Sanità, basta il pensionamento di un medico curante e il sistema va in tilt

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CORIGLIANO-ROSSANO – Parlare di Sanità in Calabria significa sempre dover confrontarsi con difficoltà oggettive e situazioni al limite. A dominare questo ambito è sempre una “mancanza“, che si parli di medici di base, personale sanitario, servizi, ospedali, posti letto e quant’altro. 

Ed è in questo contesto, dove nulla è scontato e quando si ottengono risultati minimi si grida al miracolo, può accadere che un fisiologico e semplice pensionamento di un medico di base possa mettere in crisi l’intero sistema e gettare nello sconforto una comunità. È quanto sta accadendo a Lauropoli, popolosa frazione di Cassano Jonio.

Francesco Garofalo, portavoce del Comitato Spontaneo di Cittadini per la tutela della salute pubblica di Cassano Jonio, infatti, rivela che qui, l’ennesimo pensionamento di un medico di base, contribuisce ad aggravare una situazione già critica, soprattutto per la fascia più anziana della popolazione, la più colpita da quest’ultima ondata di contagi dell’influenza stagionale, che si presume possa raggiungere il picco proprio alla fine di gennaio. 

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«I vertici dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza ne erano ampiamente a conoscenza di questa situazione» scrive Garofalo. «In questi giorni – spiega – i medici sono stati presi d’assalto dai loro assistiti. A Cassano, la situazione diventa ancora più drammatica, per la mancanza di un ospedale». 

La domanda si fa sempre più pressante: «Si può lasciare un territorio con tre frazioni e contrade rurali, senza quantomeno di un punto di primo intervento? Si può lasciare il tutto nelle sole mani degli operatori del 118, che spesso operano senza medici a bordo delle ambulanze?. È evidente che il tutto non può essere addebitato alla sola mancanza di medici. I nostri territori pagano un prezzo pesantissimo di una scellerata programmazione complessiva della organizzazione della medicina territoriale». 

«Non stiamo puntando il dito contro nessuno – chiarisce Garofalo – nella piena consapevolezza che la salute non può avere nessun colore politico, ma di certo il silenzio equivale a rimanere inermi e semplici spettatori».

Ma, mentre portavoce del Comitato Spontaneo di Cittadini per la tutela della salute pubblica di Cassano Jonio sceglie di non schierarsi politicamente in questa battaglia per rivendicare il diritto alla salute, di parere diametralmente opposto è il Segretario Generale Cgil Calabria, Gianfranco Trotta, che punta il dito sia contro il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, nella sua funzione di commissario per la Sanità che contro la disorganizzazione violenta della Sanità in Calabria.

«Nonostante le tragedie che da anni siamo costretti a vivere a causa della mancanza di medici a bordo delle ambulanze, nonostante i tributi di sangue versati dai cittadini calabresi per le inadempienze del sistema sanitario, la carenza di personale, per liste d’attesa con tempi fuori da qualunque ragionevole e utile possibilità di intervento sia in ambito emergenziale che di prevenzione, nonostante tutto ciò si permette che l’Asp di Cosenza segni il passo con quattro posti letto a pagamento, mentre all’appello ne mancano nell’area circa 300» afferma Trotta.

E torna a riecheggiare, anche in questo caso, la parola “mancano“. Un gap che sembra difficile da colmare, soprattutto nella nostra Regione.

«La recente relazione annuale del garante regionale della Salute – spiega il sindacalista – non ha fatto sconti e ha raccontato le percentuali drammatiche di carenze e falle che pesano come macigni sui cittadini e su un personale sanitario drammaticamente sotto numero. Ci troviamo, insomma, di fronte ad un’angosciante epopea in cui si ha la sensazione che si scambino vicoli ciechi per vie d’uscita».

Ma si può accettare passivamente questo statu quo? Si può convivere per sempre con incertezze e mancanze? Secondo Trotta la soluzione è una grande mobilitazione regionale «in cui rivendicheremo il diritto alla salute e alla cura all’interno di una sanità pubblica realmente accessibile e universale e quello di vivere nella propria terra senza abdicare al diritto a curarsi, alla prevenzione, all’assistenza. Presenteremo le nostre proposte e rivendicazioni perché non ci interessa costruire muri ma guardare al futuro!». 
 

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