Francesca Ruvolo: “La Sardegna mi ha stregato, è un luogo magico” | L’Intervista, Prima pagina

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Un sogno va coltivato e poi colto quando si è giovani. Francesca Ruvolo aveva 24 anni, era stata due mesi in Messico. Ed è lì che è nata, è sbocciata, la voglia di scoprire il mondo e di unirlo alla scoperta (e riscoperta quotidiana) di sé e degli altri.

Oggi, superato il periodo di pandemia in cui tutti volevano fare i nomadi digitali, quello di Francesca è uno dei volti più solidi e apprezzati tra coloro che si occupano di digital marketing e contemporaneamente viaggia, conoscendo nuovi luoghi.

Ha raccontato la sua esperienza nel libro “La felicità è una cosa semplice”, e nel mentre aiuta tantissime persone a trovare la propria crescita e soddisfazione personale.

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Sui social è nota come Wildflowermood, dove racconta la sua vita in viaggio. Qualche mese fa ha trovato però il suo punto fermo in Sardegna.

In questo momento ti trovi in Indonesia. Cosa vuol dire essere una nomade digitale e quando lo sei diventata?

Penso di esserlo diventata pochi mesi dopo che 10 anni fa ho conosciuto il mio primo
Nomade Digitale in Messico. Prima di allora non sapevo di che cosa si trattasse, era il 2015 e in Italia sembrava una parola inventata, ma appena ho scoperto che si poteva lavorare online e vivere in viaggio senza compromettere carriera e crescita personale, mi sono detta “questa è la mia strada!”. Pochi mesi dopo con la mia doppia laurea in Marketing e Comunicazione sono riuscita a trovare i primi lavoretti che mi hanno permesso di avviare questo percorso e arrivare dopo 10 anni ad essere ancora in questo viaggio senza fine.

Durante il periodo della pandemia, in tantissimi hanno provato a diventare nomadi digitali. Solo una piccola parte ha poi proseguito. Secondo te, per quale motivo?

Penso che molte persone idealizzino questo stile di vita pensando sia facile e senza nessun ostacolo, niente di più lontano dalla verità. Vivere in viaggio può voler dire dire addio alle “comodità” di casa tua, ad una vita sociale sicura con gli amici e i colleghi di sempre, oltre alla difficoltà di trovare un lavoro digitale se ancora non lo hai. Ci vuole tanta crescita personale, voglia di uscire dal comfort e di buttarsi verso avventure con risultati sconosciuti. Non è sicuramente per tutti e va benissimo così.

Tanti sono stati i tuoi viaggi. Chiaramente ogni luogo lascia qualcosa di sé in maniera indelebile. Qual è, però, quello a cui sei più legata?

Il Messico! È stato il primo paese dove a 24 anni ho viaggiato zaino in spalla per due mesi da sola. La prima volta che sono dovuta uscire dalla mia zona di comfort,dove mi sono lasciata trasportare come in un fiume in piena da emozioni e situazioni a me sconosciute per ritrovarmi circondata da avventure e persone che mi hanno trasformata completamente. Quei due mesi rimarranno sempre nel mio cuore.

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Mi sono sempre sentita un po’ diversa, fuori posto, ma in modo positivo. Negli ultimi 10 anni ho sempre “stonato” in molti contesti, ricevuto sguardi che dicevano “e lei che ci fa qui?” e questo era sempre molto divertente per me. Quando a 24 anni andavo ai ritrovi di altri marketer erano tutti ragazzi vestiti di nero o in camicia, io mi presentavo con lunghe gonne rosse e fiori in testa. Quando ho iniziato a viaggiare zaino in spalla da sola per tutto il mondo in pochi credevano che ci sarei riuscita, ora sono tutti a congratularsi. Quando ho aperto il mio primo business lo sguardo (e commenti) degli altri diceva “vai a trovare un lavoro vero ragazzina” e ora ho 3 business di successo. Diciamo che mi è sempre piaciuta l’idea di essere “atipica” e di far capire agli altri che essere diversi è un vantaggio, prima lo facevo per soddisfazione personale, ora spero che questo possa ispirare altre persone a fare lo stesso. Cosa faccio in breve: creo contenuti che ispirano le persone a scegliere vite diverse, ho aperto una scuola online per ispirare e insegnare ad altre donne come specializzarsi in un lavoro digitale e organizzo eventi per risvegliare l’energia creativa che risiede in tutti noi.

Che attenzione c’è, oggi, sul mondo digitale? Pensi che l’Italia non abbia ancora compreso le potenzialità del lavoro a distanza e con supporti appunto digitali?

10 anni fa quando dicevo alle persone che lavoravo online trovavo solo sguardi perplessi o increduli, dopo la pandemia questa realtà è arrivata anche in Italia e sta prendendo sempre più piede. Siamo ancora lontani da altri standard europei, ma più ne parliamo, prima ci arriveremo.

Che cos’è lo Shakti Festival e qual è l’obiettivo?

Lo Shakti Festival è il mio modo per portare in Italia pratiche che mi hanno cambiato la vita durante i miei viaggi all’estero. Ho voluto creare per chi ancora non ha avuto la possibilità di partecipare a tali cerimonie, l’occasione per avere un assaggio di queste esperienze che sono sicura accenderanno qualcosa anche in loro. Quest’anno sarà la terza edizione e finora sono state coinvolte oltre 450 donne, è uno dei progetti di cui sono più orgogliosa.

Di recente ti sei trasferita in Sardegna. Come mai questa scelta? In qualche modo rappresenta “casa” per te?

Dopo anni senza casa, se non il mio zaino in spalla o il mio van, ho sentito un anno fa la necessità di iniziare ad avere un luogo che fosse mio. La Sardegna mi ha sempre stregato, le sue donne così forti, la sua natura cosi selvaggia, le storie di antichi santuari, luoghi di potere e tanta energia. Trovo che sia veramente un luogo magico e mi emoziona solo l’idea di scoprirla piano piano, con rispetto e curiosità negli anni a venire. Sarà un nuovo viaggio che non vedo l’ora di iniziare.

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Che rapporto c’è con Lucia Cosseddu (Unasardatralenuvole) e cosa rappresenta lei per te?

Lucia è una cara amica prima di tutto oltre ad essere una creator che stimo molto, uno degli esempi di donne sarde che mi hanno mostrato l’energia femminile che nasce da questa terra.

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