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Il progetto di un impianto fotovoltaico da 10mila kilowatt minaccia il parco archeologico di Aquileia. I pannelli dell’impianto coprirebbero un’area di 210.000 metri quadrati in località San Zili-Casa Bianca, proprio a ridosso della zona cuscinetto (buffer), istituita a protezione del sito UNESCO nel 2018 dal Comitato del Patrimonio Mondiale. La Soprintendenza e il Comune di Aquileia hanno espresso parere negativo al piano, sostenuti dal nuovo piano di gestione UNESCO, che prevede addirittura l’ampliamento della zona buffer.
Ma ciò che preoccupa maggiormente è il cavidotto interrato di 6 km che sarebbe realizzato con l’installazione dei pannelli fotovoltaici. Attraverserebbe, infatti, l’antica strada romana che un tempo conduceva all’antica Tergestum, l’attuale Trieste. “L’impatto sarebbe devastante – afferma Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia – poiché interferirebbe con strutture funerarie e paleocristiane che caratterizzano il territorio”. Non a caso, proprio vicino alla zona interessata dall’impianto, fu rinvenuto il Grande Mausoleo, poi ricostruito all’interno del centro abitato nel 41956, accanto al foro.
“Aquileia non è solo un sito storico, ma un simbolo culturale europeo – dichiara il sindaco Emanuele Zorino – il suo valore impone scelte rispettose della sua storia millenaria”. Anche Roberto Corciulo, presidente della Fondazione, critica l’impianto agrovoltaico: “Rischiamo di compromettere la percezione visiva della Basilica patriarcale e di mettere a rischio lo status UNESCO. È necessario individuare un sito alternativo per evitare un danno irreparabile”.
Martines-Pozzo (Pd), si fermi obbrobrio ad Aquileia
«L’inerzia della Regione sui parchi fotovoltaici rischia di creare un obbrobrio a ridosso del sito archeologico di Aquileia. Il parco fotovoltaico in progetto, più di altri territori, diventerebbe un vergognoso esempio di scempio non solo ambientale, ma anche culturale e turistico». Lo affermano i consiglieri regionali Francesco Martines e Massimiliano Pozzo (Pd) in merito al progetto per la realizzazione del parco fotovoltaico.
«Questo tipo di scelte – avvertono Martines e Pozzo proponendo di ampliare la questione a tutti i siti Unesco del Friuli Venezia Giulia – avranno certamente ricadute negative sul turismo e sull’economia dei territori interessati. Un pericolo simile non esiste però solo per Aquileia ma anche per Palmanova, che ha un parco fotovoltaico da 60 ettari in un Comune confinante, a 500 metri dai bastioni (core zone). Serve dunque un ragionamento complessivo e una conseguente azione congiunta da parte di tutti i siti Unesco della regione, avviando così un tavolo di confronto con la Regione, estendibile a livello nazionale attraverso la Conferenza Stato-Regioni». In tal senso Martines e Pozzo annunciano una mozione da condividere con la Giunta regionale.
Moretuzzo-Bullian (Pat-Civ): No A Mega Impianto Aquileia
“Il mega impianto fotovoltaico nella città patrimonio Unesco è frutto anche delle incertezze e degli indugi della Maggioranza regionale. Dopo 7 anni che governa la Regione e 2 anni che governa a Roma, sul tema dei parchi fotovoltaici il Centrodestra ha parlato molto e concluso assolutamente nulla”. Lo affermano, in una nota, i consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg Massimo Moretuzzo ed Enrico Bullian che esprimono “grande preoccupazione dopo aver appreso del progetto per la realizzazione di un parco fotovoltaico ad Aquileia, in località San Zili-Casa Bianca, a nord-est del centro abitato, a ridosso del sito archeologico. “Il Friuli Venezia Giulia avrebbe dovuto rivendicare spazi di autonomia sul governo del territorio e disciplinare per tempo anche questo tipo di impianti – proseguono Moretuzzo e Bullian -, invece oggi si trova in balia della speculazione finanziaria e la nostra terra è uno dei bersagli preferiti da parte dei fondi di investimento che si stanno accaparrando i terreni per la realizzazione di mega impianti fotovoltaici con un impatto devastante su tanta parte della pianura friulana”. “In questo caso poi, il mega parco sorgerebbe a ridosso del sito archeologico di Aquileia, riconosciuto come patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco, mettendo a rischio, come evidenziato dai vertici della fondazione Aquileia, anche il futuro parco archeologico, con pesantissime ricadute sul piano culturale e turistico. La produzione energetica da fonti rinnovabili è un tassello fondamentale della transizione ecologica, ma come tutti i processi va governata e non lasciata in balia degli interessi di pochi. Mettere a rischio un luogo simbolo per il Friuli come Aquileia – crocevia e punto di incontro di popoli, lingue e culture, che abbiamo il dovere di conservare integro per le future generazioni – è inammissibile. Il progetto va fermato”, conclude la nota.
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