Banco Bpm, Unicredit si prepara all’Ops anche senza il risparmio di Anima

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


di
Daniela Polizzi e Andrea Rinaldi

La battaglia delle offerte potrebbe spostarsi sulla sgr, perno del risparmio degli italiani e con soci in equilibrio. Il patto di sindacato di Banco Bpm stabile al 6,51%

Contabilità

Buste paga

 

Mentre alcune date sono già cerchiate sull’agenda, per Unicredit inizierebbe a farsi strada qualche nuova ipotesi nella costruzione di uno schema negoziale delle sue offerte. Se sulla partita Commerzbank i tempi da prendere in considerazione potrebbero arrivare alla fine dell’anno, sul versante Banco Bpm, nell’attesa di vedere i conti del quarto trimestre 2024, qualche indiscrezione sulla strategia inizia già ad emergere.

«Tutti possono stare in Anima»

Per il ceo di Unicredit, Andrea Orcel, il focus primario è su Piazza Meda, su cui ha lanciato un’Offerta pubblica di scambio del valore di 10,1 miliardi. Ieri il titolo di Banco Bpm ha chiuso a 7,8 euro, in calo dell0 0,74%, ma comunque ben sopra il prezzo dell’Ops (6,6 euro per azione). Questo vuole dire che per chiudere la partita Orcel potrebbe anche mettere sul tavolo negoziale il risparmio gestito di Anima holding, la sgr sulla quale l’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha lanciato un’Opa del valore di 1,6 miliardi. «L’acquisizione di Anima si adatterebbe alla nostra strategia, proprio come è successo con Nova (la società creata con Azimut, ndr)», sul modello delle «fabbriche che abbiamo in Croazia per l’Europa dell’Est e per la Germania — ha detto il ceo Andrea Orcel nella call di fine novembre —. Ovviamente, dato che Anima ha accordi oltre Bpm, aumenterebbe indirettamente anche la nostra esposizione alla gestione tramite terzi. E questo è un componente aggiuntivo, ma ovviamente lo accogliamo con favore». 




















































Anima quindi è sì strategica per Unicredit a livello locale. Ma forse non è essenziale averne il 100%. «Tutti possono stare in Anima — dice un esperto di lungo corso —, Anima esiste perché tiene assieme una pluralità di azionisti». La sgr tra i soci vanta Poste (11,95%), Banco Bpm (22,38%) e il gruppo Caltagirone (sopra il 5%) ma ha anche accordi commerciali con il Monte dei Paschi e con lo stesso Banco, per cui gestisce 48 milioni di masse, tramite contratti tra fondi e assicurativo fino al 2038. 

Golden power e Danish compromise

È un sistema importante per il Paese per via dell’equilibrio che garantisce e per la custodia del risparmio tricolore, oggetto peraltro di attenzione da parte del ministero dell’Economia e di Palazzo Chigi. Non è da escludere quindi che la battaglia tra Unicredit e Banco Bpm trovi in Anima la sua camera di compensazione. È infatti più facile per il governo, dicono le indiscrezioni, trovare dei paletti o chiedere merce di scambio sulla sgr anziché vedere applicato il golden power nella vicenda Unicredit-Piazza Meda. Poi, come più volte ricordato da Orcel, bisognerà attendere anche l’esito dell’istruttoria sul Danish compromise applicato ad Anima, che potrebbe ridurre o aumentare l’impatto sul capitale di Banco Bpm.

Il ruolo del Crédit Agricole

Nel risiko manca ancora all’appello il Crédit Agricole, ormai vicino al 19,9% di Banco Bpm e titolare dell’accordo di distribuzione dei prodotti Amundi con Unicredit che molto sta a cuore ai francesi perché rappresenta circa il 20% dell’utile netto della stessa Amundi, pur avendo nel nostro Paese il 9% delle sue masse gestite. In agenda pende ancora un incontro a Parigi tra Orcel e i vertici della Banque Verte.

Il patto

Intanto è emerso ieri che il Patto di consultazione tra i soci di Banco Bpm è salito al 6,51% di Piazza Meda dal 6,50% precedente. In tempi di risiko bancario anche uno zero virgola rischia di fare la differenza. Il Patto fotografa la situazione allo scorso 31 dicembre: nel dettaglio, Inarcassa ora è titolare dell’ 1,03% del capitale, alla luce di un incremento nel corso del 2024 di 835mila azioni ordinarie (+0,053%). La Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, al contrario, possiede lo 0,067%. In questo caso c’è stato un decremento durante l’anno di 509.849 azioni ordinarie (-0,034%). Immutate le altre quote dei pattisti in mano alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca (1,240%), Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria (0,50%), Enpam (1,99%), Fondazione Cr Reggio Emilia Pietro Manodori (0,0293%) e la Cassa forense (1,66%).

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Nuova app L’Economia. News, approfondimenti e l’assistente virtuale al tuo servizio.


Conto e carta

difficile da pignorare

 

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

8 gennaio 2025

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link