tuttavia, il tribunale ha anche accolto alcune delle contestazioni dei ricorrenti. Ad esempio, è stato annullato l’ordine di demolizione relativo al divisorio in cartongesso realizzato all’interno del bagno, in quanto tale intervento era stato correttamente autorizzato tramite SCIA e non comportava un aumento del carico urbanistico né un cambio di destinazione d’uso rilevante.

La sentenza ha quindi tracciato una linea netta tra gli interventi che possono essere considerati minori e quelli che, per la loro portata, richiedono un più rigoroso controllo urbanistico.

TAGS: abusi edilizi, cambio destinazione d’uso, demolizione opere abusive, normativa edilizia, normativa urbanistica, permesso di costruire, Scia e Cila, sentenza edilizia, tar campania, tettoie e dehors



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