Elezioni federali. Martinello: sicurezza, impianti, Uci, Statuto, Nazionale

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Martinello
Silvio Martinello

Tempo di lettura: 5 minuti

E’ durata oltre due ore e mezza la conferenza stampa che Silvio Martinello ha tenuto questa mattina alla vigilia delle ormai imminenti elezioni che si terranno a Roma il prossimo 19 gennaio. Il campione olimpico si è districato tra le tante domande dei giornalisti presenti con grande sicurezza mostrandosi a suo agio su tutti gli argomenti trattati e offrendo spunti molto interessanti su quello che potrebbe essere il suo lavoro se l’assemblea gli darà la fiducia che chiede.

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Pur mostrandosi critico nei confronti della dirigenza uscente, in particolare del presidente Dagnoni e del segretario Tolu, ha preferito destinare la sua attenzione ai progetti futuri piuttosto che sottolineare le incongruenze passate (la defenestrazione di Cassani alle Olimpiadi di Tokyo, la vicenda delle provvigioni irlandesi, le dimissioni di Norma Gimondi, le gestione della Lega, la mancata nomina di un vice-presidente), peraltro sotto gli occhi di tutti.

«La priorità? Dobbiamo riaprire i contatti con la base, con il territorio. In tutti i viaggi che ho effettuato le società hanno accusato la distanza che si è creata tra loro e la Federazione. E parallelamente dovremo rimotivare collaboratori e dipendenti della Federazione che mi risulta siano stati mortificati negli ultimi tempi. La Federazione deve essere un ente che offre servizi e da questo dovere non si può derogare».

I contratti già firmati con i tecnici?

«Credo sia stato giusto perché l’attività deve continuare senza subire scossoni. Il nuovo consiglio avrà poi tempo e modo di valutarli ed effettuare le sue scelte».

Mancano i tecnici strada di uomini e donne.

«Non ho nomi da fare, ma l’idea mia è quella di rivedere la struttura in modo organico partendo dalle categorie giovanili, juniores e under 23, fino ai professionisti».

E Roberto Amadio, il cui contratto, unico, è stato confermato senza la clausola di rescissione?

«Roberto è un amico che ha lavorato benissimo. Se eletto, ci confronteremo e vedremo se ci sono le basi per andare avanti. Sarebbe una scorrettezza il contratto firmato senza clausola rescissoria, vedremo se è vero e decideremo».

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Inevitabile il tema della sicurezza. Si fa riferimento anche alla condanna degli organizzatori toscani per un grave incidente avvenuto in corsa.
«Fare ciclismo comporta dei rischi quindi – afferma Martinello – la sicurezza assoluta non esisterà mai. Ma bisogna impegnarsi per fare di più. Da corridore quando osservo le gare vedo che i corridori hanno uno stile di guida molto più aggressivo e quindi più pericoloso. Vedo biciclette sempre più rigide e più leggere, quindi più difficili da guidare. Sembra un paradosso, ma i corridori dovrebbero andare più piano… bisogna affrontare il problema in maniera strutturale. Come si può pensare che un organizzatore metta in sicurezza 200 chilometri di strada dove ogni metro può potenzialmente nascondere un pericolo? Corriamo solo in circuito? Ma ai mondiali abbiamo visto che anche questi possono essere rischiosi. Forse si può lavorare sui rapporti…».

Si parla di impianti, un problema cronico di questo sport. Ed anche qui Martinello ha proposte chiare.
«Viviamo un paradosso tutto italiano: nella pista siamo al vertice con gli atleti e a zero con gli impianti. La legge ci ha permesso di salvare gli impianti storici sottraendoli alla speculazione edilizia, ma non basta averli. Bisogna renderli attivi e per farlo ogni impianto deve avere un meccanico, un tecnico e del materiale. Dobbiamo attivarci per mettere in moto la rete. Ed immaginiamo anche una pista di Bmx in ogni parco. E’ necessario pensare ad impianti con investimenti limitati che siano funzionali all’attività di base. Per le “cattedrali” c’è tempo…»

La crisi del ciclismo professionistico italiano è stata indiscutibilmente accentuata dalle riforme dell’Uci che il nostro movimento prima non ha capito e poi non è stato in grado di percorrere.
«L’Uci – riconosce Martinello – sta costruendo un ciclismo sempre più elitario. Punta tutto sulla forza economica, ma è un modello che rischia di essere spazzato via in un attimo. Noi dobbiamo avere la capacità di portare su quei tavoli internazionali un modello di ciclismo diverso, non sarà facile, ma dobbiamo cominciare a smuovere qualcosa. E’ impensabile che una squadra professionistica possa sostenere nel tempo i costi che l’Uci impone. Anche il settore femminile si sta sgretolando con l’acquisizione del modello WoldTour. L’Uci corre ad una velocità insostenibile e noi dobbiamo invece lottare perché ci sia la sostenibilità del movimento».

Sul fronte economico le notizie sono tutte preoccupanti. Il bilancio 2023 ha chiuso con un passivo di oltre tre milioni. Di quello 2024 non si hanno ancora notizie. Sport e salute ha tagliato i contributi alla ciclistica di oltre mezzo milione.
«Le notizie che abbiamo sono tutt’altro che rassicuranti, ma aspetto per esprimermi al proposito. Se sarò eletto andremo ad aprire i cassetti e scopriremo la situazione reale. Purtroppo la comunicazione e la trasparenza sono mancate e quindi non possiamo esprimere valutazioni così delicate sulle voci. E’ doloroso il taglio dei contributi perché si conoscevano i criteri con i quali sarebbero stati assegnati ed era lecito aspettarsi una maggiore attenzione».

In occasione di tutte le ultime tornate elettorali uno dei cavalli di battaglia era la riscrittura dello Statuto, ritenuto un documento datato e poco rispondente alle necessità dell’evoluzione del ciclismo e dei tempi. Nessun eletto ha però tenuto fede all’impegno preferendo uno Statuto che consentiva maggiore libertà d’azione nella gestione del potere.
«Ho intenzione di fare uno Statuto completamente nuovo – afferma Martinello – ma penso anche che sia uno strumento che non appartiene a chi vince ma all’intero movimento e perciò avrei intenzione, se eletto, di coinvolgere anche Dagnoni e Isetti. Peraltro so anche che esistono già due bozze di Statuto preparate da Lino Secchi che però Dagnoni non ha mai preso in considerazione. In particolare credo che vada ripensata la scelta della rappresentanza che la tecnologia rende molto più semplice. Mi porrei il termine della fine del 2026 e nell’occasione mi piacerebbe ristabilire l’assemblea di metà mandato. Un rito inspiegabilmente perduto che è una grande occasione di confronto e di dialogo con la base».

Tra i criteri di assegnazione dei contributi da Sport e salute vi è anche il numero dei tesserati ed è innegabile che la Federazione abbia perso moltissimo fascino agli occhi del mondo amatoriale che negli anni si è trasferito sempre di più negli enti di promozione.
«E’ vero – spiega Martinello – La Federazione ha perso quote importanti di tesserati e noi abbiamo il dovere di riportare a casa chi ha fatto altre scelte. Partirei però da un incontro con gli enti affinché si possa stabilire che le regole e le procedure siano le stesse per tutti. In particolare, non mi piace leggere una storia che sostiene che chi si tessera con gli enti gode di qualche privilegio all’antidoping. Non so se sia vero, ma sarebbe un pessimo modo di proporre il nostro sport. Pensando al mondo amatoriale immagino anche di poter un giorno arrivare a proporre una tessera, con protezione assicurativa, a tutti quelli che usano la bicicletta, anche solo una settimana in vacanza. Amatori non sono solo gli agonisti».

Martinello esce dalla conferenza stampa avendo mostrato quanto questo quadriennio gli sia servito per entrare a fondo nei temi e a chi lo potesse accusare di scarsa esperienza “politica” nella gestione della macchina federale risponde con la conoscenza di tutte le problematiche e con idee chiare, qualcuna anche piuttosto innovativa, per affrontarle.
Chi sarà eletto avrà davanti una montagna da scalare e la sua volontà di avere al fianco una squadra con la quale iniziare la scalata rappresenta una speranza in più per quanti saranno chiamati ad esprimere la propria preferenza.

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