Il dissalatore sul fiume Tara – La posizione del FAI – PugliaLive – Quotidiano di informazione on line

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


I fiumi non sono solo corsi d’acqua: sono arterie vitali di un territorio, simboli di cultura, identità e patrimonio territoriale. Per millenni, hanno modellato il paesaggio, nutrito ecosistemi, ispirato poeti, filosofi e comunità, che sulle loro rive hanno trovato sostentamento e significato.

Il Tara, pur meno noto del Galeso nelle opere letterarie, è profondamente radicato nella tradizione locale. Associato alla leggenda di Taras, figlio di Poseidone e fondatore mitico di Taranto, il Tara non è solo un fiume, ma un simbolo dell’identità e della storia della città: come ogni corso d’acqua, contribuisce alla biodiversità del territorio, nutre la vegetazione locale e crea un microclima indispensabile per l’equilibrio ambientale di quell’area già fortemente compromessa per la presenza dell’ILVA e del bacino militare della Marina. Proteggerlo consente di preservare la memoria e la bellezza di un territorio che non appartiene solo a chi lo abita oggi, ma anche alle generazioni future.

Prestito personale

Delibera veloce

 

Il FAI sostiene le riserve, espresse dal Comitato per la Difesa del Territorio Ionico, sulla realizzazione del dissalatore sul fiume Tara, progetto approvato dalla Autorità Idrica Pugliese come opera necessaria per proteggere la Puglia dalla crisi idrica per effetto del cambiamento climatico. Nella realtà si tratta della realizzazione del più grande dissalatore d’Italia per ottenere 630 litri di acqua al secondo per soddisfare il fabbisogno di 385 mila persone, con un finanziamento complessivo di circa 82 milioni di euro, parte dei quali rivenienti dal PNRR; senza alcuna preoccupazione per l’impatto che questa grande opera determinerà sul delicato equilibrio ambientale generato dal fiume. L’impianto così concepito richiede per la sua gestione energetica la realizzazione di un parco fotovoltaico “a terra” sottraendo una quantità rilevante di suolo produttivo al comparto agricolo tarantino, quello che un tempo era definito “l’orto dei Romani”. Senza considerare l’espianto di numerosi ulivi secolari alcuni dei quali all’interno dei terreni produttivi della Masseria Carmine, lungo il tracciato ove saranno posizionati oltre 14 km di condutture di adduzione che saranno diramate dal fiume Tara. In questa parte del territorio pugliese e del comparto agricolo produttivo già fortemente segnato dalla scomparsa degli ulivi per la presenza della xylella. Al momento non è nota la posizione del grande serbatoio di accumulo dell’acqua trattata, di forte impatto, né il recapito finale dei residui del trattamento per la dissalazione delle acque, che rischiano di danneggiare in maniera irreversibile l’ecosistema marino. Né risulta quale parte del territorio e di popolazione potrà beneficiare dell’acqua trattata.

Come FAI, di fronte al processo decisionale che ha portato alla ratifica del progetto nella Conferenza dei Servizi che si è tenuta il 10 gennaio 2025, stigmatizziamo il mancato coinvolgimento della popolazione interessata dall’impianto ed organizzata in Comitato, che aveva chiesto di rinviare ogni decisione per consentire una adeguata informazione e partecipazione dei Cittadini. Riteniamo l’impianto, sia per la sua localizzazione che per il suo impatto, un’opera non necessaria: a fronte della manifesta crisi idrica conseguenza del cambiamento climatico che sta generando un conflitto istituzionale tra le regioni servite dalla rete di Acquedotto Pugliese, proponiamo di utilizzare i fondi destinati a questo progetto per la ristrutturazione ed ampliamento della rete esistente, responsabile, per vetustà e mancata manutenzione, di perdite idriche vicine al 50% della loro capacità.

La vicenda del fiume Tara assomiglia molto a quanto già vissuto dai pugliesi per il Fiume Chidro nel Comune di Manduria, che portò alla realizzazione, circa 40 anni fa, di un grande invaso in c.a. alla foce del fiume, rivelatosi poi nel tempo un ecomostro oggi in condizione di abbandono. Con il mutamento di prospettiva è stato inserito in un progetto generale di rinaturalizzazione dell’area del fiume Chidro con la riqualificazione dell’invaso a favore di una iniziativa di ecoturismo all’interno dell’area orientata naturale tarantina.

 La Presidenza Regionale FAI e La Delegazione FAI di Taranto.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Source link