Treni, sabato di caos a Milano. Rete in tilt e ritardi fino a 4 ore

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Alle 11 e mezza, alla stazione centrale di Milano, il tabellone delle partenze viene affrontato dai viaggiatori come una partita a Sudoku. «Se il treno per Lecce è in ritardo di un’ora, mi conviene prendere quello per Bari che parte mezz’ora dopo? No, come non detto, è stato cancellato», constata sconfortato Andrea, zaino in spalla e la speranza di arrivare a casa. L’obiettivo è avvicinarsi il più possibile alla destinazione finale, operazione complicata che richiede uno slalom tra rinvii, cancellazioni, locomotori fermi alle banchine. Colpa di un guasto che ieri di prima mattina ha bloccato la circolazione a Milano con ripercussioni su tutta la rete nazionale, passeggeri in attesa in cerca di informazioni e polemiche politiche che correvano a tutta velocità. Bersaglio il vicepremier Matteo Salvini, definito dalla segretaria del Pd Elly Schlein «il peggior ministro dei Trasporti della storia, l’unico spostamento che gli interessa è il suo, al ministero degli Interni» e difeso compattamente dalla sua Lega: «Sta risolvendo problemi ereditati».

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IL CAVO ELETTRICO

Fatto sta che dalle sette e un quarto alle tre e venti dei pomeriggio prendere un treno era un po’ come vincere alla lotteria. Colpa di un problema che si è verificato tra la stazione Centrale e quella di Lambrate: nessun atto doloso, è quanto filtra dalle prime verifiche della Polfer, il pantografo di un treno ad Alta velocità avrebbe determinato un guasto alla linea aerea, a breve distanza è passato un secondo convoglio che agganciandosi al cavo elettrico ha aggravato il danno. Il collegamento tra pantografo e filo è soggetto ad alterazioni, in alcuni casi provocati dall’usura, serviranno accertamenti tecnici approfonditi per risalire alle cause: se sia stato il pantografo a mettere fuori uso la linea elettrica, oppure se quest’ultima abbia alterato il dispositivo per l’alimentazione. Perciò verranno sottoposti ad analisi anche i pantografi dei treni precedenti ai due che si sono fermati, generando il caos in tutta Italia. Per otto ore circolazione ferroviaria sospesa sulle linee verso Genova, Venezia e Bologna. A Roma Termini i ritardi hanno superato le due ore, a Bologna sono arrivati a tre.

A metà mattina in Centrale gli annunci di cancellazioni si susseguono a raffica e l’ansia serpeggia tra i viaggiatori. Il Frecciarossa che sarebbe dovuto partire alle sette e mezza per Napoli segna ormai 230 minuti di ritardo, è fermo al binario 15 e sul tabellone risulta ancora in cima tra le partenze. Quattro amici con meta Parma si interrogano sul da farsi: «Abbiamo il treno alle 13,10, ma non compare sullo schermo. Siamo in balia degli eventi, abbiamo chiesto informazioni, l’unico consiglio che ci è stato dato è di non comprare nemmeno i biglietti», racconta Sergio. Trenitalia invita a evitare spostamenti e rassicura il rimborso integrale per chi ha rinunciato o non è riuscito a partire. Nel frattempo la coda all’assistenza clienti si snoda per una cinquantina di metri. «Non so se mettermi in fila o aspettare al binario – il dubbio di Maria, in arrivo da Berlino con la mamma – La comunicazione dei ritardi è uno stillicidio. Prima dieci minuti, poi venti. Alla fine si arriva a un’ora, se va bene. Oppure il treno scompare». È ciò che è accaduto a un incredulo passeggero diretto a Salerno: «Il nostro treno ha accumulato 240 minuti di ritardo. Poi improvvisamente è svanito dal tabellone, senza avvisi di cancellazione, come invece per altri. Siamo andati a chiedere e ci hanno risposto che era stata aggiornata la schermata. Sì, ma il nostro treno che fine ha fatto?». Maria Scala e Pamela Bertolani sono dirette a Verona e hanno esaurito l’ottimismo: «Siamo venute a Milano per il concerto di Max Pezzali, abbiamo dormito in città con l’idea di ripartire la mattina. Per fortuna non ci stiamo spostando per lavoro». Per alleggerire la pressione Trenitalia ha dirottato convogli in arrivo e in partenza sulla stazione di Porta Garibaldi, alle dieci e mezza sono ripresi gradualmente i collegamenti con Venezia e Genova, mentre i tecnici di Rfi erano al lavoro sulla linea per Bologna. Alle 15,20 l’annuncio di fine emergenza: «Circolazione ferroviaria riattivata in tutto il nodo ferroviario di Milano», informa Trenitalia. Per Alberto Russo, portavoce dell’Assemblea nazionale dei lavoratori manutentori «è stato messo in ginocchio il servizio di Pronto intervento». Per il segretario lombardo dell’Orsa, Luca Beccalli, è l’effetto del combinato disposto di poco personale e congestionamento delle stazioni. «L’Italia dei trasporti è bloccata di nuovo. A chi darà la colpa stavolta Salvini? Si vede che è tornato a tempo pieno al ministero», attacca il leader di Italia viva Matteo Renzi. Il vicepremier è nel mirino delle opposizioni. «Forse si è perso con lo sguardo per aria, alla ricerca dei satelliti di Musk da sponsorizzare. Dovrebbe invece avere lo sguardo ben saldo sulle nostre stazioni ferroviarie», è l’affondo del presidente del M5S, Giuseppe Conte. E Carlo Calenda ricorre al latino rispolverando la nota invettiva ciceroniana, che provvede a tradurre: «Levateci dalle scatole Salvini il prima possibile. Neanche le piaghe d’Egitto». Tra chi chiede apertamente le dimissioni del titolare del Mit c’è Alleanza Verdi Sinistra, con Angelo Bonelli: «Mentre Salvini è impegnato con la costruzione del Ponte sullo Stretto, che costerà agli italiani 14 miliardi di fondi pubblici, il trasporto in questo Paese è letteralmente al collasso». Tra gli alleati replica Maurizio Lupi che assicura come il ministro stia «già agendo» per risanare la linea ferroviaria «obsoleta», ma a difendere il leader della Lega sono soprattutto i suoi uomini. A cominciare dal vice Andrea Crippa, che accusa le opposizioni di «palese malafede» confermando che Salvini lavora «14 ore al giorno: quanti investimenti ha fatto il Pd in tutti gli anni che ha governato nelle infrastrutture? Zero, o quasi. E allora silenzio, rispetto ed evitare sterili e inutili polemiche».

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