“Gli altri garantiscono piste dignitose”, quanta fatica per il Centro fondo tra confusione e rassegnazione. La discesa spara, per lo sci nordico cannoni quasi muti

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TRENTO. “I gestori delle Viote si facessero un giro per vedere come lavorano gli altri Centri fondo forse si farebbero qualche domanda?”. Questo il commento di uno sciatore. “Ogni anno è sempre la stessa suonata: saremmo anche stufi di sentire scuse pretestuose, però intanto gli altri garantiscono piste dignitose nel limite del possibile mentre sul Bondone i mucchi di neve artificiale rimangono lì per settimane”.

 

La sensazione (probabilmente sbagliata)? Rassegnazione, confusione e che gli operatori vengano lasciati un po’ soli. E forse pure Asis è un po’ lasciata a rispondere di colpe non totalmente sue di una gestione che sicuramente paga diverse difficoltà, dall’altitudine che non sempre garantisce grandi fortune alla frammentazione delle proprietà (tre Comuni e Asuc per citare qualcosa). Con l’evento Monte Bondone Happy Winter che dovrebbe rappresentare un biglietto da visita per la località, le Viote non sono arrivate in forma smagliante.

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Siamo a 1.500 metri ma la piana scotta una posizione non sempre vantaggiosa. Nelle scorse ore è scesa un po’ di neve naturale ma la perturbazione poi è virata in pioggia. Il risultato? Il Monte Bondone dispone sempre più o meno di 2 chilometri di piste. Questo a fronte di una potenziale disponibilità di 35 (anzi, 32 circa per il contenzioso con l’Asuc) chilometri.

 

I problemi? I soliti. Non c’è un sistema di innevamento programmato particolarmente forte (copre circa 2,5 chilometri). Anche se non c’è una crisi dei rapporti, come qualche anno fa, con Trento Funivie per l’accesso all’acqua, l’approvvigionamento resta un tema. Gli interventi ricadono all’interno di un contesto delicato (un biotopo che rientra nella rete delle riserve), aspetto non secondario, soprattutto se si parla di bacino. Complice anche la campagna elettorale non aiuta una catena di comando politica che è sembrata rimpallarsi. 

 

Le piste per gli sci stretti soffrono moltissimo ma in questi giorni le temperature sono rigide e permetterebbero di produrre neve. E infatti a Rocce Rosse c’è fermento per aprire quanto prima la Gran Pista e i sistemi sono attivi, anche per intervenire in quelle situazioni che richiedono una miglioria del tracciato. Tacciono o quasi invece quelli del Centro fondo. Attivati per qualche ora durante le ultime notti.

 

Il sindaco Franco Ianeselli ha rimandato a Elisabetta Bozzarelli. La vice sindaca (con delega al Bondone) all’assessore Italo Gilmozzi. A sua volta ha indicato l’assessore Salvatore Panetta come riferimento. Va dato atto che ci sono state le risposte, che suonano quasi come una resa, con il consiglio comunque di sentire anche Asis.

 

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Nonostante le difficoltà causate dalla crisi climatica e una generalizzata carenza d’acqua (rispetto ai parenti più ricchi dello sci alpino), le altre stazioni invernali dedicate alla pratica degli sci stretti sembrano cavarsela meglio: quasi tutti gli altri centri del fondo, anche quelli meno strutturati, mettono a disposizione della clientela un chilometraggio maggiore e una battitura dei tracciati più puntuali.

 

Teatro, soprattutto in passato, di manifestazioni a carattere internazionale e nazionale, banco di prova per molti sciatori in vista della Marcialonga, si naviga nell’incertezza alle Viote e, ormai superate le festività di Natale e Capodanno, con l’avviamento dei corsi, in particolare quelli rivolti ai bambini, la stagione non riesce realmente a decollare.

 

Forse anche perché si ragiona su altri parametri. “Sono scesi 20 centimetri di neve negli scorsi giorni – commenta Panetta – ma è piovuto e questo sostanzialmente ferma la possibilità di estendere il chilometraggio”. Si resta a meno di 2 chilometri. “Nell’arco della stagione – prosegue l’assessore – l’obiettivo è di arrivare almeno a 8 chilometri“. Già questo potrebbe meglio spiegare perché si fatica sul fronte della preparazione, si cerca sostanzialmente di assolvere alle richieste degli sci club.

 

E se la neve naturale è poca, scarsa è anche la potenza di fuoco. “I rapporti con Trento Funivie sono buoni e non c’è il problema di accesso all’acqua come negli anni scorsi”, dice Martino Orler, direttore di Asis. “I cannoni coprono 2,5 chilometri e ci vorrebbe un investimento importante per rafforzare il sistema. Ma questa è una scelta della politica e serve una delibera del Consiglio comunale”.

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Le soluzioni non sono semplici. “C’è la presenza dell’amministrazione comunale, ci sono gli investimenti come per il tapis roulant e Capanna Viote”, evidenzia Panetta. “La disciplina ha credibilità, l’area merita attenzione perché è magnifica e rappresenta una palestra a cielo aperto ma per il bacino è necessario trovare la collocazione più adatta e ci sono alcune difficoltà. Gli ultimi mesi inoltre sembrano più autunnali che invernali e sul meteo si può fare poco: si possono anche spendere 20 mila euro in un week end per l’innevamento artificiale ma la pioggia rischia di vanificare tutto in poco tempo”.

 

Probabilmente è solo un’impressione, ma si percepisce un po’ di rassegnazione. La disciplina sembra reggere rispetto al passato a livello di praticanti (Qui articolo), i numeri di questo primo mese appaiono confortanti. “Ci sono stati 1.500 accessi alle piste e altrettanti al tapis roulant“, aggiunge Orler. “Insomma, i numeri sono buoni”. Ma più di così come sempre non sembra si  riesca a fare.

 

A ingarbugliare la situazione c’è stato anche il contenzioso con l’Asuc di Vigolo Baselga, proprietaria di alcune porzioni di area pista, che ha minacciato di togliere il diritto di passaggio se non si dovesse trovare una soluzione con il Comune sul Centro Trilacum a Terlago (si parla di scambio di superfici – ed in cambio ottiene più prati e boschi sulla montagna), oppure un regolare contratto di affitto per l’impianto sportivo, ancora chiuso e quasi abbandonato.

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“Questo problema è stato superato perché il tracciato è stato spostato e non insiste su quei terreni”, conclude Panetta.





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