Come sarà il 2025 per l’olio di oliva? Una nostra infografica per descrivere punti di forza e di debolezza

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Buone prospettive per i margini in crescita e la conoscenza sulle proprietà salutistiche ma preoccupano i cambiamenti climatici e la mancanza di manodopera. E col raccolto 2024 l’Italia potrebbe toccare il minimo storico di produzione.

Che anno sarà il 2025 per l’olio di oliva in Italia? Gli scenari, malgrado tutto, non sono preoccupanti. È vero, facendola breve, ci sono i cali di produzione e i cambiamenti climatici e il nostro Paese, secondo le previsioni dell’Ismea, quest’anno potrebbe toccare il minimo storico con appena 224 mila tonnellate di olio di oliva. Eppure dall’altra parte ci sono segnali incoraggianti come i margini economici cresciuti già nel 2023 e quindi migliore remunerazione per i produttori e poi la crescente consapevolezza che l’olio di oliva fa bene alla salute.

Noi di Cronache di Gusto abbiamo realizzato una infografica che descrive in grande sintesi la partita in corso tra prospettive e valore economico per chi è dentro la filiera. Ed ecco che tra i punti di debolezza spunta la grande carenza di manodopera, un vero problema per molte aziende; e poi la grande frammentazione delle imprese. Ed ancora il calo di produzione a cui abbiamo accennato. Pensate che rispetto al raccolto del 2023 l’Italia ha perso per strada circa 100 mila tonnellate di olio, circa il 30 per cento in meno. Per non parlare del confronto con il 2015 anno in cui, sempre secondo i dati Ismea, avevamo prodotto ben 475 mila tonnellate. Poi c’è il tema che forse importiamo troppo olio di oliva per il nostro fabbisogno ma su questo ce ne occuperemo prossimamente.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Tra i punti di debolezza, quelli che stanno nella parte bassa della nostra infografica, ci sono anche la poca tecnologia applicata agli impianti e l’abbandono di molti uliveti. E per non farci mancare nulla non potevamo non annoverare i tanto temuti cambiamenti climatici che hanno un forte impatto economico sulle aziende e sui quali il professore Tiziano Caruso, docente universitario di Coltivazioni arboree a Palermo e grande esperto di olivicoltura in questa intervista pochi mesi> fa tracciava una possibile soluzione.

Non c’è tuttavia da scoraggiarsi. La parte alta dell’infografica traccia i punti di forza. Come non indicare l’aumento generale dei consumi globali? Chi scopre l’olio extravergine di oliva non lo molla più. Chef e ristoratori di tutto il mondo stravedono per l’olio di oliva e per il made in Italy agroalimentare il momento d’oro non è finito. Semmai pecchiamo di scarsa propensione all’export anche se ci preoccupano i possibili dazi e le politiche protezionistiche annunciate dal presidente Usa Donald Trump.

E a proposito di Italia c’è da evidenziare che il nostro Paese è leader mondiale di biodiversità in fatto di olive e quindi di cultivar. Sempre il professore Caruso ricorda in tutte le occasioni che su oltre 600 cultivar certificate in tutto il mondo un terzo è coltivato in Italia. Nessuno come noi in tutto il pianeta. Anche se poi il 70 per cento dell’olio di oliva tricolore è prodotto da appena dieci cultivar. Quindi spingere sulle cultivar meno note può essere un grande valore aggiunto. La sostenibilità degli ulivi è un altro aspetto significativo. L’ulivo è una pianta straordinaria che è sostenibile già per il fatto di esistere: secondo recenti studi ogni albero di olive cattura 300 chili di anidride carbonica ogni anno. Non è poco. E poi gli uliveti hanno anche un grande compito di salvaguardia dei paesaggi e delle campagne più in generale.

L’anno scorso è accaduto anche un altro fatto importante che ha cambiato la prospettiva. A causa della crisi produttiva della Spagna i prezzi dell’olio extravergine di oliva sono cresciuti in Italia di oltre il 50 per cento. Lo racconta bene in questintervista Mario Pagliaro del Cnr> il quale si spinge pure nel suggerire alla generazione Z di cimentarsi nella produzione di olive e nella creazione di nuove imprese. E aggiunge Pagliaro che i prezzi, quelli raggiunti col raccolto 2023, non scenderanno più. Ed è una buona notizia per chi produce olio di oliva purché non smetta di fare qualità, qualità qualità. C’è ancora dell’altro. Due paroline che stanno nella parte alta dell’infografica, lì dove la prospettiva tocca il punto più alto. C’è scritto Proprietà salutistiche. Che è l’altro grande vantaggio che nessun punto di debolezza potrà scalfire. Consumare olio extravergine di oliva è un toccasana per la nostra salute.

Gli studi più recenti confermano le tante sostanze benefiche come l’idrossitirosolo, per esempio, dai potenti effetti antiossidanti e tante altre. Una maggiore consapevolezza e queste conoscenze stanno dando nuova forza all’olio extravergine di oliva, purché sia fatto bene e non si cerchino scorciatoie nelle fasi di produzione. Con buona pace di chi vuole agitare il nutriscore. Queste proprietà salutistiche saranno il volano del futuro. Questa nuova sensibilità sui temi dell’alimentazione sono destinate ad aumentare e possono trovare nell’olio extravergine un potente alleato, aspetto su cui non potranno contare tanti altri prodotti. Pensate al vino che in questo momento è sotto assedio.

A proposito, conoscete il Vinitaly? Ogni anno a Verona la più importante fiera del vino ha dedicato un ampio spazio all’olio di oliva e a tutta la filiera. Ma non quest’anno. Perché per la prima volta il Sol (questo il nome della manifestazione) si terrà in altra data con un evento tutto dedicato all’oro verde. Qui le nostre considerazioni su questa scelta>. Bisogna aggiungere altro per raccontare cosa aspettarsi da questo 2025 se vi occupate di olio?



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