le ragioni di Elon Musk – Libero Quotidiano

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Giovanni Sallusti

Bestemmia suprema: l’Uomo Nero ha sdoganato sul social di sua proprietà il tabù invalicabile di lorsignori. Nemmeno l’equivalenza, la sovrapposizione integrale tra i due totalitarismi: «Hitler era comunista». L’orrenda svastica gettata giustamente nella pattumiera della storia, e la falce&martello tuttora evocativa per la classe intellettuale ancora intenta a spiegarci le leggi della storia medesima (nonostante le sconfitte in serie incassate da essa). Ovvio che da un paio di giorni sia scattato l’ennesimo anatema per Elon Musk, con annessa ennesima fuga da X (in questo caso delle università tedesche).

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Intendiamoci, la tesi non era nemmeno di Musk, bensì della leader di Afd Alice Weidel, nella discussione postata col patron di X. Soprattutto, presentata con questa sintesi estrema appare irricevibile. Epperò, andiamo alle parole esatte di Weidel: «Durante il Terzo Reich, i nazionalsocialisti erano socialisti». Questa è un’ovvietà incontestabile, seppur costantemente mascherata dalla crasi furbetta “nazismo”. No, era nazional-socialismo: totalitarismo nazionale radicalmente alternativo al liberalismo politico. Come ricordava lo storico Joachim Fest, Hitler definiva il socialismo come una responsabilità della comunità nazionale per l’individuo. «Era uno spirito socialista», detto con le parole della Weidel, quindi al massimo il negativo fotografico del comunismo, non il suo contrario (lei infine semplifica in «comunista»). Il nazional-socialismo (come andrebbe sempre scritto) fu anzitutto un movimento rivoluzionario che instaurò un nuovo ordine segnato dalla statalizzazione integrale dell’economia e della vita, fino a far svanire del tutto la nozione stessa di esistenza personale.

In questo senso, era perfettamente analogo al suo gemello siamese del Terrore, il comunismo. Non solo il programma del Partito Nazionalsocialista prevedeva «la statizzazione di tutte le imprese che fino ad oggi sono state costituite in società». Ma più profondamente, come ha mostrato Hannah Arendt in quella ricognizione sull’orrore del Novecento che è “Le origini del totalitarismo”, perfettamente speculare era l’inferno costruito in Terra, in Germania e in Russia. L’inferno che ha il volto di uno Stato/Partito in cui le due realtà sono indistinguibili, o meglio la seconda si divora la prima e pervade l’intera vita sociale e individuale in nome dell’ideologia di riferimento. Prevedendo, per chi se ne discosta, un’identica meta: il campo di concentramento. Il lager e il gulag.

 

In questo senso, secondo il grande storico Ernst Nolte, Hitler ha preso esempio da Stalin, attuando semplicemente una “lotta di razza” anziché una “lotta di classe”. Addirittura, per Nolte il nazismo è spiegabile come reazione allo spettro del comunismo sovietico, una reazione che ne replica i tratti di fondo per contrastarlo. Il vero orizzonte di Hitler, per lo storico, è quello di «un antibolscevismo che sapesse decidere bolscevicamente». Non a caso, i nemici erano i medesimi: il liberismo economico e il suo contraltare politico, la democrazia parlamentare. Più radicalmente: la concezione stessa di individuo come soggetto portatore di alcuni diritti naturali inviolabili, e non oggetto a disposizione delle trame (anzi, della trama, al singolare) dello Stato/Partito. Una coincidenza liberticida che ha descritto al meglio la filosofa libertaria Ayn Rand: entrambi i totalitarismi «sono varianti dello statalismo, basate sul principio collettivista che l’uomo è uno schiavo senza diritto dello Stato». Per cui la conclusione, ben prima di Musk: «Il fascismo -e nella sua riflessione a maggior ragione il nazionalsocialismo, ndr- non è il prodotto della destra politica, ma della sinistra».

C’è del resto una controprova storica evidente, per quanto spesso archiviata fischiettando dalla manualistica tardo-marxista. Chi fu il primo e il più irriducibile avversario di Adolf Hitler? Fu un campione del conservatorismo occidentale come Winston Churchill, mica il movimento comunista internazionale, il quale anzi per tutta la durata del patto Ribbentrop-Molotov si oppose alla guerra al Führer, impegnato in spartizioni territoriali con Stalin. Per cui sì, ha ragione Alice Weidel: se davvero il suo è un “partito conservatore”, è «l’esatto contrario» di quel comunista di Hitler.

 

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