Un prodotto, il Friariello, che ha ormai dato luogo ad una vera e propria filiera, sicuramente la piĆ¹ dinamica in assoluto oggi nel comparto orticolo campano, soprattutto per la crescente richiesta sui mercati e presso il bacino horeca.
La presidente del Comitato promotore Francesca Masci, nel suo intervento, ha confermato che il progetto per il riconoscimento dellāIGP ĆØ in uno stato avanzato ed ĆØ prossima la presentazione della richiesta alle competenti autoritĆ .
Il Friariello napoletano, ortaggio simbolo della tradizione campana, ĆØ sempre stato considerato umile e popolare. Tuttavia, ĆØ entrato nel mondo accademico, diventando oggetto di studi e valorizzazione. Questo prodotto unico e identitario ĆØ stato al centro di un dibattito tra innovazione e tradizione, dimostrando come anche un alimento semplice potesse attirare lāattenzione di ricercatori, studenti e istituzioni.
Ricordiamo che, botanicamente, il Friariello napoletano ĆØ una varietĆ di broccolo appartenente alla specie Brassica rapa subsp. sylvestris. Questa pianta fa parte della famiglia delle crucifere (Brassicaceae), che include anche cavoli, broccoli e ravanelli. Ć conosciuta per il suo sapore leggermente amarognolo e la sua consistenza unica. Non va confuso con i friggitelli, che sono peperoni nani verdi dolci.
Nella giornata di ieri, 20 dicembre 2024 , con inizio alle ore 10, in via Vivaldi a Caserta, nellāaula A3 del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali, Biologiche e Farmaceutiche (DiSTABiF) dellāUniversitĆ degli Studi della Campania āLuigi Vanvitelliā, si ĆØ tenuto un incontro divulgativo sul Progetto VALFIT, intitolato āValorizzazione del Friariello napoletano tra tradizione, sostenibilitĆ e opportunitĆ di mercatoā. Lāevento, aperto al pubblico, ha rappresentato un prezioso momento di confronto, che si ĆØ concluso con una degustazione di prodotti tipici.
Il programma ha previsto i saluti della prof.ssa Angela Chambery, direttrice del DiSTABiF; della dott.ssa Emilia Cangiano, presidente dellāOrdine degli Agronomi e Forestali di Caserta; e della dott,ssa Francesca Masci, agronoma del partenariato VALFIT e presidente del Comitato promotore del Friariello napoletano IGP.
Sono seguiti gli interventi di Stefania de Pascale, professoressa di orticoltura e floricoltura alla āFederico IIā di Napoli, su āIl Friariello napoletano tra innovazione e tradizioneā; e di Antonio Ferrante, professore di orticoltura e floricoltura alla Scuola Superiore āSantāAnnaā di Pisa, che ha approfondito il tema āI marchi di qualitĆ come strumento per la valorizzazione dei prodotti orticoliā.
Successivamente, si ĆØ tenuto un dibattito moderato dalla prof.ssa Pasqualina Woodrow, responsabile tecnico-scientifico del Progetto VALFIT, che ha coinvolto operatori del settore agricolo, rappresentanti delle principali organizzazioni di categoria, associazioni, istituzioni e comunicazione agroalimentare.
Tra i partecipanti si segnalano:Ā Flora Della Valle, Italo Santangelo, Enrico Amico, Salvatore Ciardiello, Giovanni Tammaro e Michele Zannini.
Hanno concluso lāincontro Nicola Caputo, Assessore allāAgricoltura della Regione Campania, e Marco Cerreto, membro della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati.
Come innanzi accennato, durante la mattinata, ĆØ stato affrontato anche il percorso verso il riconoscimento della denominazione IGP (Indicazione Geografica Protetta) per il Friariello napoletano, un processo che si ĆØ sviluppato parallelamente alle attivitĆ di VALFIT, progetto che ha avuto un ruolo cruciale come catalizzatore e promotore dellāiniziativa, valorizzando il legame tra questo prezioso ortaggio e il territorio.
La prof.ssa Petronia Carillo, ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee, ha sottolineato che il Friariello napoletano ĆØ una coltura secondaria, piantata dopo il pomodoro da industria. Ha un impatto ambientale quasi nullo, sfruttando la fertilitĆ residua del terreno e beneficiando della sua naturale resistenza ai parassiti. Grazie alla presenza di glucosinolati, composti che conferiscono il caratteristico sapore amaro e proprietĆ benefiche per la salute umana, non necessita di trattamenti chimici. Gli ecotipi locali, con nomi evocativi come quarantino, cinquantino o sessantino, garantiscono una produzione che si estende dallāautunno fino ad aprile. Tuttavia, nonostante lāelevata qualitĆ e popolaritĆ del prodotto, il mercato non sempre ha garantito un prezzo sufficiente a coprire i costi di produzione, obbligando talvolta gli agricoltori a interrare il raccolto.
Un paradosso, considerando che la pizza salsiccia e friarielli ĆØ tra le piĆ¹ consumate al mondo e che alcuni produttori riescono ad esportare il Friariello in ben 83 Paesi.
Per questo motivo, il Friariello ha necessitato di una tutela nel mercato europeo che garantisse una maggiore visibilitĆ sui mercati internazionali e un ritorno economico adeguato per i produttori, soprattutto in Terra di Lavoro. Una maggiore valorizzazione della coltura potrebbe costituire unāopportunitĆ rilevante per lāeconomia locale, contribuendo a contrastare il fenomeno delle imitazioni, come nel caso di produzioni di diversa origine che vengono impropriamente spacciate per autentico Friariello napoletano.
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