L’insegnante di sostegno ha compiti ben precisi da svolgere quando si trova in servizio. Si tratta di una figura indispensabile per gli alunni con disabilità ma, al contempo, è parte integrante del corpo docenti, nonché responsabile del resto della classe.
A tal proposito è lecito chiedersi se gli sia concesso allontanarsi dall’aula, lasciando da solo l’alunno a lui assegnato. Facciamo chiarezza.
L’insegnante di sostegno può uscire dalla propria classe?
La figura dell’insegnante di sostegno è stata inserita dalla Legge n. 517 del 4 agosto 1977 con l’obiettivo di dare un supporto extra a una classe in cui è presente un alunno con disabilità.
Nei confronti di quest’ultimo, ha l’obbligo di garantire il diritto allo studio e quello di vigilanza:
- nel primo caso, si adopera per trovare strumenti e metodologie in grado di facilitare l’apprendimento e l’inclusione;
- nel secondo caso, soprattutto in presenza di una disabilità grave, è tenuto a preservare la sicurezza e l’incolumità non solo dell’alunno assegnato, ma di tutta la classe in generale.
Dato che la responsabilità dell’insegnante di sostegno può coinvolgere tutti i componenti della classe, spesso si tende a sovrapporre e interscambiare la sua figura con quella del docente curriculare.
In realtà, si tratta di due ruoli completamente differenti, non sovrapponibili e, quindi, con mansioni totalmente diverse tra loro.
Ecco perché in classe devono essere sempre presenti due insegnanti, uno curriculare e uno di sostegno, e non uno soltanto, tuttavia, può capitare che il docente di sostegno debba allontanarsi dall’aula, o che sia del tutto assente; in questi casi, quindi, il docente curriculare come deve comportarsi? Deve occuparsi dell’alunno con disabilità o deve limitarsi semplicemente a sorvegliarlo?
Possono presentarsi due condizioni, che richiedono comportamenti diversi:
- se l’alunno con disabilità è in grado di rimanere in classe e, quindi, di partecipare serenamente e attivamente alla lezione, in assenza del docente di sostegno può essere affiancato da un compagno di classe o da un’altra risorsa, se prevista;
- se l’alunno con disabilità, invece, non riesce a stare sempre in classe e ha bisogno di uscire con regolarità dall’aula, non può essere accompagnato né dal docente curriculare, né da un compagno di classe. Le modalità di intervento in questi casi devono essere preventivamente predisposte in sede di GLO (Gruppo di Lavoro Operativo) e inserite nel PEI, in modo che si sappia che debba intervenire e in che modo.
Ciò significa che nessuna normativa impedisce all’insegnante di sostegno di allontanarsi temporaneamente dalla classe, soprattutto se l’alunno con disabilità è perfettamente in grado di assistere alla lezione. Tuttavia, è sempre preferibile che sia presente, così da intervenire nel caso in cui fosse necessario.
Tra i compiti dell’insegnante di sostegno rientra l’inclusione scolastica.
Il docente di sostegno può uscire dalla classe per assistenza e cura dell’igiene dell’alunno?
L’insegnante di sostegno, oltre che essere sovrapposto ai docenti curriculari, viene spesso “confuso” con un’altra figura importante per gli alunni con disabilità, cioè quella del collaboratore scolastico.
In presenza di alunni non autonomi, che necessitano di assistenza igienica nel corso delle ore di lezione, subentrano infatti i collaboratori scolastici che hanno svolto un corso di 40 ore, comprensivo di verifica finale, così come riportato dal Contratto Scuola:
«1. Collaboratore scolastico
Al fine di rendere effettivo il diritto all’inclusione scolastica, presta ausilio materiale non specialistico agli alunni con disabilità nell’accesso dalle Aree esterne alle strutture scolastiche, all’interno e nell’uscita da esse, nonché nell’uso dei servizi igienici e nella cura dell’igiene personale».
L’insegnante di sostegno, quindi, dovrebbe occuparsi solo delle attività rivolte all’educazione e all’istruzione e non è tenuto, per esempio, a cambiare il pannolone o ad accompagnare l’alunno con disabilità in bagno.
Tuttavia, può capitare che anche l’assistenza igienica abbia risvolti educativi e che, di conseguenza, la presenza dell’insegnante di sostegno si riveli importante, se non fondamentale.
A fronte di questo, è necessario analizzare caso per caso, valutare attentamente se l’aspetto igienico dello studente con disabilità richieda la presenza del docente di sostegno, del collaboratore scolastico o di entrambi e riportare il tutto all’interno del PEI.
Le lezioni fuori dalla classe sono consentite agli insegnanti di sostegno?
Tra i compiti dell’insegnante di sostegno rientra l’inclusione scolastica: a prescindere dalla disabilità, è importante che gli alunni si sentano parte della classe e che partecipino alle attività svolte nei limiti delle loro possibilità.
Spesso, però, accade che in base alle diagnosi e alla gravità della disabilità, i docenti di sostegno riscontrino difficoltà nel tenere i loro alunni in classe, che sia per atteggiamenti “disturbanti” o per la reale impossibilità di seguire le attività didattiche in corso. In questi casi, quindi, il docente di sostegno può decidere di portare l’alunno assegnato fuori dalla classe e anche per parecchie ore.
Il principale riferimento normativo per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità è la Legge 104/92, che garantisce loro l’inserimento nelle classi “comuni” anche a livello fisico e, quindi, il diritto a stare con i compagni.
Al contempo, però, non esiste alcuna norma che stabilisca in modo universale come si debba organizzare l’attività di sostegno ed è per questo che esiste il PEI, lo strumento che permette di gestire la proposta formativa rivolta allo studente con disabilità tenendo conto dei suoi bisogni e delle sue caratteristiche.
Ciò significa che, se l’alunno ha necessità di allontanarsi periodicamente dall’aula per motivi specifici, l’insegnante di sostegno è autorizzato a portarlo fuori, continuando a garantire il diritto allo studio e alla vigilanza.
Il ruolo del GLO nello stabilire le attività dell’insegnante di sostegno
La Legge 104/92 indica in che modo bisogna decidere e operare in presenza di alunni con disabilità: discutendone in occasione del GLO e inserendo quanto deciso all’interno del PEI.
Il GLO è, infatti, il luogo deputato alla decisione delle attività da svolgere con gli alunni con disabilità, che possono anche essere individuali, se necessario. Il docente di sostegno può, per esempio, concordare una serie di attività da svolgere in classe in presenza del docente curriculare e dei compagni, così da favorire l’inclusione dell’alunno con disabilità, oppure proporre un inserimento graduale, iniziando con periodi trascorsi in classe più brevi che, a poco a poco, diventano sempre più lunghi.
Prendere decisioni di questo tipo non è affatto semplice, anzi, ma la scuola ha il compito di trovare il modo migliore per consentire anche agli studenti certificati di partecipare alla vita di classe senza, ovviamente, interferire con l’apprendimento dei compagni.
Entrando nel merito del GLO, consiste nell’organo collegiale incaricato di redigere e approvare il PEI per gli alunni con disabilità certificata. Comprende tutti i docenti del Consiglio di Classe, è presieduto dal dirigente scolastico o da un suo delegato e partecipano sia i genitori degli alunni con disabilità, sia tutte le figure interne ed esterne che interagiscono con loro.
Il GLO si riunisce 3 volte all’anno:
- in occasione della prima riunione, entro ottobre, si approva il PEI per l’anno scolastico in corso;
- durante il secondo incontro, entro marzo, di valuta il percorso dell’allievo;
- il terzo appuntamento, invece, serve per verificare il raggiungimento degli obiettivi prefissati nel PEI e proporre nuovi spunti per l’anno scolastico successivo.
Il ruolo del GLO è molto importante perché segna un punto di svolta rispetto alle strategie di inclusione della disabilità impiegate in passato. Aprendo le porte anche alle figure extrascolastiche (come familiari, psicologi e assistenti alla comunicazione) favorisce la condivisione di vari punti di vista e la collaborazione. Solo con il lavoro di squadra, infatti, è possibile aiutare gli studenti con disabilità non solo ad apprendere, ma anche a partecipare attivamente alla vita di classe.
Non solo, perché grazie agli incontri periodici previsti, il GLO consente di avere una visione della disabilità non più statica, bensì dinamica; grazie alle nuove figure professionali e alle nuove tecniche di apprendimento e inclusione, la disabilità si evolve e cambia nel corso del tempo.
Di conseguenza, è importante rivedere le strategie in atto e modificarle, se necessario, tenendo conto delle abilità acquisite dall’alunno con disabilità e delle lacune ancora da colmare.
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