Mille morti in 11 mesi. Sono le vittime del lavoro accertate finora nel 2024. Si parla solo dei casi regolarmente denunciati all’Inail e mancano, tra gli altri, le vittime della strage di Calenzano, avvenuta a inizio dicembre. Intanto la lista si allunga: venerdì sono morti altri due operai, uno in un cantiere autostradale dell’A14 e l’altro in un’azienda del casertano dove 10 giorni fa c’era stata un’altra vittima. “Con l’occupazione aumentano gli omicidi e i feriti sul lavoro”, commenta Bruno Giordano, magistrato presso la Corte di cassazione e già direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro. “Non c’è da vantarsene anzi c’è da vergognarsene. L’albero si vede dai frutti. I numeri dimostrano l’inefficienza e l’inutilità dei provvedimenti di questi ultimi due anni, se non la latitanza istituzionale”. E l’aumento dei morti nelle costruzioni dimostra “l’inutilità della tanto decantata patente a punti”. Non solo: “Se l’aumento colpisce più le donne (+1,0%), i lavoratori extracomunitari (+4,8%), e i lavoratori tra 60 e ben 74 anni (+5,2%), vuol dire che l’economia si fa forte sulla pelle dei più deboli”.
Gli aumenti nelle costruzioni e nel trasporto e magazzinaggio – Sono diminuiti da 745 a 731 i casi avvenuti sul lavoro in senso stretto, mentre salgono quelli nel tragitto casa-lavoro, da 223 a 269. Rispetto al 2023 l’incidenza dei decessi sul totale degli occupati Istat segna un +2%. I morti sono aumentati soprattutto nell’industria e nei servizi (da 823 a 852), meno in agricoltura (da 113 a 116). Nel settore statale i morti sono stati 32 in entrambi gli anni. Tra i settori con più decessi in occasione di lavoro ci sono le costruzioni con 147 casi (contro i 139 del 2023), il trasporto e magazzinaggio con 99 casi (97 nel 2023), il manifatturiero con 94 casi (96 nel 2023), il commercio con 51 (61 nel 2023) e il noleggio e servizi di supporto alle imprese con 37 (35 nel 2023). Dall’analisi territoriale emergono incrementi nel Nord-Ovest (da 254 a 268 denunce), al Centro (da 176 a 193) e nelle Isole (da 84 a 104), e cali al Sud (da 235 a 227) e nel Nord-Est (da 219 a 208). Tra le regioni con i maggiori aumenti si segnalano la Sicilia (+15), il Lazio (+12), la Lombardia e la Toscana (+11 ciascuna) e l’Emilia-Romagna (+7), per i cali più evidenti il Veneto (-22), l’Abruzzo (-13), il Piemonte (-6), l’Umbria (-4) e il Friuli-Venezia Giulia (-3).
Undici gli incidenti plurimi – L’incremento rilevato nel confronto dei periodi gennaio-novembre 2023 e 2024 è legato sia alla componente maschile, le cui denunce mortali sono passate da 893 a 920, sia a quella femminile, da 75 a 80. Aumentano le denunce dei lavoratori italiani (da 788 a 791), ma soprattutto di quelli extracomunitari (da 136 a 160) e comunitari (da 44 a 49). L’analisi per classi di età evidenzia incrementi delle denunce tra gli under 15 (da 2 a 7 casi), tra i 20-29enni (da 90 a 98), tra i 35-39enni (da 56 a 69), tra i 45-54enni (da 231 a 254) e tra gli over 59 (da 238 a 259). Riduzioni si registrano tra i 15-19enni (da 20 a 14), tra i 30-34enni (da 53 a 51), tra i 40-44enni (da 87 a 67) e tra i 55-59enni (da 191 a 179). Al 30 novembre di quest’anno risultano 11 denunce di incidenti plurimi per un totale di 34 decessi, 12 dei quali stradali. Nei primi 11 mesi del 2023 risultavano 12 denunce di incidenti plurimi per un totale di 31 decessi, 17 dei quali con mezzo di trasporto coinvolto (stradali, ferroviari, ecc.).
Più infortuni tra gli under 15 – Per quanto riguarda gli infortuni di qualsiasi gravità, nel complesso tra gennaio e novembre ne sono stati riportati 543.039, in aumento dello 0,1% rispetto ai 542.568 dello stesso periodo del 2023, dell’8,1% rispetto a gennaio-novembre 2021 e del 10,3% rispetto a gennaio-novembre 2020 ma in diminuzione del 16,7% sul 2022 e dell’8,1% sul 2019, anno che precede la crisi pandemica. Tra gli under 15 si registra il maggiore incremento percentuale, effetto dell’estensione della tutela assicurativa degli studenti. Tenendo conto dei dati sul mercato del lavoro rilevati mensilmente dall’Istat e rapportando il numero degli infortuni denunciati a quello degli occupati, l’incidenza infortunistica passa dalle 2.557 denunce ogni 100mila occupati Istat del 2019 alle 2.257 del 2024, con un calo dell’11,7%.
Uil: “Dati spaventosi”. M5s: “Governo senza strategia” – La segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese, parla di “dato spaventoso sul quale non accettiamo e né permettiamo che vengano accampate giustificazioni pretestuose. Chiediamo ormai da anni di istituire un tavolo permanente per comprendere, assieme, come riuscire a sanare questa piaga che ogni giorno vede lavoratori e lavoratrici infortunarsi, ammalarsi o addirittura perdere la vita a causa del lavoro. Non vogliamo contare ancora altri morti: il governo esca dall’immobilismo e metta in campo azioni concrete affinché queste tragedie non si verifichino più. Chiediamo, dunque, di essere convocati subito”. Per la capogruppo del M5S in commissione Lavoro alla Camera Valentina Barzotti i dati “dimostrano che non si sta facendo abbastanza per arginare questa piaga. Il governo è privo di una strategia organica e, di fronte a una crescita dei decessi in itinere, continua a considerare lo smart working come un orpello. A destare preoccupazione sono anche le morti avvenute in occasione di lavoro, che nei primi 11 mesi del 2024 sono state 731. Nei primi giorni del 2025, da Nord a Sud, tre lavoratori hanno perso la vita in altrettanti incidenti. La patente a crediti è del tutto insufficiente. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: basta con gli interventi spot, pretendiamo quanto prima un piano nazionale straordinario di prevenzione degli infortuni”.
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