Donald Trump, primo pregiudicato presidente

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Fra dieci giorni, il 20 gennaio, quando Donald Trump giurerà e s’insedierà come 47° presidente degli Stati Uniti, sarà il primo nella storia a entrare alla Casa Bianca da pregiudicato: è questo l’unico, ma pesante, effetto della condanna pronunciata ieri a New York dal giudice Juan Merchan, che ha ratificato il verdetto di colpevolezza emesso da una giuria popolare nella scorsa primavera per tutti e 34 i capi d’accusa ascritti al magnate.

È ora lecito dire che gli americani hanno eletto presidente “un criminale condannato”: colpevole non di crimini magari ispirati a nobili ideali, ma d’avere pagato in nero, falsificando i libri contabili, poco prima delle elezioni presidenziali del 2016, una pornostar, nome d’arte Stormy Daniels, perché tacesse su una loro asserita relazione sessuale del 2006. Lo scandalo avrebbe potuto danneggiarlo,

Dopo nove mesi tra udienze, rinvii e ricorsi, sempre conditi da intimidazioni a magistrati e giurati, Merchan ha scelto la cosiddetta “unconditional discharge”, cioè la “sospensione incondizionata della pena”, che prevede la conferma del verdetto, ma senza nulla da scontare: Trump non andrà, dunque, in carcere, non sarà sottoposto a libertà condizionata, non dovrà svolgere lavori socialmente utili e neanche pagherà una multa.

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Il magnate ha seguito l’udienza di condanna in video-conferenza da Mar-a-lago in Florida, accompagnando con smorfie le parole del giudice. A cose fatte, la sua reazione sui social è stata quasi rituale: “I Democratici Radicali hanno perso un’altra loro patetica ‘non-americana’ ‘guerra alle streghe’…”.

Tutti i maggiori media Usa sottolineano, invece, il suo nuovo statuto legale di ‘convicted felon’, cioè di criminale condannato, presidente pregiudicato.

La vicenda giudiziaria non si esaurisce qui: l’appello contro il verdetto di colpevolezza va avanti, ma, per quanto riguarda la sentenza di condanna, la Corte Suprema, pur schieratasi spesso a favore di Trump negli ultimi mesi, aveva respinto mercoledì la richiesta di bloccarla, avanzata dai legali del magnate con vari pretesti.

In altro sviluppo giudiziario non collegato, per la seconda volta in una settimana un giudice federale di New York ha condannato per oltraggio alla corte l’ex legale di Trump ed ex sindaco di New York Rudy Giuliani. Stavolta, Giuliani è stato condannato per avere di nuovo accusato di frode elettorale due scrutatrici della Georgia per lo spoglio dei voti nel 2020, nonostante sia già stato giudicato colpevole di diffamazione nei loro confronti. In precedenza, Giuliani era stato condannato perché non sta facendo abbastanza per risarcirle – dove loro versare 149 milioni di dollari.

Usa 2024: TikTok, Corte Suprema verso avallo bando
La Corte Suprema è stata ieri teatro di un’altra vicenda che chiama in causa la politica e la libertà d’espressione: la messa al bando, il 19 gennaio, proprio alla vigilia dell’insediamento di Trump, della piattaforma TikTok, che ha circa 170 milioni di utilizzatori negli Usa, se la società cinese ByteDance, sua proprietaria, non ne cederà le operazioni negli Stati Uniti.

A giudizio dei cronisti che hanno seguito l’intreccio d’argomentazioni giudiziarie in Corte Suprema, si va verso una conferma della messa al bando, perché i giudici sono parsi dare più peso ai timori per la sicurezza nazionale manifestati dal Congresso che alla tutela della libertà di espressione.

Sentite le parti, la Corte Suprema si pronuncerà nei prossimi giorni, comunque prima che il bando entri in vigore. Resta, poi, da vedere come reagiranno in merito Trump, che giorni fa ha ricevuto l’amministratore delegale di TikTok Shou Chew a Mar-a-lago, ed Elon Musk, che si fa paladino della libertà di espressione.

Usa 2024: l’occupazione va bene, gli investitori se ne dolgono
A dicembre, l’economia statunitense ha creato 256 mila posti di lavoro, un ottimo risultato, migliore delle previsioni, e una conferma della salute del mercato del lavoro negli Usa, che però aveva avuto dati meno favorevoli a ottobre, nell’imminenza delle presidenziali – un assist per Trump e un colpo per la sua rivale democratica Kamala Harris -.

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Contrariamente a quanto ci si dovrebbe attendere, in un’economia etica, le cifre sul lavoro fornite dalle autorità federali hanno fatto scendere i titoli a Wall Street, perché gli investitori temono che, vedendo che l’economia va bene, la Federal Reserve non senta l’urgenza di ulteriori riduzioni del costo del denaro. Insomma, le speculazioni dei ricchi pesano di più dei salari dei poveri diavoli.







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