È stata la prima città italiana a sperimentare il provvedimento con l’intervento del ministro Piantedosi nella zona della stazione dopo gravi fatti di cronaca. Ma il Comune:«Misura temporanea, più utile la riqualificazione»
Quarantatré provvedimenti di allontanamento nei primi tre mesi, da ottobre a fine dicembre scorso. Da quando è entrata in vigore l’ordinanza, prima di tutto antispaccio, firmata dall’allora prefetto di Bologna Attilio Visconti, dopo il comitato per la sicurezza e ordine pubblico presieduto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi il 30 settembre, che sancisce il divieto di stazionamento nella zona di Piazza XX Settembre.
Dalla scalinata del Pincio alla piazza, da Galleria 2 Agosto alla zona antistante l’ingresso dell’autostazione, e anche nelle vie limitrofe alla stazione e alla stessa piazza, Boldrini, Gramsci, Amendola fino alla Bolognina: quella bolognese è stata la prima delle tante zone rosse che adesso il governo sta espandendo nelle realtà più complesse di tutta Italia.
Qui, sotto la regia della questura, 31 sono stati gli allontanamenti della polizia, oltre la decina quelli dei carabinieri. Le forze dell’ordine provvedono ad allontanare chi impedisce «accessibilità e fruizione in sicurezza attraverso comportamenti incompatibili con la vocazione e l’ordinaria destinazione delle aree stesse» si legge nel testo dell’ordinanza, valida da ottobre scorso e per sei mesi.
Possono essere allontanate le persone già denunciate per spaccio, danneggiamento e reati contro la persona commessi in quegli stessi luoghi e che si comportano in maniera aggressiva, minacciosa o sono insistentemente molesti.
Il comitato e la conseguente misura arrivavano dopo l’omicidio di Mamadou Sangarè, 26enne ivoriano accoltellato nel parcheggio davanti alla piazza. L’ennesimo fatto di sangue nei dintorni della stazione, dove omicidi, ferimenti, rapine e soprattutto lo spaccio, portatore di altri reati, esasperano da tempo residenti e commercianti. E dove la stretta delle forze dell’ordine porta quotidianamente a controlli, arresti e denunce.
L’applicazione in altre città d’Italia
L’ordinanza peraltro aveva un precedente nel 2018, quando lo stesso Piantedosi, allora prefetto della città, adottò la stessa decisione per la Montagnola, un modello attuato anche a Firenze, partita insieme a Bologna a ottobre, con 6.217 controlli e 68 allontanamenti contro i 7.613 controlli e 43 allontanamenti bolognesi. Successivamente Napoli, 2.854 controlli e 11 allontanamenti, e Milano, 8.303 controlli, 106 allontanamenti. Ora tocca a Roma.
Il dibattito in Comune a Bologna: «Misure temporanee non fisse»
Un metodo che però non manca di suscitare polemiche e contrarietà, dalle opposizioni agli avvocati penalisti. D’altronde anche qui, nella città che ha aperto la strada alla soluzione, la neo assessora alla Sicurezza del Comune, Matilde Madrid, rispondendo in question time al consigliere di Coalizione Civica, Detjon Begaj, ha detto che la «normalizzazione dello stato di eccezione è una deriva da cui stare lontani anni luce».
Quindi non andrebbe considerato come uno strumento strutturale, ma all’interno di un «più ampio lavoro». Misura straordinaria, come tale «limitata nel tempo, fino a che esiste e persiste la necessità e non in via generalizzata in tutta la città». Su piazza XX Settembre in particolare per Madrid «la sostenibilità di un progetto di prevenzione sulla sicurezza non potrà mai essere vita natural durante, con forze di polizia h24».
Il Comune infatti punta su un sistema più complessivo di gestione della piazza, a partire dalla riqualificazione e presidio degli spazi grazie alle attività connesse al bando vinto da Ascom. Se funzionerà, l’ordinanza «la togliamo. Lo chiederemo noi» sostiene l’assessora. Il rischio è «innescare un principio di assuefazione alla straordinarietà che bene non ha mai fatto al nostro Paese». In definitiva comunque il provvedimento «sta funzionando in alcune zone. Sulla Bolognina ancora non come vorremmo».
É di venerdì 10 gennaio invece l’arresto, in via Indipendenza, di un 18enne tunisino per spaccio.
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