di Raffaele Vitali
FERMO – Dieci mesi e si tornerà a votare anche nelle Marche. Salvo deroghe. Si avvicinano le elezioni regionali. Da un lato, certo e ben saldo al suo posto, c’è Francesco Acquaroli. Il governatore uscente ha la fiducia della sua maggioranza e nessuna alternativa, soprattutto dopo la conferma di ieri da parte del Governo di Guido Castelli nel ruolo di commissario straordinario alla ricostruzione fino al 31 dicembre 2025.
Le Marche saranno in buona compagnia: si vota in veneto, Toscana, Puglia e Campania. Tradotto, più che delle regionali delle vere politiche. Tanto che anche la premier Giorgia Meloni, durante la sua conferenza stampa di inizio anno, ha parlato di “ampi e delicati appuntamenti”.
A pesare soprattutto è il Veneto dove Fratelli d’Italia vorrebbe proporre un suo nome, mentre la Lega non sente ragioni e chiede di proseguire nel governo della regione, pur uscendo di scena per limite di mandati il presidente Zaia. Non facile, “ma a decidere non saranno i romani” ha garantito Meloni. Anche se le trattative saranno al centro del tavolo nazionale di prossima apertura.
Nelle Marche la situazione è per il centrodestra più semplice, solo in apparenza. Gli equilibri, rispetto a cinque anni fa, sono inevitabilmente cambiati. La giunta Acquaroli, un fedelissimo di Giorgia Meloni, era nata all’apice della forza della Lega, che infatti ha il controllo degli assessorati più potenti. Chiaro che oggi, considerando anche la pazienza mostrata da Forza Italia nell’accettare la scelta del presindete di non ‘rimpastare’ nonostante l’ascesa nazionale azzurra, molto dovrà cambiare.
Al momento Acquaroli viaggia i acque tranquille, non ha un avversario: l’unico nome che gira per il centrosinistra è quello dell’europarlamentare Matteo Ricci. Ma l’ex sindaco di Pesaro, dopo una accelerazione estiva, ha raffreddato il clima, evitando di parlare ancora di regionali e alleanze, viste anche le palesi divisioni interne sul suo nome, ma soprattutto sulle strategie. Da qui il ritorno di Alessia Morani come alternativa o, più debole, dell’ex sindaca Mancinelli.
Proprio il tema delle alleanze nelle Marche è quanto mai decisivo, visto che entrambe le forze politiche hanno bisogno del centro. Il famoso spazio moderato, un tempo si sarebbe detto anche cattolico. Al momento è quasi tutto concentrato nelle mani di Acquaroli. Basti pensare a Forza Itala e a Noi Moderati, che sta crescendo e si sta affermando a livello locale, oltre a essere entrato in consiglio regionale con il sangiorgese Marinangeli, un altro di quelli che era partito con la Lega ma che dal pensiero di Salvini si è allontanato.
Non resta quindi che Base Popolare, quel mondo che ruota attorno a Gian Mario Spacca e ai suoi ex super dirigenti regionali con in testa il coordinatore regionale Orsetti e alcuni ex assessori, da Giorgi a Malaspina. Un mondo ambito quello dell’uomo vicino ai Merloni, avvicinato in un primo momento da Ricci, poi allontanato da altri Dem, ancora scottati dal ‘tradimento’ del modello Marche che imputano all’ex governatore. E così, in un matrimonio che sembrava fatto, si è inserito il centrodestra, che sta imparando a trattare in silenzio, un tempo caratteristica dell’ala democratica.
Riunioni e chat dell’ala Spacca sono sempre più indirizzate verso Acquaroli e con lui verso Meloni. Che è il vero golden buzz del presindete uscente. Più la premier è forte, più Acquaroli è saldo al suo posto e più, soprattutto, potrà liberarsi di zavorre caricate all’inizio sulla sua mongolfiera. Che non ha mai volato in alto, ma che trainata anche dall’aeroporto proprio sul finale ha cominciato ad alzarsi da terra.
La strada è ancora lunga, ma anche a livello provinciale Base Popolare sta parlando più con i vertici dell’attuale maggioranza regionale che con la minoranza. Non c’è traccia di riunioni di Stefano Cencetti, l’uomo di Spacca nel Fermano, con esponenti del centrosinistra.
Eppure, a livello nazionale i Dem, che dovrebbero fare squadra con 5 Stelle, Verdi e Sinistra e forse Italia Viva, sono convinti di poter chiudere con un 4-1, questo perché c’è chi teme, anche nel centrodestra, che Acquaroli possa non venire riconfermato. Il presidente nelle ultime uscite si è mostrato più sereno del solito, snocciola numeri positivi in ogni campo, a discapito di quelli forniti da sindacati e minoranza, ma spesso anche da realtà terze, come Cnel o fondazione Gimbe. Si vedrà, intanto un primo sondaggio interno commissionato nelle Marche lo dà in vantaggio di 4,5 punti su Ricci.
Sta di fatto che il ruolo di Base Popolare crescerà mese dopo mese. Ne è certo Cencetti, che ha al suo fianco un direttivo con nomi di spicco, dall’ex dirigente del Montani Margherita Bonanni al dermatologo Lorenzo Morresi per passare a Livia Paccapelo e all’esperta Maura Malaspina.
“La nostra provincia vive un momento di sofferenza profonda, una congiuntura economico-sociale che non ha precedenti nella storia recente. Da oltre dieci anni assistiamo al crescere del disagio giovanile, un fenomeno che colpisce al cuore il futuro stesso delle nostre comunità. I giovani sono privati di certezze, di opportunità, di speranza” sottolinea Cencetti, che oggi interverrà durante la riunione del board regionale. Parole che fanno capire sofferenza verso chi guida la regione, ma al contempo, utilizzando il tempo dei dieci anni, anche di chi c’era prima.
“Noi – conclude il sangiorgese – come Base Popolare Marche non resteremo in silenzio, vogliamo colmare la distanza, ormai siderale, tra le domande dei cittadini e le risposte della politica. Il nostro è un ponte fatto di ascolto, di azione, di concretezza”. Un paio di mesi ancora e ci capirà chi percorrerà il ponte al fianco di Spacca, Orsetti, Giorgi, che è vice coordinatrice regionale, e dello stesso Cencetti.
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