Pensione di reversibilità 2025: limiti di reddito e come fare domanda

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di Alessandra Caraffa – 13/01/2025

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La pensione di reversibilità spetta ai familiari dei lavoratori assicurati e dei pensionati deceduti. Se rispettano determinati requisiti possono avere diritto alla reversibilità non soltanto il coniuge, ma anche i figli, i genitori e i fratelli del pensionato venuto a mancare.

L’importo dell’assegno dipende dall’entità della pensione ma anche dalla situazione economica della famiglia: non a caso, le somme ricevute possono essere cumulate con altri redditi e pensioni e vanno considerate nel calcolo dei redditi.

Ma vediamo nel dettaglio chi ha diritto all’assegno di reversibilità, come si calcola e come funziona il cumulo della pensione di reversibilità con altre pensioni.



La pensione di reversibilità è un trattamento pensionistico riconosciuto dall’INPS ai familiari degli assicurati e dei pensionati deceduti. Nel primo caso si parla di pensione indiretta, una prestazione erogata ai superstiti dell’iscritto, che non era ancora in pensione, a seguito della sua morte.

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La pensione di reversibilità vera e propria, invece, è quella destinata ai familiari di chi al momento del decesso era già titolare di una pensione diretta.

La pensione di reversibilità è riconosciuta soltanto se il deceduto, titolare di un’assicurazione o di una pensione, aveva maturato 15 anni di contributi (oppure 5 anni di contributi di cui 3 nell’ultimo quinquennio prima della morte).

In ogni caso, la pensione ai superstiti ha lo scopo di garantire il sostentamento della famiglia in una misura ragionevolmente legata all’effettivo contributo fornito dal deceduto. Il trattamento pensionistico, infatti, spetta al coniuge superstite ma anche a figli e altri familiari che, al momento del decesso, risultavano a carico del pensionato o lavoratore o che non risultino economicamente autosufficienti.

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L’importo dell’assegno, inoltre, non dipende soltanto dall’ammontare della pensione del dante causa, ma anche dalla situazione economica dei familiari superstiti.

Pensione di reversibilità: a chi spetta?

La pensione di reversibilità spetta a:

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  • il coniuge (o il partner unito civilmente), anche se separato;
  • il coniuge divorziato, a condizione che sia titolare dell’assegno divorzile, che non abbia contratto un nuovo matrimonio e che la data di inizio del rapporto assicurativo del defunto sia anteriore alla data della sentenza di divorzio;
  • i figli minorenni;
  • i figli inabili al lavoro (senza limiti di età);
  • i figli studenti a carico del genitore al momento del decesso (fino a 21 anni);
  • i figli studenti universitari fino a 26 anni e nei limiti della durata legale del corso di studi.

I figli studenti, in particolare, hanno diritto alla pensione superstiti anche se svolgono un’attività lavorativa, purché il reddito prodotto sia inferiore al trattamento minimo annuo di pensione previsto dal Fondo Pensioni lavoratori dipendenti maggiorato del 30% (pari a circa 800 euro anche nel 2025).

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In assenza di coniuge o figli beneficiari, acquisiscono il diritto alla pensione i genitori del pensionato, a condizione che abbiano compiuto 65 anni, non siano titolari di alcuna pensione e risultino a carico del deceduto.

Infine possono subentrare i fratelli celibi e sorelle nubili dell’assicurato, ma soltanto se sono inabili al lavoro, privi di pensione e risultano a carico.

Pensione di reversibilità: a chi non spetta

Come anticipato, la pensione di reversibilità spetta soltanto ai superstiti che risultavano abitualmente mantenuti dal pensionato al momento della sua morte. Al modificarsi di alcune condizioni, quindi, può venire meno il diritto all’assegno di reversibilità.

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La pensione non spetta:

  • al coniuge che contrae nuove nozze: in questo caso il coniuge perde il diritto alla pensione ma ha diritto a un assegno una tantum pari a due annualità della pensione in pagamento;
  • ai figli studenti di scuola media o professionale che concludono o interrompono gli studi, o comunque al compimento del 21esimo anno di età;
  • ai figli studenti universitari che terminano o interrompono gli studi, o comunque al compimento dei 26 anni;
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  • al coniuge separato con addebito non titolare dell’assegno alimentare stabilito dal Tribunale;
  • al coniuge divorziato non titolare di assegno divorzile;
  • al coniuge divorziato se la data di inizio del rapporto assicurativo è posteriore alla data di sentenza di divorzio;
  • ai genitori superstiti che siano titolari di pensioni diverse dalla pensione sociale.


La pensione di reversibilità è cumulabile con redditi d’altro tipo, inclusi altri trattamenti pensionistici. Il riconoscimento della reversibilità, però, può incidere sull’importo degli assegni. Può succedere, per esempio, quando si riceve una pensione con integrazione al trattamento minimo: l’integrazione, infatti, dipende strettamente dall’ammontare dei redditi personali, nel cui calcolo vanno incluse anche le somme percepite in qualità di pensione ai superstiti. 

Una cosa simile può avvenire anche con l’assegno sociale: la pensione di reversibilità rientra comunque tra i redditi, perciò percepire questo trattamento pensionistico può comportare il superamento della soglia per accedere all’assegno sociale.


L’importo della pensione di reversibilità si calcola a partire dall’ammontare della pensione goduta in vita dal titolare. La percentuale spettante, però, dipende dal grado di parentela dei superstiti:

  • il coniuge solo ha diritto al 60% della pensione;
  • il coniuge con un figlio ha diritto all’80% della pensione;
  • al coniuge con 3 o più figli spetta il 100% dell’assegno;
  • il figlio unico superstite (se minore, studente o inabile) ha diritto al 70%;
  • in mancanza del coniuge, i figli hanno diritto all’80% se sono in due e al 100% della pensione se sono tre o più;
  • i fratelli a cui spetta la pensione di reversibilità hanno diritto ognuno al 15% dell’importo della pensione.

L’importo della pensione di reversibilità dipende anche dalla situazione economica della famiglia superstite. L’assegno infatti è cumulabile con altre forme di reddito, ma il superamento di determinati limiti reddituali comporta la decurtazione della pensione.

Quando si perde la pensione di reversibilità?

La pensione di reversibilità, abbiamo visto, si perde nel momento in cui cambiano alcune condizioni fondamentali, come la prosecuzione degli studi nel caso dei figli studenti e il fatto di non aver contratto nuovo matrimonio per i coniugi.

L’assegno della pensione di reversibilità, però, può anche essere decurtato per motivi più tecnici, per esempio nel momento in cui i redditi percepiti dal superstite superino il limite stabilito ogni anno sulla base del trattamento minimo pensionistico. 

La pensione di reversibilità 2024, per esempio, spettava al 100% con un reddito inferiore a 23.245,79 euro, con un reddito compreso tra 23.245,79 e 31.127,72 euro veniva decurtata del 25% ed era tagliata del 50% in caso di redditi superiori a 38.909,65 euro.

Per il 2025, con il trattamento minimo che è passato da 598,61 a 617,89 euro, si alzano leggermente anche i limiti reddituali per la reversibilità, che dovrebbero essere i seguenti:

  • al di sotto dei 23.579,22 euro si ha diritto al 100% della pensione;
  • tra i 23.579,22 a 31.438,96 euro la pensione viene tagliata del 25%;
  • tra i 31.438,96 euro e 39.298,70 euro viene tagliata del 40%;
  • in presenza di redditi superiori a 39.298,70 euro, l’assegno viene tagliato del 50%.

I limiti di cumulabilità, come specificato dall’INPS, non si applicano nel caso in cui il beneficiario faccia parte di un nucleo familiare con figli minori, studenti o inabili.


Una delle procedure più rapide e semplici per richiedere la pensione di reversibilità è quella online. Con Patronato.com è possibile effettuare la domanda comodamente da casa, compilando i moduli dell’INPS e inviando telematicamente tutta la documentazione necessaria.

I tempi di lavorazione del provvedimento sono generalmente inferiori ai 30 giorni, ma in alcuni casi l’INPS può impiegare fino a un massimo di 90 giorni. In ogni caso, la pensione decorre dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso dell’assicurato, o pensionato.

 

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