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Le intercettazioni telefoniche distorcono il tono pesante dei messaggi in codice. Le trascrizioni in un attimo trasformano mugugni, mezze frasi, sussurri, ammiccamenti, pause e respiri profondi in prove indelebili, scolpite nelle bobine delle Procure antimafia. Nella terra delle ‘ndrine, nella profonda Calabria, le conversazioni “hard” tra capi cosca ed emissari si infrangono spesso in quella che il verbalizzante registra come «brevi cadute di segnale».
Frasi criptate
Il resto sono frasi criptate, tradotte in accuse e reati suffragati da riscontri oggettivi, versamenti urgenti, contratti strappati “volontariamente” al malcapitato per far spazio alle aziende “protette” dai vertici criminali. La vicenda è inquietante come poche. Tutto, in questa storia, ruota attorno agli affari del vento. Gli atti sono un’enciclopedia del crimine eolico, con centinaia di conversazioni, parole incomprensibili e intuite, trasposte in capi d’imputazione, dibattimenti e, infine, sentenze. L’inchiesta è colossale, come il nome con la quale i vertici dell’Antimafia l’affidano alla storia della criminalità organizzata più green dei tempi moderni: «Via col vento».
Dalla Sila ai Nuraghi
Siamo, solo apparentemente, lontani dalla terra dei Nuraghi, nel cuore della Sila, l’infinito altopiano dell’Appennino calabro, tra anfratti criminali e storie da anonima sequestri. Promontori sventrati senza rispetto a colpi di pale eoliche, in un vortice di affari criminali e interessi miliardari, con una mappa del potere ripartito tra cosche e capi clan, una spartizione di “parchi” eolici con il bilancino dell’influenza della ‘ndrina di turno, con tanto di confini e numero di pale da issare nel cielo dello “Stivale” italiano. La storia che stiamo per raccontarvi è cronaca giudiziaria, segnata da sentenze di primo e secondo grado, in alcuni casi con il sigillo della Cassazione. Fatti cristallizzati, prove capaci di inchiodare anche il più scaltro dei malviventi del vento.
Punto di contatto
Nomi e aziende, rapporti e contratti, che riservano inquietanti punti di contatto con l’onda lunga dell’invasione eolica che si sta abbattendo sull’Isola di Sardegna. A segnare un capitolo inedito e sino ad oggi inesplorato è quel che ruota attorno al grande “circo” della realizzazione degli impianti eolici, a partire dai trasporti delle pale. Analogie che diventano cronaca quando i soggetti coinvolti sono gli stessi protagonisti di vicende giudiziarie pesantissime con accuse e condanne da far tremare le vene dei polsi. Abbiamo raccontato in questi mesi lo schieramento dello Stato in difesa di queste ciclopiche carovane di pale eoliche che hanno attraversato, e attraversano, in lungo e in largo mezza Sardegna.
Stato pro-carovana
Viaggi pianificati “sfasciando” ogni ostacolo che si frappone al passaggio dei giganti eolici, tutti mezzi su gomma venuti da molto lontano. Tir potenti in grado di distendersi per centinaia di metri, sino all’ultimo miglio, prima di issare quelle pale nel cielo che domina il Monte Linas di Villacidro.
Il dovere di informare
Non raccontare quel che abbiamo scoperto significherebbe omettere fatti di rilievo, eludendo il sacrosanto dovere di informare per “prevenire”. È tutto scritto negli atti giudiziari, fiscali e amministrativi di questa vicenda: la principale società incaricata di traghettare su gomma le gigantesche pale eoliche da Oristano a Villacidro è «La Molisana Trasporti».
Anagrafe fiscale
All’anagrafe fiscale è un’apparente modesta società a responsabilità limitata con appena diecimila e cinquecento euro versati. Il capannone, sede principale degli affari del vento, è mimetizzato in un sobborgo di Campobasso, nel comune di Guardaregia, Contrada Rio Lecine.
Specchio di pale
Lo specchio che si erge sull’intera facciata del quartier generale rifrange un parcheggio di pale eoliche riverse proprio nel piazzale lì davanti. Come sia stato possibile che “La Molisana” approdasse nella terra di Eleonora, partendo da un paese di 679 anime a sette/ottocento chilometri di distanza, oltre il Tirreno, è sino ad oggi mistero assoluto.
Catena giudiziaria
Quel che, invece, non può essere nascosto è quanto gli atti in nostro possesso attestano: una vera e propria “catena” giudiziaria fatta di “interdittive” antimafia, sequestri giudiziari, arresti, condanne e accuse pesantissime. L’uomo più esposto della società di Guardaregia è cifrato con tre lettere, R.D.P., Riccardo Di Palma nel registro dell’inchiesta “Via col vento”. È lui il “deus ex machina” della compagine, costretto a lasciare l’incarico di vertice della società in seguito alle vicende giudiziarie che lo hanno travolto.
Sequestri & antimafia
Nelle carte il primo pesantissimo colpo la società che sta movimentando le pale tra Santa Giusta e Santu Miali, in terra di Villacidro, lo incassa il quattro luglio del 2018: provvedimenti autorità giudiziaria. Ad agire è il Tribunale di Reggio Calabria – sezione dei Giudici per le Indagini Preliminari: «è disposto il sequestro preventivo della società con tutti gli elementi presenti nel patrimonio aziendale (i beni mobili ed immobili, i crediti, gli articoli risultanti dall’inventario, i beni strumentali, la denominazione aziendale, l’avviamento), le quote sociali, i conti correnti, nonché tutte le autorizzazioni all’esercizio». Un colpo che poteva essere letale, ma non lo sarà. Passano appena due anni ed è la volta del Tribunale di Catanzaro – seconda sezione penale: il nuovo decreto è del 14 settembre 2020.
Controllo giudiziario
Il contenuto del provvedimento giudiziario è un vero e proprio commissariamento: «è disposto il controllo giudiziario della società “La Molisana Trasporti s.r.l.”, per il periodo di due anni, ex art. 34 bis, d.lgs. 159/2011»,ovvero il Codice antimafia. Siamo a novembre 2022 ad agire è ancora il Tribunale di Catanzaro: «è disposto il controllo giudiziario della società “La Molisana Trasporti s.r.l.”, per un ulteriore anno», sempre per il «controllo giudiziario delle attività economiche e delle aziende, se sussistono circostanze di fatto da cui si possa desumere il pericolo concreto di infiltrazioni mafiose idonee a condizionarne l’attività». Alla base di tutto c’è il rapporto tra cosche, quelle che si spartivano i trasporti eolici in terra di Calabria. E le intercettazioni tra i boss devono ancora svelare misteri pericolosi sugli affari del vento. Ora, però, “La Molisana” viaggia carica di pale eoliche sulle strade sarde, sempre scortata e protetta dallo Stato.
2.continua
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