Brasile: stop al fact checking, Meta fornisce chiarimenti ma non rassicura le autorità

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Meta – l’azienda statunitense proprietaria di Facebook e Instagram – ha risposto alla richiesta dell’avvocatura dello Stato del Brasile (Advocacia geral da Uniao, Agu), di chiarire i possibili effetti della fine del fact-checking sui social ma non ha rassicurato le autorità. Lo ha reso noto l’Agu, citata dalla testata “Cnn Brasil”, senza fornire altri dettagli. Meta ha fornito le sue spiegazioni quasi allo scadere delle 72 ore concesse dal governo, e lo ha fatto attraverso lo studio legale TozziniFreire. Oggi si riuniranno rappresentanti dell’Agu, del ministero della Giustizia e di quello dei diritti umani, oltre a membri della segreteria di comunicazione della presidenza, per analizzare la risposta da dare all’azienda e l’eventuale azione legale. Brasilia, faceva sapere il titolare della Agu, Jorge Messias, si riserva di intraprendere “azioni legali” nel caso in cui si scoprisse che la nuova politica di moderazione dei contenuti non dovesse tutelare le categorie vulnerabili. “Non consentiremo in alcun modo che queste piattaforme si trasformino in luoghi di barbarie o carneficine digitali”, ha detto Messias, sottolineando che l’azienda dovrà fornire spiegazioni chiare su come intende garantire la protezione di bambini, adolescenti, donne e piccoli commercianti che utilizzano i suoi servizi come modello di business.

Il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, aveva definito “estremamente grave” la decisione del colosso statunitense, convocando d’urgenza una riunione di governo sul tema. “Ritengo estremamente grave che si voglia esimere la comunicazione digitale dalla stessa responsabilità che grava su chi commette un reato sulla stampa scritta”, ha dichiarato Lula. “È come se un cittadino possa essere punito per un’azione compiuta nella vita reale, ma non per la stessa azione compiuta in quella digitale”. Il presidente brasiliano ha inoltre sottolineato l’importanza di rispettare le leggi dei singoli Paesi, riferendo che la loro “sovranità deve essere tutelata”. “Non è accettabile che uno, due o tre individui pensino di poter mettere a rischio la sovranità di una nazione”, ha concluso Lula. Il tema è particolarmente sensibile nel Paese sudamericano: lo scorso anno, la piattaforma X dovette sospendere per diverse settimane i propri servizi nel pieno di un contenzioso con la Corte suprema che chiedeva di rimuovere profili che denunciavano, tra le altre cose, irregolarità nelle ultime presidenziali vinte da Lula.

La scorsa settimana il fondatore e amministratore delegato di Meta, Mark Zuckerberg, aveva annunciato la decisione di mettere fine al servizio di fact-checking e di rimuovere le restrizioni sulla libertà di espressione nelle sue piattaforme. “Torneremo alle nostre radici, concentrandoci sulla riduzione degli errori, sulla semplificazione delle politiche e sul ripristino della libertà di espressione sulle nostre piattaforme”, ha dichiarato Zuckerberg in un video pubblicato il 7 gennaio. “In particolare – ha aggiunto Zuckerberg – elimineremo i fact-checker e li sostituiremo con ‘community notes’, simili a quelle di X, a partire dagli Stati Uniti”. La svolta giunge mentre Zuckerberg cerca di rafforzare i rapporti con l’amministrazione entrante del presidente eletto Donald Trump. Lo scorso novembre, il miliardario ha cenato con Trump a Mar-a-Lago, in Florida. Successivamente, Meta ha donato un milione di dollari al fondo per l’inaugurazione presidenziale.

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Meta ha inoltre annunciato che il presidente dell’Ultimate Fighting Championship (Ufc, la più importante organizzazione nel campo delle arti marziali miste), Dana White, noto sostenitore e alleato di Trump, entrerà a far parte del consiglio di amministrazione della società insieme ad altri due nuovi membri. Altre aziende tecnologiche hanno mostrato segnali di apertura verso l’amministrazione Trump. Amazon, Uber e l’amministratore delegato di OpenAi, Sam Altman, hanno annunciato donazioni simili al fondo inaugurale del presidente eletto. Zuckerberg ha ammesso che i tentativi di Meta di filtrare contenuti dannosi o pericolosi avevano portato ad alcuni eccessi. “Abbiamo raggiunto un punto in cui ci sono troppi errori e troppa censura”, ha dichiarato, aggiungendo che le recenti elezioni rappresentano “un punto di svolta culturale per dare nuovamente priorità alla libertà di parola”. Il fondatore di Facebook ha anche criticato i media tradizionali per la copertura del primo mandato di Trump e ha accusato i “fact-checker” di essere “troppo politicamente schierati”.

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