Scuola e filiera formativa, c’è chi dice no – Il Golfo 24

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C’è chi dice no e lo fa in maniera chiara, netta ed inequivocabile. Dall’Istituto Alberghiero “V. Telese” di Fondobosso arriva una presa di posizione chiara relativamente alla sperimentazione quadriennale per l’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale. Si tratta, scendendo nel dettaglio, di una filiera il cui obiettivo sulla carta è quello di offrire agli studenti un percorso formativo innovativo con competenze tecnologiche correlate alle esigenze del mondo del lavoro e della produzione che agevoli, al contempo, la prosecuzione degli studi dopo il diploma nei percorsi di istruzione e formazione terziaria degli ITS Academy con il conseguimento finale, in sei anni, del diploma di specializzazione per le tecnologie applicate. Sull’argomento arriva la delibera del collegio docenti dell’istituto di Fondobosso che si è espresso con un diniego all’istituzione della predetta filiera. E le ragioni di contrarietà, naturalmente, vengono esplicate in maniera minuziosa. In particolare si legge: “L’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale apre le porte alla regionalizzazione del sistema pubblico di istruzione, alla stipula di contratti di prestazione d’opera con soggetti del sistema delle imprese e delle professioni per attività di insegnamento e di formazione, nonché di ‘addestramento’ nell’ambito delle attività laboratoriali e dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO) e all’inserimento dei privati anche nella programmazione dell’offerta formativa. Con l’attivazione di percorsi quadriennali, si prevede una formazione di qualità ridotta con il rischio serio che si crei una confusione di ruoli e responsabilità tra scuole autonome e Regioni sulla programmazione dell’offerta formativa della filiera – che ricade sulla Regione svilendo l’autonomia scolastica – e della valutazione degli apprendimenti, sul funzionamento degli organi collegiali e del loro coordinamento con le altre istituzioni (pubbliche e private) coinvolte.

Le stesse figure professionali previste al fine del percorso, troppo legate all’addestramento ed aduna dimensione ‘territoriale’ risultano impoverite per poter reggere la necessaria capacità di innovazione prevista dai cicli produttivi moderni. Poi si arriva alle fin troppo scontate e inevitabili conclusioni: “In conclusione, il rischio concreto è di alimentare un’idea ridotta di istruzione insomma una visione di studentesse e studenti come soggetti essi stessi prodotto di una filiera che corre il serio rischio, per come è stata pensata ed organizzata la sperimentazione, di immiserire le stesse possibilità occupazionali di lungo periodo. Né vale il confronto con i sistemi di istruzione tecnica e professionale di altri paesi che hanno un sistema di organizzazione degli indirizzi scolastici e del sistema produttivo non paragonabile al nostro. Nella stesso decreto per la sperimentazione nulla è previsto per i percorsi di inclusione degli studenti in condizione di disabilità , facendo venire meno la tutela costituzionalmente prevista. Per tutti i motivi sopra riportati, il Collegio dei docenti dell’Istituto Professionale Statale Vincenzo Telese delibera di non accogliere proposte di attivazione di percorsi quadriennali sperimentali ai fini dell’adesione alla filiera formativa tecnologico-professionale di cui alla Legge 121 dell’8 agosto 2024. La presente delibera è adottata all’unanimità dei presenti”.

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Nel documento vengono elencate anche un’altra serie di perplessità che hanno portato a questa decisione riassunti schematicamente in una serie di punti: “la sostanziale sfiducia di studenti e famiglie nei confronti delle precedenti sperimentazioni quadriennali (D.M. n. 344/2021), infatti, ‘su mille potenziali nuove classi quadriennali, ne sono state autorizzate complessivamente per tutti gli indirizzi 243, mentre rispetto alle 192 classi autorizzate (poi 175 effettive), ai sensi del D.M. n. 567/2017 e del D.M. n. 89/2018, è stato chiesto il rinnovo per 98 classi’; la perplessità rispetto alla generica considerazione di ‘istituti tecnici e professionali in modo indistinto’ che complica ‘alcuni passaggi che non sembrano parimenti adeguati nei diversi indirizzi, a partire dalla previsione dell’apprendistato formativo e dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PTCO) già dal secondo anno’”; la preoccupazione di natura pedagogica relativa all’’anticipazione agli alunni del secondo anno, ancora in obbligo di istruzione, dei PTCO’, da valutare come ‘tendenza costante verso l’anticipazione di esperienze lavorative che (…) possono risultare insignificanti e perfino pericolose se destinate ad alunni che non siano ancora pronti ad assumere gli atteggiamenti adeguati in contesti reali non scolastici’”; la complessa contemporanea presenza di innovazioni ordinamentali come la recente riforma degliITS Academy ancora in fase di avvio, degli istituti professionali, (ex decreto legislativo n. 61/2017), che necessita ancora di misure di implementazione e di accompagnamento o come la riforma degli istituti tecnici, prevista per l’anno scolastico 2025/26. Ciò potrebbe comportare, proprio nell’a.s. 2025/26, la ‘contestuale presenza di classi che seguono l’ordinamento di cui al d.P.R. n. 88/2010, classi quadriennali autorizzate ai sensi del D.M. n. 344/2021 e classi prime quadriennali di cui al piano sperimentale (…)’”; la presenza di soggetti privati nelle fasi della programmazione del curriculo, così come rappresentato anche nel parere CSPI: ‘Sarà necessario, altresì, nella fase di definizione degli accordi di partenariato, indicare modalità tali da rispettare le competenze dei diversi soggetti aderenti alla rete, evitando confusione di ruoli riguardo alla progettazione dell’offerta formativa di cui la responsabilità resta in capo alla scuola’”; (…) si aggiunge un’ulteriore preoccupazione, ossia che l’intervento sulla struttura e sulla durata dei percorsi di istruzione tecnica e professionale comporti una compressione dei contenuti dei curricoli e una loro rimodulazione che, oltretutto, nei fatti potrebbe impoverire l’offerta formativa (…)”. Dunque, dopo questa delibera, presso l’istituto guidato dal dirigente scolastico Mario Sironi non se ne farà nulla anche perché – come vuole la prassi e come viene ricordato anche nell’atto fin qui preso in esame la delibera di adesione del Collegio dei docenti, oltre che del Consiglio di istituto, è condizione imprescindibile per l’adesione alla sperimentazione.





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