Ramy, da Milano a Roma cortei per chiedere giustizia. Scontri nella Capitale: feriti 4 agenti

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È partito da Piazza San Babila, a Milano, il corteo organizzato dal Coordinamento antirazzista per chiedere giustizia per Ramy Elgaml, il diciannovenne del quartiere Corvetto morto lo scorso 24 novembre in scooter, durante un inseguimento con i carabinieri. Il corteo è stato aperto da uno striscione giallo con scritto in italiano e arabo “Giustizia e verità per Ramy e Fares”. Fares Bouzidi è l’amico che guidava ed è indagato per omicidio colposo stradale. “Le periferie”, ha detto una delle organizzatrici al megafono prima della partenza, “vengono nominate sui giornali soltanto associate a casi di cronaca, alla parola ‘sicurezza’ e alla parola ‘paura’. Siamo qui non solo per ricordare Ramy e dare forza a Fares e ai loro familiari, ma anche per tutte le vittime di omicidio razziale che in Italia hanno perso la vita”.

 

Vernice rossa a simulare il sangue

All’angolo tra Corso Monforte e via San Damiano, gli attivisti hanno rovesciato della vernice rossa sull’asfalto a simulare il sangue e acceso alcuni fumogeni, esponendo poi uno striscione con scritto “Ramy ucciso, razzismo di Stato”. Manifestazioni sono state indette anche a Bologna e a Brescia.

Presente la fidanzata di Ramy

Tra i partecipanti, anche la fidanzata di Ramy, presente pure alla protesta di giovedì scorso, 9 gennaio, partita da piazza XXIV Maggio e organizzata da alcuni collettivi della città. Lì, alla fine della manifestazione aveva preso la parola dicendo che “Ramy non meritava quella fine” e Faresnon merita di stare a casa piangere il suo amico”.

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Scontri a Roma

È a Roma, nel quartiere San Lorenzo, però, si sono verificati scontri tra i partecipanti, circa un centinaio, e le forze dell’ordine. Dopo il lancio di bombe carta e fumogeni contro le camionette della polizia, le gli agenti hanno reagito caricando i partecipanti in piazza dei Sanniti. Otto agenti sono stati feriti. In precedenza, bombe carta e fumogeni erano stati lanciati contro un supermercato.

È stata ordinata dal questore di Roma, “per tutelare l’incolumità dei poliziotti”, la carica di alleggerimento durante il corteo.

Il commento del segretario del Coisp

Ancora una volta quello che è accaduto oggi a Roma durante il corteo per Ramy è un episodio di inaudita gravità”, ha commentato Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp. E ha aggiunto: “Diverse bombe carta lanciate da alcuni facinorosi hanno colpito i colleghi, uno dei quali, della Questura di Roma, ha riportato ferite al volto che hanno richiesto un immediato intervento medico. Nel frattempo, diversi altri agenti coinvolti negli scontri stanno ricevendo cure in ospedale per le contusioni e le ferite riportate e altri si faranno refertare nelle prossime ore, al termine della manifestazione”.

Zerocalcare presente 

Al presidio, all’inizio, era presente anche il fumettista Zerocalcare.

La nota di Piantedosi

Per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, gli attacchi alle forze di Polizia al presidio per Ramy a Roma e quelli dei giorni scorsi dimostrano “l’esistenza e la pericolosità di soggetti organizzati che strumentalizzano ogni tema” per “seminare violenza”: “Queste aggressioni”, ha scritto in una nota, “devono essere condannate da tutti, senza indecisioni o speciosi distinguo, anche per sostenere un clima di fiducia nei confronti delle nostre Forze di Polizia, che sono tra le migliori al mondo, che offrono standard altissimi di professionalità, si prodigano con passione e impegno e certamente non possono essere sottoposte a giudizi sommari o aggressioni in piazza”.

Per il titolare del Viminale “i disordini e gli attacchi alle Forze di Polizia che negli ultimi due giorni si sono verificati in varie città italiane dimostrano, ancora una volta, l’esistenza e la pericolosità di soggetti organizzati che strumentalizzano ogni tema, fatto o episodio, perfino una dolorosa tragedia come quella del giovane Ramy, soltanto per seminare violenza”.

In un Paese maturo e avanzato come il nostro” ha sottolineato Piantedosi, “dovrebbe essere parte di una cultura condivisa la consapevolezza che non fermarsi a un alt delle Forze dell’Ordine o cercare il confronto violento con chi rappresenta lo Stato non è solo una grave violazione della legge, ma è anche un comportamento pericoloso per sé e per gli altri, che mina la sicurezza dei cittadini e la convivenza civile”.

Per il ministro “chi non parte da queste considerazioni rischia irresponsabilmente di alimentare l’idea che tali condotte siano talvolta giustificabili e che possano essere messe sullo stesso piano dell’impegno di poliziotti o carabinieri, spesso costretti a operare in momenti e situazioni difficili e concitate, anche a rischio della loro stessa incolumità”. Né, ha aggiunto Piantedosi, “il diritto di manifestare può mai essere usato come scusa per atti di violenza, intimidazione o per sfidare l’autorità dello Stato. A fronte di questi comportamenti ignobili e pericolosi, come Ministro dell’Interno esprimo piena solidarietà e totale sostegno alle donne e agli uomini delle Forze di Polizia, sottolineando che chi si macchia di queste azioni vergognose, a partire da quelle poste in essere nelle ultime occasioni, sara’ perseguito con la massima determinazione”.

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