Capacità di autofinanziamento e «peso» politico tra i criteri per salvarsi
Dopo il subbuglio (e i mal di pancia) dei giorni scorsi, l’altra sera, nel quartier generale del Pd in via Andreini – presente tutto lo stato maggiore del partito locale e nazionale – è stata messa la firma sull’accordo con la Fondazione Duemila, la cassaforte degli immobili ex Ds, con cui la Federazione bolognese ha un debito da 4 milioni di euro: tutti gli affitti che non sono stati versati negli ultimi tre anni.
Il piano di rientro, condiviso dai dem e dalla Fondazione Duemila (all’incontro giovedì sera con la sua controllata Immobiliare Porta Castello), prevede la liberazione di una parte degli immobili attualmente in uso: l’ipotesi iniziale è di circa il 20% delle superfici oggi a disposizione del Pd. «La Federazione provinciale — hanno fatto sapere l’altra sera — sottoporrà alle proprie organizzazioni territoriali un piano di riorganizzazione delle sedi di circoli, centri feste e magazzini e valuterà luogo per luogo la sostenibilità economica di ogni affitto. I circoli saranno quindi chiamati nelle prossime settimane a valutare i dettagli del piano». Il cronoprogramma è già scandito: il 20 gennaio ci sarà la Direzione del Pd, poi il 22 l’incontro con tutti i segretari di circolo e dopo ancora incontri ad hoc in tutti i territori.
La segretaria provinciale Federica Mazzoni non vuole parlare di chiusure già certe, nonostante nei giorni scorsi siano circolati in modo piuttosto dettagliato i nomi dei circoli e delle strutture considerati prossimi alla chiusura, tra cui il circolo Galvani (l’ex sede di Romano Prodi), il circolo dei Colli, il Passepartout, la Casetta Rossa, un circolo di Casalecchio di Reno, oltre all’azzeramento delle sedi a Galliera e Minerbio. «L’accordo con la Fondazione Duemila — ha spiegato ieri Mazzoni — è propedeutico all’avvio della discussione sulla riorganizzazione delle sedi e dei circoli e su come, nel 2025, il Pd deve essere radicato sul territorio e i circoli si possano sostenere con l’autofinanziamento e l’iniziativa politica». Insomma, per la segretaria provinciale del Pd i «giochi» sul patrimonio immobiliare del partito sono ancora tutti da fare e soprattutto conterà (e non poco) la capacità dei circoli di sostenersi economicamente e di avviare iniziative politiche capaci di radicare il partito sul territorio di riferimento. Servono più iscritti e con più iscritti entrano anche più risorse in grado di sostenere un patrimonio immobiliare che non era più possibile gestire economicamente.
«Ma nessun circolo — assicura Mazzoni — verrà chiuso domani e non necessariamente le sedi devono essere chiuse: si possono fare nuovi accorpamenti, individuare modalità nuove per trovare le sedi, escogitare metodi di autofinanziamento». Certo è che questa operazione complessa, che da giorni prospetta il taglio drastico dei circoli del 40%, portandoli da 87 a 45, rischia di creare degli scossoni interni non indifferenti. Anche su questo taglio Mazzoni non si sbilancia; i numeri, dice lei, non sono ancora scolpiti nel marmo, ma in ogni caso la segretaria ammette: «Non sottovaluto l’effetto che questa situazione può avere, è una situazione complicata che però era ben nota a tutti. Posso però assicurare che non si agirà in modo superficiale e che, in questa partita complessa, c’è stata la massima collaborazione del Pd nazionale, di tutto il gruppo dirigente del Pd di Bologna e della Fondazione Duemila. C’è la massima collaborazione di tutti a tutti i livelli».
I conti, di fatto, però, adesso devono tornare. Si è tentato di farlo negli ultimi anni con un piano di risanamento che ha consentito al Pd di sopravvivere economicamente e di poter sostenere le tante spese di gestione; adesso è il momento di entrare nel dettaglio del patrimonio immobiliare. Mazzoni va avanti convintamente: «Ci stiamo muovendo — rivendica — per risolvere i problemi e dare un futuro al Pd; l’insostenibilità economica non ci permette di avere una prospettiva solida nel futuro. I problemi però dobbiamo affrontarli, non possiamo rimandarli, non c’è più tempo: essere classe dirigente significa anche questo e io non posso fare finta di niente di fronte al Pd di Bologna».
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