Nella sala Livatino di San Giorgio al Liri l’ex Presidente della Regione Lazio ha presentato il suo “Storia senza eroi”
Parla come un Signor Nessuno. Libero da vincoli istituzionali. Ma in realtà sta tornando prepotentemente sulla scena, grazie alla sua “Storia senza eroi” che, inizialmente, avrebbe dovuto intitolarsi “Da Montecassino a New York”. Piero Marrazzo, presentazione dopo presentazione, sta riemergendo da quell’oblio a cui lo ha condannato nel 2009 la società attraverso “l’utilizzo della sessualità come strumento di esercitazione del potere”.
Per molti è sempre rimasto “Il Presidente”, per gli altri è una piacevole (ri) scoperta. A San Giorgio a Liri, nella Sala Livatino attentissima fino all’ultimo applauso, ha trovato una platea della società civile e politica. Alla sua sinistra e alla sua destra, i sindaci Francesco Lavalle ed Enzo Salera, la vicesindaca di San Giorgio Maria Fargnoli, l’assessore alla cultura Achille Migliorelli.
Un testo per leggere la società
A dialogare con lui sui temi cardine del libro edito da Marsilio e scritto con il contributo e su spinta delle figlie Giulia, Chiara e Diletta, la professoressa Marilena Maniaci. Ordinario di Paleografia di Unicas, membro del consiglio direttivo dell’ANVUR, Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, l’accademica ha saputo cogliere gli spunti più interessanti del testo da rilanciare come lettura della società attuale.
E delle fragilità dei giovani. “C’è il tema della dimensione moralistica – sottolinea la Maniaci – sulla quale siamo in una fase pericolosa. La dimensione privata deve essere distinta da quella pubblica e invece quello che accade è che c’è un moralismo di ritorno nei giovani. Non sono pessimista, ma occorre spendersi per recuperare il risultato di alcune battaglie degli ultimi decenni”.
Dialoghi da soggiorno
Assist che l’autore ha subito colto per dialogare con il pubblico in modo sempre più diretto, come se fosse nel soggiorno di casa sua. Senza fare sconti a se stesso, ma non solo. “Se avessi ricevuto un avviso di garanzia per corruzione tutti i miei atti sarebbero stati rigirati. Perché nessuno è andato a guardare quello che avevo fatto? Strano. Qualcuno avrebbe cominciato a riflettere”.
“Quando si cade per questioni sessuali, la società vuole mettere una croce. Perché la sessualità fa paura e poi andiamo a compiangere chi si uccide al funerale… Meglio parlarne stasera a San Giorgio a Liri.”
Sugli obiettivi della sua vita attuale: ”Si sono messe in moto tante cose. Non lascerò solo, perché lo devo, chiunque mi chiamerà per combattere in nome dei diritti di libertà sui territori. Io ci sarò”.
“Pochi leader nei territori”
Il Marrazzo grintoso, sebbene con garbo, non si ferma: “Vedo che c’è carenza di leadership nei territori, ma credo che partendo dalla democrazia di prossimità che sono i comuni e quindi quello che è rimasto delle province, le classe dirigenti possano rinascere”.
L’impressione è che dopo aver attraversato il mare in tempesta e le conseguenze di quella mancata denuncia del tentativo di corruzione da parte dei carabinieri infedeli nell’appartamento di via Gradoli a Roma, abbia riacquistato nuova energia da spendere al servizio della gente, della società. Una energia con cui chiudere alcuni conti in sospeso. Ma secondo le sue regole del gioco.
“Il potere all’epoca ha accettato, la comunicazione ha accettato di piegare un presidente attraverso uno stigma. Bastava che me lo chiedessero, mi sarei dimesso. E invece, con me hanno dovuto vergognarsi tutti quelli che mi stavano accanto”. La ferita è diventata cicatrice, forse si vede anche molto poco, ma quello che diventa sempre più evidente è che una volta intrapresa la strada della verità, non si torna più indietro.
Miliardari e premier
E allora anche il giornalismo, quei colleghi che hanno indugiato per settimane, per mesi sugli elementi più pruriginosi dello scandalo, diventano motivo di delusione. “Siano i giornalisti e la politica a spiegare perché non hanno voluto dire quello che era accaduto. Perché non avete mai visto le foto dei carabinieri né conosciuto i loro nomi, anche se sono stati condannati in via definitiva. A spiegare perché doveva sembrare che il colpevole fossi io”.
Sulla politica, che non abbandonerà mai, qualche bordata in più arriva. “Miliardari che possono parlare con i primi ministri di sistemi satellitari, qualche dubbio sulla politica con la P maiuscola mi viene…”.
“La Sora -Ferentino-Frosinone, cinque anni per costruire un ospedale a Frosinone, l’atto con cui ho preso decisioni fondamentali per la gestione dei rifiuti in questa regione….Il mio l’avevo fatto. Ed ecco perché dico di quello stigma. Io cadendo ho intrapreso un viaggio come Indiana Jones. Per opportunità politica non dovevo apparire in video, non dovevo parlare… adesso è caduto il silenzio. Ed io sono qui, tra voi”.
Salera: “Scomodo anche per i suoi”
“Il Mof, i rifiuti, l’essere sotto scorta. Marrazzo forse era diventato scomodo anche all’interno del suo partito” irrompe provocatoriamente il sindaco Salera. E anche Lucio Migliorelli, dalla platea, si alza per sottolineare che “Nel nostro Paese avere una verità può richiedere anche 15 anni. La regione Lazio di quel periodo, il rammarico forte del tuo allontanamento”.
“C’era un attaccamento enorme del presidente della Regione per questo territorio: i mln di euro per la superstrada, la legge 46, il centro logistico a Cassino. C’era una progettualità che faceva fare un salto enorme alla regione. Quel giorno trasecolammo, si parlava di aeroporto. Delle volte, forse spesso, sì questo partito non è garantista”.
Migliorelli e Candido al fianco
E proprio il più giovane del Pd a quel tavolo, Achille Migliorelli, ad inizio serata aveva messo in evidenza quanto l’operato di Marrazzo da presidente della Regione fosse stato improntato al coraggio delle idee e delle azioni. In tutti gli ambiti più scottanti e a rischio di ingerenze, tanto da dovergli assegnare la scorta.
All’epoca, come ancora oggi, c’era Pino Candido ad affiancare il presidente. E ieri sera, indicandolo più volte, Marrazzo ha ricordato: “Nella vita si possono fare delle scelte. La Sora- Ferentino- Frosinone si poteva fare, il casello di Ferentino,come si sarebbero potuti fare nella seconda parte della legislatura la Monti Lepini, gli aeroporti, le trasversali. Così come è possibile finanziare la raccolta differenziata realizzando anche i termovalorizzatori”.
“Io mi ricordo come le comunità di queste Terre di Lavoro mi hanno accolto. E vi dico che il libro riguarda Piero e la sua famiglia, sì. Ma ogni famiglia è un universo. Non cancelliamoli mai quegli universi che significano comunità e società. Di fatto, civiltà”.
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