Chi l’ha promosso l’ha definito un “service learning”, ovvero un servizio alla collettività ma molti l’hanno tradotto dicendo che si tratta di babysitter ai figli dei professori. Stiamo parlando del Pcto, ovvero di quello che è conosciuto da tutti come alternanza scuola lavoro. A Vicenza, un’intera classe quarta del liceo delle scienze umane “Don Giuseppe Fogazzaro” lo sta facendo prendendosi cura dei figli piccoli dei docenti dell’istituto “Almerico Da Schio”, per risolvere le difficoltà di gestione familiari durante consigli di classe, collegi docenti e altre attività pomeridiane.
Una soluzione che ha registrato da subito polemica. Al “Da Schio” hanno messo a disposizione due aule dotate di arredi, ausili e sussidi utili ad attività ludiche e formative, in cui le liceali di 17 e 18 anni restano con 28 bambini dai 3 agli 11 anni, divisi in due gruppi, durante i pomeriggi di attività collegiali, tutti già calendarizzati fino a giugno.
Un’idea della dirigente Manuela Floriani che al “Corriere Veneto” ha spiegato: “Non è facile trovare educatori disponibili, soprattutto quando non si hanno confini orari ben definiti. Allora ho pensato a una soluzione che potesse conciliare le necessità dei genitori-lavoratori alla possibilità di imparare e agire data dal service learning, che si presenta come una pedagogia capace di migliorare l’apprendimento e, al tempo stesso, potenziare i valori della cittadinanza attiva”.
L’iniziativa ha, tuttavia, sollevato i dubbi da parte di Rita Fusinato, segretaria regionale di Anief : “Mi auguro che queste ragazze, molte delle quali sono minori, siano seguite nel loro percorso e che non siano lasciate sole, senza esperienza con bambini di età così diversa e con esigenze completamente differenti”.
Parole quest’ultime che hanno aperto un dibattito in città tanto da far scattare il silenzio stampa delle due dirigenti coinvolte. Entrambe – contattate da ilfattoquotidiano.it per avere spiegazioni sul progetto – hanno preferito non commentare.
I Pcto sono stati ideati per fungere da ponte tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro, agevolando l’ingresso dei giovani nel contesto professionale e stimolando competenze come il problem-solving, l’organizzazione autonoma e la capacità di lavorare sotto pressione. Hanno la finalità di favorire un apprendimento esperienziale, applicando conoscenze e abilità scolastiche a contesti reali e di sviluppare competenze trasversali utili per orientare gli studenti verso scelte professionali e formative consapevoli. E’ la prima volta, tuttavia, che a delle ragazze viene proposto un percorso di questo genere sicuramente molto singolare e che potrebbe creare un precedente nel mondo dell’istruzione.
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