«Le mafie usano i social non solo per osannare il credo criminale ma anche per arruolare nuove leve»

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Gennaro Ciliberto, testimone di giustizia che ha denunciato l’infiltrazione negli appalti pubblici della camorra. Iniziamo da una notizia di qualche giorno fa e quindi l’omicidio di Enrico Capozzi. Da una prima tornata di notizie si capisce che è parente di appartenenti al clan Sarno, i vertici sono stati arrestati e adesso collaboratori di giustizia. Capozzi sembra avesse denunciato Nocerino, esponente dei De Micco e quindi del clan avversario. Inoltre negli ultimi tempi sembra essere rientrato il vecchio boss dei Sarno, Vincenzo. Sembra proprio, quindi, una doppia ritorsione per imporre la propria presenza sul territorio. Quello che si può registrare, ancora una volta, è una guerra di mafia che a Napoli continua a seminare il terrore. Cosa ne pensi?

La camorra non dimentica e la vendetta è sempre un modus operandi che viene attuato dalla Camorra.
Poi c’è la guerra tra clan che non è mai terminata.
Da Testimone di Giustizia vivo da 14 anni lontano dalla mia terra e se i collaboratori di giustizia rientrano nella loro località di origine io mi farei più di qualche domanda. Credo che la DDA partenopea abbia già chiaro che gli ex collaboratori di giustizia che rientrano nei loro territori siano una minaccia per i clan operanti e non solo.

Andiamo ai social. Negli ultimi anni troviamo un aumento esponenziale di video nei social, soprattutto su tik tok, da dentro il carcere. Quale segnale viene mandato? Possiamo dire che adesso le mafie reclutano anche sui social?

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Le mafie usano i social non solo per osannare il credo criminale ma anche per arruolare nuove leve. Sui social gli esponenti già noti della criminalità fanno minacce e mostrano lusso e prepotenza criminale. Purtroppo la più amata dai clan è la piattaforma di Tik Tok dove ci sono addirittura dirette dalle carceri e video di detenuti che festeggiano. Ho denunciato più volte il tutto al DAP e ai direttori delle carceri ma nonostante queste mie denunce i video aumentano.

Si nota pure che nei commenti ci sono ondate di messaggi a favore dei detenuti e, in alcuni casi, di boss mafiosi….

I commenti sono lo specchio della società. Basti pensare che un criminale ergastolano e pluriomicida, come Cutolo Raffaele, venga osannato come un paladino come un buon esempio, come un uomo che non si è mai pentito. Uno che negli anni ha distrutto una intera generazione seminando morte e distruzione oggi è un paladino e questa è la realtà dei social. Bisogna intervenire nel far comprendere ai giovani che Cutolo Raffaele, capo della NCO, non era altro che un criminale che è morto dietro le sbarre e che non è nessuno esempio, anzi è la rappresentazione del male.

Quale potrebbe essere un tentativo di rimedio a questi fatti?

Bisogna monitorare i social mettendo in campo una vera azione da parte dell’autorità giudiziaria che individui tali soggetti ma c’è bisogno anche che la politica, quella con la P maiuscola, metta in atto un percorso legislativo affinché venga approvata una legge già da tempo proposta dal deputato dei Verdi Francesco Emilio Borelli, una legge che deve punire chi emula o osanna la camorra, “Apologia Mafiosa “. Del perché la politica sia distratta a questo pericoloso fenomeno lo dovremmo chiedere al Presidente del Consiglio Meloni che tanto si sta adoperato per Caivano. Ma ricordo al Presidente che non esiste solo Caivano ma ci sono intere aeree che sono in mano alla gestione totale delle mafie che giorno dopo giorno hanno sostituito lo Stato. Questa era la tattica di Raffaele Cutolo che diventò in breve tempo lo stato della camorra.

Non c’è il pericolo che tutto questo possa sfuggire di mano?

Purtroppo la situazione già è sfuggita da mano. La camorra di un tempo era più invisibile più attenta a non mostrarsi. Ora sui social c’è di tutto: dalla pistola che spara alla cocaina alle minacce e per non finire alla prostituzione che viene sempre gestita dalle mafie.
C’è bisogno di dare delle regole certe e porre in essere ogni azione di contesto.

La scuola è distratta su questo ed il ministero del MIM non ha mai affrontato la questione social nelle scuole. Si è vietato l’uso dei cellulari ma anche qui si apre un mondo perché sui social girano miglia di video di studenti in attività scolastica che compiono atti vandalici o ridicolarizzano la figura del docente o compiono atti di violenza e bullismo su altri studenti e poi ci sono le baby gang che si formano proprio nelle istituzioni scolastiche per poi diventare un giorno dei veri e propri clan.

Concludo dicendo che le parole se non seguite dai fatti restano tali e la retorica, la finta antimafia, sono solo alleati di quella mentalità criminale che ha invaso la vita di ognuno di noi. A pagare sono i cittadini onesti che troppo spesso restano anche abbandonati dalle istituzioni e che, proprio per essere onesti e vivere rispettando le regole e le leggi, in questa società vengono additati come dei falliti e dei paurosi. Ma ci vuole più coraggio a vivere da onesti e a denunciare che ad appartenere ad un gruppo mafioso.




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