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Dalla grande sofferenza alla liberazione. Ma da Udine arriva un messaggio: Neres deve giocare sempre in questo Napoli #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Gli azzurri si impongono sul campo dei bianconeri friulani (3-1) e si riportano a -2 dall’Atalanta. Un match vinto con il cuore dopo un primo tempo opaco

Dedicate sacrifici e preghiere all’anima grande di Pitagora, signore dei numeri, perché ci consenta un’altra unità nella sequenza da uno a undici. Se non vi piace il genio pagano, chiedete a San Gennaro, che però è solo ematologo: ma David Neres dovrà giocare sempre nel Napoli. È lui l’uomo del match, lui l’unico che non ha avuto fasi opache, lui che ha dato al Napoli arrochito acuti di gioia e aperture di paesaggi nuovi. Lui che si porta sul viso quell’espressione alla Vargas su un viso inespressivo e che non parla una parola di italiano lo intervistano in portoghese. Deve essere una moda nel Napoli. A Udine finisce 3 a 1 per gli azzurri: gol al minuto 23 di Thauvin, al minuto 50 di Lukaku, al 76 da autorete di Giannetti su un tiro di Neres, che però stava entrando, alla fine di un’azione strepitosa, con serpentina, che attraversa il campo. Poi, chiude, Anguissa nel finale. Conte nella conferenza degli otto minuti (ridicola) aveva chiesto di vedere se c’era stata reazione alla doppia sconfitta e la «crescita», questo fantasma che si abbina all’altra parola spettro, la ricostruzione.

Va bene, il mattone freme, si costruisce, si cresce. Corretta per una sera anche la stipsi ostinata nelle segnature, tre e son pure poche, perché in fase conclusiva il Napoli continua a commettere una quantità di errori e imprecisioni da brividi. Uno sfrido senza perdono.

Era cominciata con grande sofferenza. Sembrava che le cupezze della settimana post Lazio si fossero tradotte in una squadra ingessata e più lenta di un avversario che nel secondo tempo ha pagato la sua brillantezza tecnica. Cominciata male anche per il rigore assegnato al minuto 23 per fallo di mano di Lobotka, assai meno evidente di quello di Kossounou a Cagliari. Ma che volete, l’omogeneità di giudizio non c’è, è un sogno. Da segnalare la parata di Meret, il gol arriva sulla respinta. Sembrava un Napoli barocco, prevedibile, esposto alle ripartenze veloci. Con molti appannati e un oscurato. Nel primo tempo Lukaku è inattivo fino al minuto 44. Un vero problema che il gol del pareggio, su passaggio di McTominay riscatta ma non cancella: il gioco del Napoli, come di ogni squadra, non può fare a meno di un centravanti mobile e agile. Poi succede che nel secondo tempo il Napoli ha ricevuto lo scossone di Conte, torna in campo rinfrancato veloce, e l’Udinese è forse stanca e, aggredita, commette errori fatali. Volendo essere maligni, con Kvara assente, c’è stata vita e dribbling su quella fascia, anche se il brasiliano, interpellato in prepartita, ha detto che lui si trova meglio a destra.

E’ il minuto 23. Il Napoli fino a quel momento aveva esercitato maggiore pressione ma aveva regolarmente subìto le ripartenze veloci dell’Udinese. Ormai è come se tutti sapessero quali saranno in campo i movimenti del Napoli, che disegna geometrie anche apprezzabili, ma a ritmo lento e davanti a difese inesorabilmente arroccate. Una situazione che esalta i difensori e soprattutto i portieri che fanno gran figuroni contro il Napoli. Al contrario la velocità avversaria riesce sempre a sorprendere gli azzurri: un film già visto e non solo con Atalanta e Lazio. Alla fine del primo tempo c’è un possesso palla del 71 per cento del Napoli, ma se si eccettua il salvataggio di Sava su tiro di Anguissa al minuto 37, è la squadra di Conte che ha corso i rischi più grandi.

Non si capisce quali siano gli umori di questa squadra. Depressa e scossa nel primo tempo, anche per il gol beffardo subito. Spumeggiante, autorevole nel secondo tempo. Troppo pessimismo, anche in settimana, anche nell’allenatore che sembra sempre alla ricerca di un parafulmine. Forse è venuto il momento di sposare questa squadra, di farla sua. Ci voleva una risposta, la risposta c’è stata, anche al risultato dell’Atalanta. Con la partita di Udine, si rimane attaccati al treno della capolista e si evitano sorpassi dagli altri membri del gruppone. In commento Anguissa dice che «il mister ci ha fatto capire che siamo una grande squadra». Ma dai, e noi che non ci credevamo.





















































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14 dicembre 2024 ( modifica il 14 dicembre 2024 | 20:33)



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