“Tagliare pensioni e sanità per produrre più armi”: ecco la ricetta del segretario della Nato Mark Rutte per ‘proteggere’ l’Europa

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In tre mesi e mezzo alla guida della Nato, Mark Rutte ha dato inizio a un’escalation armata alla quale il suo predecessore, Jens Stoltenberg, nemmeno si era avvicinato nel suo precedente mandato decennale. Così, ripetendo per l’ennesima volta che il 2% del Pil per la Difesa è una spesa insufficiente per rispondere alle esigenze di sicurezza del Patto Atlantico, ha alzato ulteriormente le aspettative rivolgendosi agli eurodeputati della commissione Esteri-Difesa spiegando che in questo momento produrre armi è più importante che garantire pensioni o sanità pubblica: “So che spendere di più per la Difesa significa spendere meno per altre priorità se non vuoi aumentare le tasse. Sono un politico centrista, quindi non mi piace aumentare le tasse. Ma ovviamente si può fare se si ottengono risultati. Ma in generale, spendere di più per la Difesa significa spendere meno per altre priorità, ma può fare una grande differenza per la nostra sicurezza futura”. E propone anche quali settori penalizzare per favorire l’industria delle armi: “In media, i Paesi europei spendono facilmente fino a un quarto del reddito iniziale per pensioni, sistemi sanitari e di sicurezza sociale e abbiamo bisogno solo di una piccola frazione di quei soldi per rendere la Difesa molto più forte. Quindi conto su di voi per assicurare che tutti investiamo di più nella Difesa. È un investimento nella nostra sicurezza e nella sicurezza dei nostri figli e nipoti. Dobbiamo anche aumentare rapidamente la produzione di risorse e capacità cruciali, tra cui navi, carri armati, jet, munizioni, satelliti e droni“.

Dopo anni di interrogativi su come poter rendere la Nato un’organizzazione più democratica capace di rispondere alle sfide securitarie che la attendono e su come ottimizzare la spesa per la Difesa, dato che diversi Paesi membri, in un periodo di crisi diffuso, mostrano difficoltà a raggiungere anche la quota stabilita del 2% del Pil, la ricetta dell’ex primo ministro olandese è invece solo e soltanto una: spendere, spendere, spendere. Spendere anche se dovesse costare tagli a settori, come la sanità, già penalizzati in tutta Europa o, come le pensioni, dove i cittadini hanno già fatto molte concessioni in termini, ad esempio, di età minima. E per convincere tutti che questa sia la via giusta segue la strada tracciata da Donald Trump, che ha chiesto di innalzare il limite minimo di spesa al 5%, per far credere che la sua ricetta sia l’unica in grado di convincere gli Stati Uniti a rimanere all’interno dell’Alleanza. “Sono convinto che gli Usa resteranno nella Nato – ha aggiunto -, ma dobbiamo sgombrare il campo da certi argomenti, serve spendere di più e meglio. Non voglio entrare nell’ambito dei numeri, ci sono procedure Nato e si arriverà al vertice dei leader, ma è chiaro che il 2% non è assolutamente abbastanza e se si prendono in considerazione i piani di difesa alleati siamo già intorno al 3,6/3,7%. Con gli appalti congiunti e l’innovazione si può ridurre, ma la direzione è chiara”.

Maggiore autonomia europea anche nel campo della Difesa è invece la formula indicata da diversi capi di Stato e di governo, uno su tutti Emmanuel Macron, sia per rendere l’Ue meno dipendente da Washington nel campo della Difesa sia per arrivare, nel lungo periodo, a un considerevole risparmio grazie all’ottimizzazione e alla maggiore uniformità dei mezzi a disposizione degli Stati membri. Una strategia mai condivisa né dagli Stati Uniti, che così vedrebbero indebolita la propria leadership, né dalla Nato che vedrebbe ridotta la sua importanza nel Vecchio Continente. Tanto che diversi capi delle istituzioni Ue, compresa Ursula von der Leyen, hanno sempre tenuto a precisare che anche in caso di maggiore autonomia l’ombrello Nato non è in discussione. “Avere una Nato europea è un’illusione – ha detto in maniera glaciale Rutte – Senza gli Usa la spesa militare salirebbe all’8% perché servirebbe costruire un ombrello nucleare per la Difesa e poi ci metteremmo almeno 15 anni per costruirla. Perché disconnetterci dagli Usa, se non per ragioni ideologiche? Io sarei contrario”. E ha poi aggiunto: “L’industria della Difesa europea è troppo piccola, frammentata e francamente troppo lenta. Non dobbiamo creare barriere tra alleati della Nato perché coinvolgere Paesi non europei nelle catene del valore ci rende più forti”. Parole non certo in linea con quelle usate da von der Leyen per motivare il maggior impegno europeo proprio nel settore della Difesa, con investimenti nella produzione e nella ricerca che, aveva dichiarato, dovevano contribuire a creare una solida industria europea che puntasse all’autosufficienza.

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Per Rutte, però, non c’è tempo per tutto questo. Il rischio per l’Europa è qui e ora: “Sono profondamente preoccupato per la situazione della sicurezza in Europa. Non siamo in guerra, ma non siamo nemmeno in pace. La buona notizia è che sappiamo cosa fare per proteggere la nostra gente e il nostro stile di vita ora e a lungo termine. Dobbiamo sostenere e intensificare il nostro supporto all’Ucraina per cambiare la traiettoria della guerra”. Inoltre, aggiunge, si deve prevenire “l’ulteriore aggressione russa in futuro”. Come? “Abbiamo promesso all’Ucraina che farà parte della Nato”.

Tra chi non ha condiviso l’intervento del segretario generale ci sono sia Marco Tarquinio, europarlamentare indipendente eletto nelle liste del Pd, sia Roberto Vannacci, della Lega. Il primo ha detto che “l’aumento al 5% del Pil a favore della Difesa fa bene all’apparato militare industriale americano, certo non alla sicurezza europea. Io sono per un sistema di sicurezza integrato europeo, cioè a favore di un’economia di scala. Ero contrario e perplesso al 2% del Pil per la Difesa, figuriamo oltre il doppio”. L’esponente del Carroccio, militare di carriera, puntualizza anche che la spesa europea, come già scritto da Ilfattoquotidiano.it, è già nettamente più alta di quella della Russia: “Attualmente mi risulta che la Russia abbia speso nel 2024, con un’economia di guerra, 140 miliardi di euro mentre l’Europa con un’economia di mercato ne ha spesi 314. Quindi spendiamo più del doppio di quanto non spende la Russia, per quale motivo dovremmo innalzare così tanto le spese per la Difesa?”.

X: @GianniRosini



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