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È un inizio di anno molto difficile per Keir Starmer. Il suo partito ha cominciato il 2025 registrando il più basso indice di gradimento dal 4 luglio, quando i Labour sono saliti al potere interrompendo 14 anni di leadership conservatrice. Appena prima di Natale, lo stesso Starmer aveva visto il suo indice di apprezzamento personale toccare un record minimo, a meno 41. E poi la tegola: stando a un sondaggio di YouGov, su questioni fondamentali come la gestione dell’economia, il contenimento dei prezzi e il miglioramento del tenore di vita, l’opinione pubblica non ritiene che i laburisti sappiano fare un lavoro migliore dei conservatori. Uno schiaffo non indifferente, considerate le premesse: una vittoria schiacciante alle elezioni 2024 che aveva permesso al partito di avere una larga maggioranza nella Camera dei Comuni, costruita sulla base di un nuovo patto di fiducia con l’elettorato, che tuttavia sembra già essere gravemente compromesso.
Intanto, la morsa del gelo non fa sconti, anzi. Proprio ieri, il colosso dell’energia Centrica, casa madre di British Gaz, principale distributore di gas in Gran Bretagna, ha evocato un calo a «livelli inquietanti» delle riserve, con un comunicato che sembra poter preludere a ulteriori incrementi delle bollette. Una brutta notizia per il governo, finito nel mirino dopo la revoca dei sussidi del caro energia a favore di anziani e pensionati ereditati dai precedenti governi conservatori.
Fin dal loro insediamento, i Labour hanno puntato il dito con il «maxi buco da 22 miliardi di sterline» lasciato dai predecessori guidati da Rishi Sunak, usato a giustificazione di una manovra da 40 miliardi di tasse annunciata a ottobre dal Cancelliere dello Scacchiere Rachel Reeves che sta incassando lo scetticismo dei mercati. E mentre i costi del finanziamento del debito pubblico raggiungono il livello più alto da 16 anni a questa parte, i rendimenti dei Gilt, i titoli di Stato, continuano a preoccupare: il tasso sul decennale ieri oscillava intorno a 4,8% dopo aver toccato quota 4,91%, massimo degli ultimi 16 anni. Soffre anche la sterlina, in calo sul dollaro rafforzato dagli ultimi risultati positivi dell’economia statunitense.
LA FIDUCIA
La fiducia delle imprese è scesa ai minimi di due anni a novembre, con le aziende che temono di essere messe sotto pressione dall’aumento dei costi, dalla minore fiducia dei clienti e dal calo degli ordini. E il mercato del lavoro non è messo meglio: calano le assunzioni a tempo indeterminato mentre le offerte di lavoro sono diminuite al ritmo più rapido degli ultimi quattro anni. A partire da aprile, infatti, aumenteranno i costi che i datori di lavoro dovranno sostenere per i loro dipendentii.
Sul fronte internazionale, continuano le spallate di Elon Musk. Dopo l’attacco a Starmer la scorsa estate, con tweet al vetriolo – spesso megafono di fake news – su questioni legate all’immigrazione, l’ingerenza dell’imprenditore sudafricano si è tutt’altro che placata. Di recente ha accusato Starmer di aver «coperto» lo scandalo delle «gang dello stupro» sui minori quando era procuratore tra il 2008 e il 2013, chiedendone le dimissioni. Il premier si è limitato a criticare chi «diffonde bugie e disinformazione» senza fare nomi.
Il Financial Times si è spinto oltre, riportando fonti secondo cui Musk avrebbe tenuto discussioni su come rimuovere Starmer prima della fine del suo mandato, destabilizzandone il potere e supportando forze politiche alternative. Come Reform UK, partito di destra in forte crescita, alternativo ai Tory. Solo che poi se l’è presa anche con il suo leader, Nigel Farage. Dopo una luna di miele durata il tempo di un’estate, lo ha definito «inadatto» a guidare il partito. Il motivo? La decisione del leader britannico di rinunciare a sostenere l’attivista di estrema destra Tommy Robinson – che sta scontando una condanna a 18 mesi di carcere per oltraggio alla corte – apprezzato invece da Musk. I prossimi mesi saranno sempre più difficili, quindi, per Starmer, sotto attacco da più avversari. E tra questi, i Tory della neo leader Kemi Badenoch sono decisamente i meno preoccupanti.
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