Sul ponte sventola bandiera bianca. Di fronte al caos che si è verificato alla stazione di Milano – ritardi, soppressione di treni e rallentamenti – Trenitalia è arrivata a consigliare «di evitare o limitare gli spostamenti in treno a quelli strettamente necessari e di riprogrammare i viaggi rinviabili».
Per placare l’ira dei viaggiatori colpiti da un presunto guasto tecnico a una linea aerea, la compagnia si affretta ad annunciare rimborsi totali.
Dal suo attivo profilo X il ministro responsabile tace, come se nulla fosse accaduto o la questione non lo riguardasse direttamente. Nonostante la bufera anche sui social monti con il passare delle ore, e dei disagi. Nei post dei giorni precedenti si leggono dichiarazioni di Salvini contro ladri e delinquenti, immancabilmente stranieri, i messaggi di patrio orgoglio per la difesa dei confini, commenti a favore dei campioni della libertà di espressione rappresentati da Mark Zuckerberg e Donald Trump e «contro la censura imposta dalla Ue e per la libertà». La vita reale, la quotidianità difficile degli spostamenti costantemente a rischio, è tenuta fuori dalla narrazione.
Una situazione analoga, si è verificata nella recente conferenza stampa della presidente del consiglio. In quell’occasione, complici anche alcune domande «a salve», Giorgia Meloni poco o nulla ha detto riguardo alla legge di bilancio, l’attuazione del Pnrr, il lavoro, la salute pubblica. Nessun riferimento al caro bollette. La presidente ha citato con toni trionfalistici i «successi» economici del governo. Successi che, anche qui, si rivelano più immaginari che reali. Stando all’analisi diffusa da Confindustria il 10 gennaio, l’economia italiana arretra, industria e servizi arrancano mentre si registra una modesta crescita nelle costruzioni. La produttività continua a essere stagnante e i salari fermi al palo, come dimostrano gli scioperi dei giorni scorsi. Mobilità, energia, sanità rappresentano i pilastri del benessere quotidiano delle persone. Temi cruciali che dovrebbero essere al centro dell’agenda politica ma che sempre spesso finiscono relegati ai margini. Una marginalizzazione che è il risultato della micidiale combinazione di omissioni strategiche, silenzi mirati e spostamento dell’attenzione su questioni secondarie. Oltre che di una visione miope e narrazioni volte a identificare capri espiatori, invece di affrontare i problemi reali. Scontando dei disagi e pagando dei costi, forse possiamo rinunciare a un viaggio «rinviabile», come suggerisce la bandiera bianca di Trenitalia. Se, però, la spesa per accedere alle prestazioni sanitarie necessarie aumenta chi non può permettersele rinuncia a curarsi con conseguenze gravi per la salute. Non è solo una questione di disservizi: è una questione di dignità e di diritti essenziali.
Il caos dei treni testimonia quindi un tema cruciale. Il benessere quotidiano delle persone dipende dalla buona gestione di quei beni e servizi che diamo per scontati e della cui importanza ci rendiamo conto solo quando non funzionano. Nessuno di noi si aspetta di non poter usufruire dell’acqua – come invece accade col razionamento dovuto alla siccità in alcune regioni del Mezzogiorno. Nessuno di noi si aspetta il collasso delle infrastrutture di trasporto: quando prendiamo un treno confidiamo nel funzionamento della rete. Così come quando attraversiamo la strada con il verde, confidiamo che le auto si fermeranno.
Reti e infrastrutture ben funzionanti garantiscono i diritti di cittadinanza di cui una collettività può usufruire. Questo livello non è un dato acquisito una volta per tutte, ma il risultato di scelte politiche, priorità di spesa e visione strategica. Quando queste mancano, la conseguenza è un progressivo sgretolamento del tessuto civile della quotidianità. Il risultato è una vita sempre più difficile per milioni di persone, costrette a confrontarsi ogni giorno con problemi apparentemente piccoli ma che, sommati, costruiscono un quadro di sofferenza diffusa e diseguaglianze.
Il caso dei treni ci ricorda che il successo immaginario del governo è solo una facciata, dietro la quale si nasconde una realtà fatta di problemi che si è deliberatamente scelto di non affrontare.
@filippobarbera.bsky.social
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