L’economia siriana in crisi richiede assistenza internazionale per la ripresa

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(AGENPARL) – Roma, 12 Gennaio 2025

Dopo decenni di dittatura e oltre 13 anni di conflitto devastante, la Siria si trova ad affrontare un’economia in frantumi, infrastrutture distrutte e una popolazione profondamente impoverita. Per avviare una ripresa economica e sociale, il Paese ha bisogno di assistenza internazionale, investimenti esteri, sostegno politico e, soprattutto, della rimozione delle sanzioni economiche.

La guerra civile, scoppiata nel 2011, ha lasciato un’eredità di distruzione senza precedenti. Case, scuole, ospedali, aziende e infrastrutture critiche come reti elettriche e sistemi di irrigazione sono stati rasi al suolo. Circa 6 milioni di siriani sono stati costretti a lasciare il Paese, mentre altri 7 milioni vivono come sfollati interni.

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La situazione è stata ulteriormente aggravata dalla governance del regime di Bashar al-Assad, il cui controllo sul Paese è terminato l’8 dicembre 2024 con la presa di Damasco da parte dei gruppi anti-regime, costringendo Assad a fuggire in Russia.

Gli attacchi del regime contro la popolazione e le infrastrutture hanno messo in ginocchio l’economia siriana, mentre il conflitto ha paralizzato lo sviluppo del Paese, portando a un collasso economico che richiede interventi immediati

Secondo la Banca Mondiale, circa il 69% della popolazione siriana vive in povertà, con il 27% in condizioni di povertà estrema. Il PIL è crollato di oltre l’85% tra il 2011 e il 2023, attestandosi a soli 9 miliardi di dollari, con ulteriori contrazioni previste per il 2025.

Il settore petrolifero, una volta la spina dorsale dell’economia, è stato particolarmente colpito. La produzione è passata da 383.000 barili al giorno prima del conflitto a soli 90.000 barili nel 2023. Oggi, la Siria dipende quasi interamente dalle importazioni di petrolio, principalmente dall’Iran.

Anche l’agricoltura, un tempo pilastro dell’economia siriana, è in crisi. La distruzione delle infrastrutture agricole e l’abbandono delle terre da parte di milioni di agricoltori hanno ridotto drasticamente le rese dei raccolti, aumentando la dipendenza dalle importazioni alimentari.

La valuta nazionale, la sterlina siriana, ha perso migliaia di punti percentuali di valore, alimentando un’inflazione che ha raggiunto livelli compresi tra il 60% e il 200% negli ultimi cinque anni.

Nonostante il contesto critico, alcuni segnali di miglioramento sono emersi dopo la caduta del regime di Assad. Il nuovo governo ad interim, sostenuto da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), ha iniziato a lavorare per ristabilire la normalità.

Paesi come Turchia e Qatar hanno avviato programmi di assistenza umanitaria e sostegno economico. La Turchia, in particolare, ha giocato un ruolo chiave fornendo cibo, beni essenziali e supporto logistico, mentre il Qatar ha contribuito con aiuti finanziari e promesso di sostenere gli stipendi dei dipendenti pubblici siriani.

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Gli Stati Uniti hanno annunciato un provvedimento di alleggerimento temporaneo delle sanzioni per facilitare l’accesso agli aiuti umanitari, un passo che potrebbe aprire la strada a una politica più flessibile nei confronti della Siria.

Il governo ad interim ha delineato un piano ambizioso per la ripresa economica, puntando su:

  • Ricostruzione delle infrastrutture distrutte, con un focus su energia, trasporti e agricoltura.
  • Attrazione di investimenti esteri, soprattutto nei settori energetico e agricolo.
  • Rimozione delle sanzioni economiche, considerata essenziale per la normalizzazione delle relazioni economiche globali.
  • Unità nazionale e trasparenza nella governance per costruire fiducia tra cittadini e investitori.

La Siria si trova in una fase cruciale della sua storia. Per garantire una ripresa sostenibile, il Paese ha bisogno di un impegno globale che comprenda aiuti umanitari immediati e assistenza a lungo termine per la ricostruzione.

Con il sostegno internazionale, la Siria ha l’opportunità di ricostruire non solo le sue infrastrutture, ma anche una società più stabile e prospera per il futuro. Tuttavia, senza un intervento coordinato, il rischio è che la crisi economica e sociale si aggravi ulteriormente, lasciando milioni di persone senza speranza.



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